Secondo i nuovi dati presentati da Legambiente, emergono gravi livelli di inquinamento in un considerevole 32% dei mari e dei laghi italiani. Questa allarmante percentuale è risultata da un campione di 387 prelievi condotti nelle acque marittime e lacustri del paese. Di questi, ben 124 campioni, ovvero il 32%, hanno superato i limiti di inquinamento stabiliti dalla legge. I risultati provengono dalla raccolta dati condotta dall’iniziativa “Goletta Verde” e “Goletta dei Laghi 2023”, entrambe promosse da Legambiente, che monitorano annualmente lo stato delle acque italiane durante l’estate.
Le principali cause di inquinamento e minaccia per la biodiversità marina e lacustre includono la cattiva depurazione, gli scarichi abusivi e l’inquinamento derivante dalla crisi climatica. Sono particolarmente a rischio le aree in cui i fiumi sfociano in mare o nei laghi, come le foci dei fiumi e i canali. Le campagne di monitoraggio dell’associazione ambientalista hanno attraversato 18 regioni e visitato 40 laghi in tutta la Penisola, individuando criticità legate all’aumento delle temperature delle acque superficiali e alle ondate di siccità. Questi fattori contribuiscono all’insediamento di specie aliene, come il granchio blu, con conseguenze negative sull’ecosistema locale.
Il rapporto di Legambiente ha rilevato anche una preoccupante mancanza di informazione per i bagnanti che frequentano le coste. Solo il 15% dei punti ispezionati dai volontari di “Goletta Verde” aveva il cartello obbligatorio per legge riguardante la qualità delle acque. Questa mancanza di segnalazioni si riflette nel 73% delle foci analizzate, dove non erano presenti cartelli che avvertissero dei pericoli di balneazione. Anche per le acque lacustri, i dati non sono incoraggianti: su 125 punti campionati in 40 laghi da “Goletta dei Laghi”, il 23% dei campioni superava i limiti di inquinamento. I prelievi sono stati effettuati prevalentemente presso le foci di canali e corsi d’acqua (48%) o direttamente nei laghi (52%). Rispetto a questo, il 33% dei prelievi dai canali e corsi d’acqua superava i limiti, rispetto al 14% nei prelievi lacustri.