In tutto il mondo, le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali (LGBTQI+) affrontano discriminazioni e ostilità. Migliaia di persone si trovano costrette a lasciare il proprio paese d’origine a causa di leggi oppressive e ambienti ostili. Molti cercano rifugio in paesi con leggi protettive, ma il viaggio può essere pericoloso e l’accoglienza spesso problematica. I medici svolgono un ruolo cruciale nel supportare i rifugiati LGBTQI+. Devono comprendere le sfide legate alla persecuzione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Questo richiede una formazione specifica per affrontare i traumi e le esperienze uniche che devono essere affrontati. Carl G. Streed, Jr. e Sarah Kimball della Boston University Chobanian & Avedisian School of Medicine sottolineano che i medici devono documentare attentamente le esperienze di abusi e discriminazioni. I medici devono sapere come sondare e documentare le esperienze di traumi infantili, abusi verbali, emotivi, fisici e sessuali, aggressioni, discriminazioni, molestie, ingiusta detenzione e stupri, utilizzando un approccio informato sui traumi e sulla cultura. Questo non solo aiuta a comprendere le sfide, ma contribuisce anche a sensibilizzare il mondo su ciò che queste persone affrontano. In un contesto di crescente ostilità contro le persone LGBTQI+, gli ambienti sanitari possono diventare luoghi di sicurezza. Oltre a formare i medici, è importante creare collaborazioni con professionisti legali per affrontare le questioni di immigrazione. In sostanza, Secondo Streed e Kimball, in un contesto di crescente violenza interpersonale anti-LGBTQI+ e di ostilità legislativa, l’ambiente sanitario può fungere da spazio sicuro e riparativo per i rifugiati e i richiedenti asilo.