Dogman di Luc Besson, la recensione: il ritorno di un maestro

La recensione di Dogman di Luc Besson

Dopo un periodo di assenza dalle luci della ribalta, Luc Besson ritorna presentando Dogman al Festival del Cinema di Venezia di quest’anno. Questo film segna il suo ritorno dopo anni di controversie legali e domande sul suo futuro nell’industria cinematografica, e ora ve ne parliamo nella nostra recensione.

Dogman è un dramma indipendente che si discosta dai frenetici film d’azione che hanno reso Besson un regista di spicco. Il film narra la storia di Douglas, interpretato magistralmente da Caleb Landry Jones, un uomo che affronta le ferite del suo passato, tra abusi da parte di suo padre e il tormento dell’età adulta. La sua fuga dal dolore lo porta verso una strana amicizia con i cani, creando un legame insolito ma profondo che permea il film.

Il ritorno di Besson all’attenzione del pubblico è stato preceduto da domande sulla sua accoglienza nell’industria cinematografica dopo le accuse di stupro che lo hanno coinvolto. Tuttavia, durante un’intervista rivelatrice, Besson sembra trasmettere sicurezza sulla forza delle sue idee e la capacità di queste ultime di superare ogni dubbio rimanente. Sebbene non voglia affrontare la separazione tra l’arte e l’artista, sembra concentrarsi sul suo lavoro e sulla narrazione coinvolgente che Dogman offre. Di seguito il trailer pubblicato su YouTube:

La magia di Luc Besson è tornata

La recensione di Dogman di Luc Besson

Continuiamo la recensione di Dogman dicendo che il film è un ritorno alle radici di Besson, che una volta aveva affascinato il pubblico con opere come Léon e Il quinto elemento. Sebbene Dogman presenti un lato più oscuro rispetto ai suoi lavori recenti, il tocco distintivo del regista è evidente in ogni scena. La trama coinvolgente e le performance dei protagonisti guidano lo spettatore attraverso una storia di redenzione e amicizia insolita.

Un elemento di sfida per il film è stata la rappresentazione di Douglas, che indossa abiti femminili. Questo aspetto è stato criticato su social media per il possibile contenuto transfobico. Tuttavia, Besson spiega che l’abito rappresenta uno dei diversi travestimenti che Douglas adotta nel corso del film, rivelando il suo senso di smarrimento e il tentativo di dimenticare il suo passato.

Il film è un ritorno alle radici di Besson, che una volta aveva affascinato il pubblico con opere come Léon e Il quinto elemento.

In definitiva, Dogman è un esempio dell’abilità di Besson nel creare narrazioni uniche e coinvolgenti. Nonostante le sfide personali e legali che ha affrontato, sembra che Besson stia ritornando alla ribalta con un film che trasmette emozioni forti e riflessioni sulla natura umana. Dogman potrebbe segnare il riscatto del regista, dimostrando che le sue idee sono ancora in grado di affascinare e coinvolgere il pubblico.

Luc Besson, il maestro del cinema d’azione, ci ha regalato molte opere indimenticabili nel corso degli anni, ma con Dogman ci mostra un lato completamente nuovo del suo talento. Questo film ha catturato l’attenzione del pubblico e della critica per la sua audace narrativa e la straordinaria performance degli attori. In questa recensione approfondita, esploreremo perché Dogman è una pietra miliare nel mondo del cinema e come si posiziona nel panorama cinematografico contemporaneo.

La Performance di Caleb Landry Jones

La recensione di Dogman di Luc Besson

Il protagonista Caleb Landry Jones, noto per interpretare personaggi stravaganti, offre un’altra performance memorabile. Dogman, o meglio, Doug, irrompe nella trama come un enigma: coperto di sangue, vestito come Marilyn Monroe, e incapace di comunicare chi sia veramente. È la psicologa Evelyn, interpretata da Jojo T. Gibbs, a tentare di svelare i segreti di Doug attraverso una serie di flashback sempre più bizzarri. Il film segue la vita di Doug, dal suo passato in una famiglia abusiva fino al suo ritrovamento in un cabaret a New Jersey, dove esprime se stesso attraverso lo spettacolo in drag.

Dogman presenta un mosaico di idee e concetti stravaganti che non sembrano avere una connessione logica. Tuttavia, c’è un certo piacere nel vedere la mente di un regista vagare liberamente tra queste idee. Il film sembra trarre ispirazione dalla mitologia di Batman, con il protagonista che ottiene poteri sovrannaturali grazie a un branco di cani, creando un’intrigante connessione tra i personaggi di Catwoman e Dogman.

Le performance eclettiche di Caleb Landry Jones catturano l’attenzione dello spettatore, mentre Luc Besson mostra segni di ritorno. Nonostante le sue debolezze, Dogman dimostra che il regista ha ancora qualcosa da dire nel mondo del cinema. Il film presenta inoltre molteplici riferimenti religiosi, in modo deliberato e significativo. Il protagonista, sia nei flashback che nel presente, si trova in una posizione simile a quella di Gesù sulla croce, evidenziando il suo percorso di sofferenza e redenzione. Quando Douglas non si affida al cielo, trova consolazione nell’arte, in particolare nella lettura e recitazione delle opere di Shakespeare. Questo parallelo tra il teatro e la religione sottolinea la ricerca di amore e protezione, sia da parte degli uomini che dei cani.

Il protagonista, sia nei flashback che nel presente, si trova in una posizione simile a quella di Gesù sulla croce, evidenziando il suo percorso di sofferenza e redenzione.

Ciò che colpisce inoltre di Douglas è la sua calma e lucidità nel narrare la sua storia. Ha elaborato le difficoltà che ha affrontato nel corso degli anni, tra cui l’infermità e la delusione amorosa, trasformando la rabbia e il desiderio in autodisciplina. La sua complessità emotiva si è trasformata in una forma di saggezza unica, in cui vede i cani come un esempio di virtù senza i difetti umani. La sua conclusione, “i cani hanno tutte le virtù degli esseri umani senza averne i difetti. Anzi, ne hanno uno, quello di fidarsi degli uomini,” riflette la sua profonda comprensione del mondo.

Tuttavia, Dogman non è privo di difetti. La terza parte del film, che ritorna agli ultimi mesi prima del carcere, appare eccessivamente dilatata e ripetitiva. In questa fase, il film abbandona in parte il dialogo in cella, virando verso un’azione più tradizionale. Questa deviazione potrebbe sembrare lontana dal cuore del film, ma offre alcune sequenze che potrebbero apparire fuori posto e persino surreali.

In conclusione, Dogman può non essere un capolavoro, ma è un esperimento visivo e narrativo che offre una visione unica e bizzarra. Se siete disposti a sorvolare su una trama confusa e vi godete le stranezze cinematografiche, potreste trovare qualcosa di interessante in questo film. Luc Besson potrebbe non essere tornato alle glorie passate, ma dimostra di avere ancora un po’ di mordente.

80
Dogman
Recensione di Laura Della Corte

Concludiamo la recensione di Dogman dicendo che anche se ci sono riferimenti a tanto di quello "già visto" la potenza del personaggio e la sua interpretazione sono fuori dal comune. Luc Besson è tornato e ha dato un'altra lezione del SUO cinema e l'ha fatto con una storia di redenzione e amore per la vita. A buon intenditore, poche parole...

ME GUSTA
  • Luc Besson riporta il suo tocco magico con una storia commuovente ma piena di rivalsa
  • L'interpretazione degli attori e degli animali è eccelsa
  • Il mosaico di elementi che vengono messi insieme dimostrano la maestria del regista
  • La colonna sonora era perfetta per le scene
FAIL
  • Il finale forse è troppo diluito
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