L’obiettivo è far sì che l’età biologica prevalga sull’età anagrafica, e i medici della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) hanno lanciato una sfida per realizzare questo scopo. Propongono un modello scientifico e socioeconomico che non solo aiuti le persone e l’economia, ma comporti anche risparmi per il Servizio sanitario nazionale. La Federazione dedicherà un focus a questa missione durante il XXXVII Congresso nazionale della Fmsi, intitolato ‘Età biologica, età anagrafica 2.0. Una longevità in salute’, che si terrà a Roma, presso il Centro Congressi dell’Hotel Rome Cavalieri, dal 20 al 22 luglio.
La medicina dello sport, con i suoi strumenti di prevenzione, precisione e predizione, può svolgere un ruolo significativo non solo nel contesto sportivo ma anche nel sistema lavorativo e previdenziale. La corretta prescrizione dell’attività fisica e la valutazione della funzionalità del corpo umano possono contribuire a migliorare la salute e la qualità della vita delle persone, con un impatto positivo sulla sostenibilità del sistema socioeconomico del Paese.
Studi scientifici dimostrano che molte patologie non trasmissibili, come diabete, malattie cardiovascolari, tumori, depressione, Alzheimer e Parkinson, si manifestano decine di anni dopo la loro insorgenza effettiva. Pertanto, investire in misure preventive può avere una doppia ricaduta positiva: sulla salute fisica e mentale delle persone e sulla sostenibilità economica del Paese.
Sulla base delle scoperte della medicina dello sport, la Fmsi suggerisce di rivedere il concetto di età pensionabile. Oltre all’aspettativa di vita, dovrebbero essere considerate anche valutazioni medico-scientifiche nella definizione dell’età pensionabile per diverse categorie di lavoratori. Questo approccio potrebbe essere utilizzato anche in ambito assicurativo o bancario, come nelle polizze vita o nei mutui.
Il modello proposto dalla Federazione medico sportiva italiana mira a integrare la conoscenza scientifica nelle decisioni strategiche del sistema politico, economico e sociale. Ciò non solo migliorerebbe lo stato di salute e la qualità della vita delle persone, ma anche permetterebbe di risparmiare risorse nel sistema sanitario nazionale e potenziare le prospettive del Paese nel suo insieme.