La seconda ed ultima parte di The Witcher 3 è finalmente disponibile su Netflix e possiamo parlarvene, senza spoiler, nella maniera più completa possibile. La domanda che ci eravamo posti al termine della prima parte di The Witcher 3 era la seguente: riuscirà la seconda parte a risollevare le sorti di una stagione non proprio brillante o all’altezza delle precedenti?
Sapevamo bene che l’impresa sarebbe stata ardua ma non impossibile. Da The Witcher ci aspettiamo sempre grandi cose ma in particolare dall’ultima stagione di Henry Cavill ci attendavamo un finale epico. Siamo stati accontentati? In parte si ed in parte no. Inutile dire che questi ultimi tre episodi sono più epici e spettacolari rispetto ai precedenti. L’azione è la protagonista indiscussa del finale di stagione ma le domande dello spettatore non trovano tutte una risposta e, purtroppo, tante altre sorgono alla luce aumentando la confusione. Cosa importante da sapere prima di visionare i capitoli è che sono tutti e tre molto diversi tra loro: per stile, tematiche ed impostazione narrativa. Purtroppo i tre capitoli finali di The Witcher concludono una stagione non troppo brillante senza dare il giusto addio a Henry Cavill.
La seconda parte di The Witcher: tanto fumo ma poco arrosto
Se quello che cercate in The Witcher 3 è la spettacolarità e l’epicità allora sarete accontentati. Purtroppo non possiamo garantirvi molto sulla coerenza ed il corretto sviluppo della storia.
In tanti erano rimasti scottati da una prima parte della stagione, considerata da molti al di sotto delle aspettative sotto molteplici punti di vista: i primi 5 episodi sono apparsi a tanti come capitoli molto diversi, per narrazione e tematiche, rispetto a quelli delle precedenti stagioni. The Witcher 3 all’inizio si è presa tutto il tempo possibile, forse anche troppo per sviluppare le sottotrame politiche. Gli intrighi di corte orchestrati dai maghi e della streghe del Continente ci sono stati presentati come antipasto di quello che poi sarebbe successo nei capitoli successivi. Tanto è stato lo spazio dedicato ai personaggi secondari, a discapito di uno sviluppo più approfondito e dedito alla cura dei rapporti dei tre protagonisti, peccato che questo tempo impiegato non sia poi valso tanto la pena nella seconda parte.
Il finale di metà stagione ci aveva preannunciato l’inizio della vera guerra tra i regni del Continente. Questa promessa è stata mantenuta. La seconda metà di The Witcher 3 entra davvero nel vivo della guerra, senza esclusione di colpi. Nessuno è al sicuro, davvero nessuno, nemmeno i personaggi più amati. Epico è l’aggettivo che meglio definisce l’episodio 6, un capitolo interamente dedicato al mostrare la vera faccia delle parti in causa nello scontro che cambierà per sempre le sorti del Continente. Le vere alleanze emergono dalle tenebre e i giocatori non sempre ne escono illesi. I regni del Nord sono decisamente più spietati del previsto e il traditore di Aretuza nasconde un’alleanza che forse non era più di tanto prevedibile. I rapporti di amore duraturi non superano sempre la sfida dell’ambizione personale. Solo il trio principale è in grado di pensare al benessere collettivo e alla sopravvivenza delle persone amate.
La battaglia del sesto capitolo è la grande battaglia della stagione, forse l’unica vera grande battaglia di The Witcher 3. Effetti speciali, colpi di scena e tradimenti non mancano. Probabilmente succede tutto forse troppo in fretta perché lo spettatore possa comprendere realmente la natura degli eventi del sesto episodio dello show. In particolare l’esito del conflitto, che segna solo la prima tappa della guerra che verrà, e le conseguenze che alcune perdite hanno generato sono notevoli sulla trama generale della serie.
Non vi aspettate la classica battaglia in stile The Witcher. Le scene d’azione fondono lo stile ormai classico in slow motion dello show e si arricchiscono di effetti speciali necessari per la presenza di un’importante dose di magia utilizza da streghe e stregoni e per la comparsa inaspettata di un esercito ben organizzato e potente.
Molti personaggi si sentono di essere venuti a meno ai loro doveri. Tissaia si colpevolizza per la cattiva gestione di Aretuza, teme che il tradimento del suo compagno si dovuto ad una eccessiva fiducia che lei a mal risposto nei suoi sentimenti. Tissaia è il personaggio che esce più debilitato dall’ultima stagione di The Wicther. È una strega potente che ha sempre seguito le sue emozioni, ha sempre anteposto i suoi sentimenti ed il bene superiore al potere, ai giochi di corte e alle rivendicazioni personali. Purtroppo comprende solo troppo tardi che in troppi si sono approfittati della sua benevolenza, troppi attori nella guerra hanno approfittato del lato tenero e materno del personaggio di Tissaia per colpirla nel momento decisivo.
I personaggi secondari approfonditi nei primi capitoli restano importanti anche in questa seconda parte, giustificando così in parte il lavoro precedentemente svolto dalla sceneggiatura messa al servizio proprio di personaggi considerati minori per la trama generale e l’amore dei fan.
I 3 episodi finali di The Witcher 3: un miscuglio di generi e l’adattamento dei romanzi
A lasciarci stupiti ed a tratti interdetti è stata la profonda diversità dei tre episodi conclusivi di The Witcher 3. Ciascuno dei nuovi episodi si caratterizza per una qualità particolare: il primo della triade è l’episodio epico dedicato alla battaglia e al disvelamento delle alleanze; il secondo è introspettivo ed interamente dedicato a Ciri mentre il terzo, che dovrebbe tirare le fila della stagione, conclude in maniera non troppo lineare la storia.
Forse in questa diversa combinazione di elementi appare una giusta miscela, come un cocktail in grado di soddisfare tutti gli spettatori, peccato che ci sia tanto fumo e poco arrosto. Se la prima parte della nuova stagione dello show Netflix aveva perso tanto tempo in questioni politiche questa seconda corre in maniera forsennata per inserire tutta l’azione che era assente nei primi episodi ed al tempo stesso tenta di rispondere alle domande lasciate in sospeso ma finisce per originarne altre.
Non vi nascondiamo che la visione dei tre episodi risulta molto scorrevole, grande intrattenimento. I capitoli si divorano l’uno dopo l’altro, è davvero impossibile staccare gli occhi dallo schermo perché lo spettatore è spinto dall’entusiasmo delle scene e della necessità di scoprire se i propri beniamini sopravvivranno o meno al finale di stagione. Se quindi considerassimo in maniera assestante questi tre capitoli il giudizio sarebbe sicuramente molto positivo, o almeno più positivo rispetto a quello che naturalmente si genera mettendo a confronto i nuovi capitoli di The Witcher 3 con quelli precedenti e considerando la stagione nella sua complessità.
Sicuramente gli sceneggiatori di The Witcher 3 nell’approcciarsi alla stesura della nuova stagione si sono lasciati molto ispirare dai romanzi di Andrzej Sapkowski. La terza stagione della serie Netflix è indubbiamente quella che cerca di adattare in maniera più fedele possibile la storia dei romanzi, purtroppo però risulta, soprattutto per questo, diversa e distante della stagioni precedenti. Lo spirito di The Witcher è rimasto ma la narrazione ha seguito strade e modalità a cui lo spettatore Netflix amante della serie non era abituato e per tale motivo ha percepito come una distanza tra ciò che aveva visto prima e la novità appena uscita.
La prima stagione di The Witcher mediante la narrazione non lineare fondeva più di un volume della saga letteraria, presentandoci ad uno ad uno i tre protagonisti e facendoli interagire tra loro solo in occasioni davvero speciali. Uno stile di scrittura diverso rispetto a quello dei romanzi ma congeniale per il piccolo schermo. La forza della seconda stagione risiedeva nel riunire i personaggi e portarli a formare una squadra, una piccola famiglia. Questa terza doveva proseguire su quella scia ma in parte ha trascurato l’evoluzione delle relazioni tra i protagonisti, preferendo altre storie e quindi mostrando raramente i dialoghi in favore di brevi immagini senza sonoro o con voice over. Forse non sarebbe stato meglio perseguire la narrazione restando leggermente distaccati dai romanzi ma rimanendo coerenti con le stagioni precedenti? A giudicare dal risultato di questa non troppo illuminate terza stagione di The Witcher noi vi diremmo di si.
I tre protagonisti: ecco come evolve la storia di Geralt, Yennefer e Ciri
Pur constatando che in questa terza stagione il trio di protagonisti non ha avuto il giusto spazio che si sarebbe meritato, Geralt, Yennefer e Ciri restano centrali nelle dinamiche dello show e la loro storia evolve davvero in maniera considerevole. L’evoluzione non coinvolge tanto il loro rapporto interpersonale, sapevamo bene che avrebbero finito per diventare la famiglia che tutti noi e persino loro sognavano di essere, ma quanto più una crescita ed una presa di conoscenza che ciascuno di loro ha sviluppato a livello individuale.
Henry Cavill e Geralt di Rivia: un connubio apparentemente indissolubile ma destinato a rompersi. Il finale ha reso giustizia all’attore?
Geralt già dalla seconda stagione ha sentito crescere dentro di se lo spirito paterno ma in The Witcher 3 è l’unico sentimento che guida le sue scelte e le sue azioni. Nulla per Geralt conta di più della protezione di Ciri. La piccola, anche se ormai non più tanto piccina, leonessa di Cintra è a tutti gli effetti la figlia del Lupo Bianco e Geralt non ha alcuna intenzione di lasciarla sola. Nei pochi casi in cui si trova costretto ad allontanarsi da Ciri lo fa solo allo scopo di prevenire una minaccia che potrebbe colpire la figlia. È un padre premuroso, affettuoso e persino dolce con Ciri. Geralt in The Witcher 3 ci dimostra quando è cambiato nel corso di tre stagioni e sul finale prende una decisione davvero rivoluzionaria per il personaggio ma soprattutto per i Witcher. Non vi nascondiamo che per la prima volta in The Witcher 3 vedrete un Geralt fragile non solo a livello emotivo ma anche fisico. Forse i Witcher non sono poi così indistruttibili.
Purtroppo l’addio epico al Geralt di Henry Cavill che ci era tanto stato promesso non è stato inserito nell’episodio finale. Il personaggio, come specificato anche sopra, compie una scelta drastica in nome dell’amore ma non si riflette direttamente in una sequenza epica e di commiato per il personaggio. Allo stesso tempo all’interno dello show non viene salutato Henry Cavill come volto di Geralt, quindi le spiegazioni per il passaggio di testimone a Liam Hemsworth sono state rimandate alla quarta e già confermata stagione.
Ciri e Yennefer: le due donne dello show sanno quanto valgono
Forse in The Witcher 3 vi aspettereste una maggiore evoluzione da parte del personaggio di Ciri, invece ad acquisire più coscienza della propria importanza e delle proprie doti è il personaggio di Yennefer. Avevamo conosciuto la strega prima come un’insicura ragazza maltrattata e poi, pian piano, come un personaggio assestato di magia e potere, in questa nuova stagione diventa una madre, una compagna e una guida lucida, ponderata e coscienziosa per le proprio sorelle di Aretuza. Yennefer è probabilmente il personaggio che è maturato più di tutti durante queste prime tre stagioni della serie. Ha fatto una crescita graduale e costante, è sempre rimasta coerente con la sua personalità ed i suoi veri desirerei. L’amore per Yennefer ha la precedenza su tutto ma sa cosa deve fare per garantire la protezione del suo amore e la stabilità del regno. La strega dagli occhi viola è cosciente delle sue capacità e della sua influenza, sa cosa può fare per la sua comunità e quanto questo può essere importante per la sicurezza di Ciri e Geralt ed è quindi disposta a farlo anche se questa missione la porterà a stare lontana dalla sua famiglia. Aspettatevi quindi meno romance classico in The Witcher 3 ma più dimostrazioni d’amore vero.
La Ciri di Freya Allan ha, nella seconda parte di The Witcher 3, un intero episodio dedicato a lei, alle sue sofferenze ed ai suoi tormenti. La ragazzina dai capelli color cenere affronterà le sue paure e le sue insicurezze. Verrà messa difronte ad un bivio: cedere al potere ed al suo istinto naturale oppure restare lucida e vigile ma non così potente? Se la prima risposta che il personaggio fornisce è rinunciare ai suoi poteri pur di non perdere la sua famiglia la scelta non sarà così facile o scontata.
The Witcher 3 si riconferma una stagione inferiore per scrittura della storia, effettivi visivi e sviluppo delle relazioni interpersonali rispetto alle stagioni precedenti ma gli ultimi tre episodi, disponibili da oggi su Netflix, hanno leggermente pareggiato i conti, riequilibrando le mancanze della nuova stagione.
La seconda parte di The Witcher 3 conquisterà gli amanti delle serie che lasciano incollato lo spettatore fino alla vera fino. I capitoli si divorano uno dopo l’altro, terminerete la visione in una sola serata senza nemmeno esservene accorti. Peccato che nel complesso risulta comunque difficile promuovere a pieno la stagione.
- I capitoli di divorano l’uno dopo l’altro
- L'azione non manca e il sesto capitolo è davvero epico
- Ottimo lo sviluppo del personaggio di Yennefer
- Manca l'addio epico ad Henry Cavill
- Molte domande restano senza risposta e se ne generano di nuove
- La CGI non è sempre al meglio
- Nel complesso la terza stagione della serie non risulta molto bilanciata