Alla fine l’Australia ha deciso di cestinare la sua proposta per obbligare i siti per adulti a verificare l’età degli utenti, nel tentativo di restringere l’accesso alla pornografia da parte dei minorenni. La debacle del governo australiano ricorda molto da vicino una simile iniziativa del Regno Unito, che era andata incontro ad una sorte molto simile.
A marzo del 2023, il Ministro delle Comunicazioni, Michelle Rowland, aveva presentato la bozza di un ambizioso progetto che avrebbe portato all’obbligo per i siti per adulti di implementare meccanismi atti a verificare l’età dei visitatori. La visione dei video hard sarebbe stata vincolata alla creazione di un account e al caricamento di un documento d’identità valido.
Il Governo federale dell’Australia ha alla fine scelto di privilegiare un approccio più cauto: i siti per adulti non dovranno verificare l’età dei loro utenti, ma in compenso l’industria e il Governo lavoreranno assieme ad una campagna di sensibilizzazione per aiutare le famiglie a prendere conoscenza dei tanti strumenti di controllo parentale pensati per impedire che i bambini possano accedere a contenuti sconvenienti o potenzialmente pericolosi.
Giustificando il cambio di rotta, il governo ha spiegato che, dopo attenta valutazione, è risultato chiaro che «ogni sistema di verifica dell’età» introdurrebbe delle importanti preoccupazioni sia per la privacy e la sicurezza degli utenti, sia per l’efficacia e le modalità di implementazione della misura.
Un rapporto di eSafety, l’organo di vigilanza australiano che si occupa delle comunicazioni online, ha rilevato che circa il 75% dei giovani con un’età compresa trai 16 e 18 anni guarda abitualmente contenuti pornografici. Il dato scende al 50% per la fascia d’età 13-15, mentre circa un terzo dei minori di anni 13 ha dichiarato di aver guardato almeno una volta contenuti pornografici.