Alcuni pesci camaleontici hanno dimostrato una capacità sorprendente: possono vedersi senza bisogno di uno specchio. Questo fenomeno straordinario, noto come “visione epidermica”, è stato scoperto da una ricerca guidata da Lori Schweikert dell’Università Duke negli Stati Uniti e è stato recentemente pubblicato sulla rivista Nature Communication.
L’ispirazione per questa scoperta è derivata dall’osservazione delle abilità di alcuni pesci camaleontici, in particolare del Pargo gallo (Lachnolaimus maximus), che sono in grado di modificare il colore e il disegno della loro pelle anche diverse ore dopo la loro morte. Questa osservazione ha portato i ricercatori a ipotizzare che il meccanismo di trasformazione della pelle per scopi di mimetismo e comunicazione non dipendesse esclusivamente dalla vista e dal cervello, ma potesse essere guidato in parte dalla pelle stessa, una specie di “visione cutanea”.
L’obiettivo principale di questa sensibilità non sembra essere l’osservazione dell’ambiente circostante, ma la capacità di vedere sé stessi. Per verificare questa teoria, i ricercatori hanno esaminato attentamente la struttura della pelle del Pargo gallo. Hanno scoperto che la pelle ha strati sovrapposti: uno esterno con cellule capaci di spostare pigmenti per modificare il colore del pesce e uno interno con cellule in grado di rilevare variazioni di luce attraverso speciali strutture chiamate cromatofori, simili a quelli presenti nella retina. Gli scienziati ritengono che questo strato interno funzioni come una pellicola fotografica che consente agli animali di “fotografare” la propria pelle dall’interno.
In sostanza, questa non è una visione per osservare l’esterno, ma piuttosto un mezzo per i pesci camaleontici di specchiarsi senza la necessità di uno specchio fisico. Questa capacità sembra servire per verificare se la pigmentazione della loro pelle riflette fedelmente l’ambiente in cui si trovano, o per assumere una colorazione specifica per comunicare con i loro simili, ad esempio durante il periodo dell’accoppiamento.
Questa straordinaria scoperta getta nuova luce sulla comprensione delle capacità sensoriali degli animali e sulla complessità delle loro adattazioni evolutive. La “visione epidermica” rappresenta un esempio affascinante di come la natura abbia sviluppato soluzioni sorprendenti per affrontare sfide specifiche nell’ambiente.