Le prossime miniere sorgeranno nelle profondità dell’oceano?

L’Autorità Internazionale dei Fondali Marini (ISA), l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa della salvaguardia dei fondali marini a livello mondiale, si sta preparando a riprendere le negoziazioni che potrebbero consentire, per la prima volta, ad alcune aziende di estrarre risorse dall’oceano. Così facendo, forse diventerà più facile reperire alcune risorse fondamentali per la transizione ecologica.

Le negoziazioni, che durano da anni, stanno raggiungendo un punto critico e secondo diverse fonti, riprese da Associated Press, è verosimile che l’ISA dovrà presto rilasciare le prime autorizzazioni ad estrarre le risorse dal fonale malino — con tutte le incognite per l’ambiente che ciò potrebbe comportare. Insomma, per salvare l’ambiente rischiamo di produrre conseguenze imprevedibili all’ecosistema oceanico. Un bel paradosso.

L’impatto dell’attività di estrazione sugli ecosistemi marini è un argomento poco studiato. Non sappiamo se queste attività potrebbero danneggiare le specie animali che vivono nelle profondità marine.

L’estrazione mineraria in profondità consiste nell’estrazione di depositi minerali e metalli dal fondale marino. Associated Press spiega che gli obiettivi sono sostanzialmente tre: prelevare noduli polimetallici ricchi di depositi dal fondale oceanico, estrarre depositi di solfuri di mare profondi e rimuovere croste di cobalto dalla roccia.

Questi noduli, depositi e croste contengono materiali come nickel, terre rare, cobalto e altri che sono necessari per le batterie e altri materiali utilizzati nell’energia rinnovabile e anche per dispositivi tecnologici di uso quotidiano come telefoni cellulari e computer.