Il Giappone ha annunciato che rilascerà oltre 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva trattata dalla centrale nucleare di Fukushima. Questo piano, che mira a contribuire allo smantellamento dell’impianto, ha suscitato critiche dalla Cina e ha sollevato preoccupazioni tra i pescatori locali e i paesi confinanti. Nonostante le preoccupazioni, il governo giapponese afferma che l’acqua sarà filtrata per rimuovere la maggior parte degli elementi radioattivi, ad eccezione del trizio. L’AIEA, l”Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, l’organo di controllo nucleare delle Nazioni Unite, ha approvato il piano a luglio, affermando che soddisfa gli standard internazionali e che l’impatto che avrebbe avuto sulle persone e sull’ambiente è “trascurabile”, secondo quanto riportato da Reuters. L’acqua che verrà rilasciata è quella che è stata utilizzata per raffreddare le barre di combustibile di Fukushima Daiichi, dopo la fusione, nell’ incidente causato da un enorme tsunami che nel 2011 ha colpito la costa orientale del Giappone. Un funzionario giapponese ha dichiarato che i primi risultati dei test sull’acqua di mare dopo lo scarico potrebbero essere disponibili all’inizio di settembre. Il Giappone analizzerà anche i pesci presenti nelle acque vicine all’impianto e renderà disponibili i risultati dei test sul sito web del ministero dell’Agricoltura giapponese.
Lo scetticismo dei paesi vicini
Alcuni Paesi limitrofi hanno espresso scetticismo sulla sicurezza del piano, con Pechino cope capofila delle critiche. Il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha dichiarato a luglio che il Giappone ha dimostrato egoismo e arroganza e non ha consultato pienamente la comunità internazionale in merito al rilascio dell’acqua. La Cina vieta le importazioni di prodotti ittici da 10 prefetture del Giappone, tra cui Fukushima e la capitale Tokyo. Le importazioni di frutti di mare da altre prefetture sono consentite, ma devono superare test di radioattività e dimostrare di essere stati prodotti al di fuori delle 10 prefetture vietate. Anche gli attivisti sudcoreani hanno protestato contro il piano, sebbene Seul abbia concluso, grazie a un proprio studio, che il rilascio di acqua è conforme agli standard internazionali e abbia dichiarato di rispettare la valutazione dell’AIEA.