Il cambiamento climatico sta causando instabilità nelle infrastrutture fluviali dell’Europa settentrionale, con conseguenze significative sulla logistica e sui mercati. Molti fiumi nel nord Europa hanno raggiunto livelli minimi a causa di ondate di caldo estremo e siccità prolungata, rendendoli spesso inadatti alla navigazione. Questa situazione ha impattato pesantemente il trasporto merci via fiume, con le navi cargo costrette a ridurre i carichi e ad applicare sovrapprezzi per compensare le difficoltà di navigazione.
Paesi come i Paesi Bassi e la Germania, noti per la loro rete fluviale sviluppata, stanno affrontando le sfide dell’instabilità fluviale. Questa rete fluviale è fondamentale per il trasporto merci in Europa, con il Reno e la Mosa che collegano l’area economica del Benelux e importanti scali portuali come Anversa e Rotterdam. Altre nazioni, come la Francia, stanno investendo ingenti somme nella creazione di nuove vie navigabili per migliorare il trasporto commerciale.
L’importanza dei collegamenti fluviali è evidente, in quanto le chiatte possono trasportare carichi equivalenti a 220 camion, contribuendo a ridurre le emissioni inquinanti. Parigi, in particolare, sta cercando di spostare il trasporto pesante dalla strada ai fiumi per ridurre il traffico e l’impatto ambientale.
Tuttavia, il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova questa preziosa infrastruttura. La siccità e le alte temperature stanno abbassando il livello delle acque, costringendo le navi a viaggiare a mezzo carico o a fermarsi completamente per evitare fondali troppo bassi. Al contrario, eventi meteorologici estremi portano a repentini innalzamenti dei livelli delle acque e inondazioni, danneggiando ulteriormente la navigazione.
Questa situazione ha reso il trasporto fluviale meno affidabile, costringendo le compagnie di navigazione a rialzare i prezzi per compensare i viaggi ridotti e cancellati. Ciò ha un impatto significativo sull’inflazione, specialmente per le merci come i cereali, già colpite dalla scarsa disponibilità. Il cambiamento climatico sembra quindi alimentare il ciclo dell’inflazione galoppante, contribuendo paradossalmente al malcontento di coloro che protestano contro le misure ambientali.