Cercando la tormalina, un minerale talvolta impiegato per realizzare manometri ad alta pressione e con altre applicazioni in campo industriale, nel 2021 un’azienda del Maine si è imbattuta in un giacimento di straordinario valore. Non contiene oro o diamanti, ma qualcosa di cui gli Stati Uniti (come il resto del mondo) hanno immenso bisogno: litio, quello fondamentale per realizzare batterie, veicoli elettrici e pannelli solari. Quello che oggi gli Stati Uniti, così come l’Europa, sono costretti in larga parte ad importare dall’estero, specie dalla Cina.

Il deposito di litio, apparentemente piuttosto ricco, potrebbe valere fino a 1,5 miliardi di dollari. Ma soprattutto potrebbe aiutare gli Stati Uniti a smarcarsi dalla dipendenza nei confronti della Cina, uno degli ostacoli più importanti alle ambizioni occidentali nel campo della transizione verso la neutralità climatica.

“1,5 miliardi di dollari in Litio? No, grazie”

Il problema? Il Maine non ne vuole proprio sapere di autorizzare l’apertura di una miniera. “Il Maine ha alcuni dei più rigorosi standard di estrazione mineraria e di qualità dell’acqua del paese e vieta l’estrazione di metalli in fosse a cielo aperto più grandi di tre acri”, riporta il TIME. “Non ci sono state miniere di metalli attive nello stato da decenni e nessuna società ha presentato domanda di permesso da quando nel 2017 è stata approvata una legge particolarmente rigorosa”.

I politici locali, come il deputato Bill Pluecker, obiettano che la storia del Maine è ricca di “enormi corse all’oro” che hanno portato alla realizzazione di industrie inquinanti che, tuttavia, storicamente hanno sempre servito “gli interessi di comunità che non risiedono nel nostro Stato”. “Quando l’interesse crolla – continua Pluecker – gli abitanti del Maine vengono abbandonati e costretti a raccogliere i cocci da soli”.

“Dobbiamo esaminare i rischi dell’estrazione mineraria di litio e considerare se i benefici dell’estrazione mineraria qui nel Maine giustifichino i danni”, ha invece aggiunto la deputata Margaret O’Neil. Recentemente ha tentato, fallendo, di presentare una moratoria per congelare l’apertura di nuove miniere di litio nello Stato per un periodo di cinque anni.

Nel frattempo, Mary e Gary Freeman, i fondatori dell’azienda che ha scoperto il giacimento, sostengono che l’impatto ambientale sarebbe minimo, se non trascurabile. Il litio, in questo caso, si ricava dallo spodumene, che deve venire lavorato intensamente, attraverso, tra le altre cose, continui lavaggi con materiali potenzialmente tossici. Ma questo processo, promettono i Freeman, non avverrebbe nelle zone adiacenti alla miniera, bensì fuori dal Maine, in impianti attrezzati per questo scopo. “Non ci sarebbero laghetti chimici o cumuli di scorie, la nostra sarebbe una cava in tutto per tutto simile a quelle per estrarre granito o calcare”.

I Nimby e l’ipocrisia che avvantaggia la Cina

I sostenitori dell’estrazione mineraria negli Stati Uniti – continua nel suo racconto il TIME – sostengono che, dal momento che il paese esternalizza la maggior parte delle sue attività di estrazione mineraria in luoghi con regolamenti ambientali e del lavoro meno rigorosi, tali danni sono attualmente sopportati dai residenti stranieri, mentre mettono i produttori statunitensi nella posizione precaria di dipendere da fonti lontane per i minerali di cui hanno bisogno. Sebbene ci siano più di 12.000 miniere attive negli Stati Uniti, la maggior parte di esse è per pietra, carbone, sabbia e ghiaia.

C’è solo una miniera di litio operativa negli Stati Uniti, in Nevada, e una miniera di elementi rari operativi, a Mountain Pass, in California, il che significa che gli Stati Uniti dipendono da altri paesi per i materiali essenziali per le tecnologie energetiche pulite come batterie, turbine eoliche e pannelli solari. Tutto l’arsenale di cui abbiamo assoluto bisogno se vogliamo sperare di combattere i cambiamenti climatici.