La casa dei fantasmi, la recensione: entrare o non entrare?

La casa dei fantasmi

Non è la prima volta che la Disney decide di creare una pellicola tratta da una delle sue attrazioni più importanti. L’operazione più riuscita da tutti i punti di vista fu con il franchise de I pirati dei caraibi, che soppiantò totalmente un suo film “gemello” dal punto di vista dello scopo con il quale venne prodotto, ovvero La casa dei fantasmi, horror comedy a tema familiare da echi slapstick evocati da un mattatore della commedia americana anni ’80 come Eddie Murphy e con un sottotesto da melò che guarda (non urlate) a Stoker. In realtà il film andò anche bene, ma non tanto per dei sequel (ci fecero un videogioco), ma nel 2010 se ne tornò a parlare per un nuovo progetto basato sul film con Guillermo del Toro alla guida di cui si persero le tracce. Ci furono poi un altro paio di voci, di cui una forte che coinvolgeva Ryan Gosling, per arrivare a tre anni fa.

Ne la recensione de La casa dei fantasmi, nelle sale italiane dal 23 agosto con Walt Disney Pictures, vi parliamo di un’operazione che gli studios hanno in mente da più di 10 anni, ma che solo nel 2020, dopo ripetuti tentativi, ha trovato la giusta dimensione per poter trovare una luce.

Non è la prima volta che la Disney decide di creare una pellicola tratta da una delle sue attrazioni più importanti.

Si tratta del reboot del film del 2003 solo in senso editoriale, dato che anche questo vuole rilanciare un ipotetico franchise tratta dalla Haunted Mansion nata nel 1969, dal momento che a livello cinematografico centra poco o nulla, sia per impostazione, che per genere, che per tematiche. L’unica cosa che condivide con l’omonimo è il tema del lutto e il racconto di una storia familiare, lì si trattava di un nucleo tradizionale, qui di uno ricostituito.

Purtroppo il risultato è questa volta estremamente peggiore, perché, nonostante la presenza di un cast corale con nomi come Lakeith Stanfield, Rosario Dawson, Jared Leto, Danny DeVito, Owen Wilson, Jamie Lee Curtis e Tiffany Haddish (compare anche Winona Rider ad un certo punto), il film non solo perde di senso man mano che prosegue, ma diventa una trappola, sia per gli attori che per il giovane regista, Justin Simien, la cui nomina poteva avere invece un senso preciso.

Tu credi ai fantasmi?

Ben (Stainfield) è un genietto della fisica che una sera incontra l’amore della sua, la quale si occupa di paranormale. Due campi di indagine opposti? Ovviamente no, perché l’amore unisce tutto, i due arrivano dunque a constatare che entrambi si occupano di vedere oltre il vedibile del mondo reale.

Gabbie (Dawson) è una madre single, che decide di evadere dalla grande città per trasferirsi con il figlioletto Travis (Chase Dillon) in una villa (magione, gigantesca struttura) vicino a dove è cresciuta. Peccato però che la “casa” sia abitata da dei spaventosi fantasmi che costringono i due alla fuga.

Ora, purtroppo però i fantasmi in questo film ti si attaccano addosso e ti seguono ovunque dopo aver messo piede nella dimora. Una cosa che li rende paragonabili ad un virus o al fatto che la fuga è solo un espediente illusorio che non risolve nessun problema (io opterei per la prima soluzione, l’altra è un feticismo di chi scrive), questo costringe mamma Gabbie a chiamare qualcuno in suo aiuto, tale padre Kent (Wilson), che a sua volta chiama (indovinate un po’?) proprio Ben.

La casa dei fantasmi

Ora, purtroppo però i fantasmi in questo film ti si attaccano addosso e ti seguono ovunque dopo aver messo piede nella dimora.

Si, perché Ben nel frattempo è diventato un addetto ai tour di case stregate e anche inventore di una macchina fotografica in grado di immortalare gli ectoplasmi. I due però non bastano per risolvere un mistero che si fa sempre più fitto e pericoloso, serve anche un medium, a basso costo magari, una come Harriet (Haddish) e un esperto di case stregate, ancora in vita, tipo il professor Bruce (DeVito).

Un team sgangherato composto da anime perse che attraverso questa impresa comune non solo riuscirà ad affrontare la minaccia ultraterrena, ma anche a risolvere i propri problemi esistenziali. E a trovare una famiglia magari.

Classico, ma nulla da dire. Poi però un film lo si deve scrivere.

Buco nero

La casa dei fantasmi difetta soprattutto nella scrittura, curata dalla specialista di commedie (una in particolare molto carina) al femminile, Katie Dippold, che non solo ne fa un film inutilmente prolisso e dal ritmo a tratti pachidermico, ma anche un’operazione drammaturgica che si svuota di senso mentre procede. Non c’è compattezza della struttura narrativa (ci sono due intro, montanti neanche troppo bene), né coerenza nelle trovate della storia (ci sono personaggi che potrebbero essere qualsiasi cosa e non cambierebbe nulla ed altri che introducono delle caratteristiche che poi si perdono senza motivo) e, cosa ancora più grave, la capacità di rendere solido (o almeno non sfilacciato) qualsivoglia trama che non sia la principale. La trama principale è sconfiggere il fantasma cattivo.

Il rischio è che la pellicola, così congegnata, si svuota di un senso anche commerciale. Questo dal momento che così la costruzione stessa dell’impianto filmico rischia di annoiare anche un pubblico più piccolo, che è invece palesemente quello a cui si rivolge, basti guardare le prove degli attori.

Un peccato per Stainfield, se ce lo consentite, che è al suo primo, vero, blockbuster da protagonista e si dimostra veramente impacciato e poco credibile, soprattutto quando è al centro di scene emotivamente pregnanti.

Il rischio è che la pellicola, così congegnata, si svuota di un senso anche commerciale.

Jamie Lee Curtis

Un peccato anche per il regista, Siminien, probabilmente scelto per il suo lavoro nel campo dell’horror/comedy di stampo satirico proveniente da un cinema black che, ai massimi livelli possibili, riguarda registi con cui Stainfield ha tra l’altro lavorato. Il suo lavoro è incomprensibile anche a livello tecnico, con delle scelte francamente fuori luogo e talmente estemporanee da essere delle volte proposte una volta sola.

Quello che rimane de La casa dei fantasmi è una galleria di volti di attori importanti (ma anche meno importanti) molto conosciuti in America da un certo tipo di pubblico appassionato di cinema pop, impegnati in un a storia banale, congegnata in modo confusionario e pedissequo, ma con una parte CGI alla fine neanche troppo malvagio nel suo essere cartoonesca, ma anche un po’ inquietante. Non sappiamo se voi siete il pubblico giusto per questo film, ma non entrate a cuor leggero. Ve lo dice pure Rosario Dawson.

La casa dei fantasmi è disponibile nelle sale italiane dal 23 agosto con Walt Disney Pictures.

45
La casa dei fantasmi
Recensione di Jacopo Fioretti Raponi

La casa dei fantasmi è il reboot del film omonimo del 2003 e il tentativo di rilanciare un'operazione cinematografica ispirata ad una delle più longeve attrazioni dei parchi a tema della Disney. Il risultato è però una galleria di attori molto conosciuti, come Lakeith Stanfield, Rosario Dawson, Jared Leto, Danny DeVito, Owen Wilson, Jamie Lee Curtis e Tiffany Haddish e poco altro. Pur se ambientazione e parte CGI sono azzeccate, la scrittura fa acqua da tutte le parti, dimostrandosi confusionaria e inutilmente prolissa. La cosa peggio di questo tipo di pellicole è che rischiano di risucchiare chi ci lavora, come il giovane regista Justin Simien, chiamato a tenere in piedi questo pachidermico impianto colorato senza riuscirci.

ME GUSTA
  • La parte CGI a metà tra cartoonesco e inquietante.
FAIL
  • La prova degli attori, in primis Staifield.
  • La scrittura, soprattutto per ritmo e compatezza.
  • La regia non è buona.
  • Il voto è così basso perché operazioni così non hanno senso, dal momento che non solo non sono buone, ma fagocitano anche registi giovani che possono avere qualcosa da dire.
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