La Gran Bretagna si è affermata come leader nel settore della ricerca scientifica grazie alle sue istituzioni di ricerca di fama mondiale, tra cui spiccano Cambridge e Oxford. Questi istituti vantano una lunga e illustre tradizione nel campo della ricerca scientifica e delle scienze della vita. Ma c’è un “però”. Nonostante il prestigio e la reputazione di Oxbridge (termine con il quale si indicano le due università collettivamente, spesso in riferimento al loro prestigio e alla loro autorevolezza, appunto), è emerso un rovescio della medaglia che richiede un’attenzione particolare. Ci sono delle questioni specifiche che minacciano la posizione di leadership del Regno Unito nel settore della ricerca ed in particolare delle scienze della vita. Gli operatori del settore, dai dirigenti biotecnologici agli sviluppatori immobiliari, dalle fonti industriali agli investitori, hanno tutti parlato di una crescente frustrazione per la mancanza di un approccio coerente in Gran Bretagna per tutto ciò che riguarda lo spazio per i laboratori, i finanziamenti, i talenti, i fornitori, le case a prezzi accessibili, i trasporti, l’acqua e l’energia. Tutto il mondo è paese.
Regno Unito: la carenza di laboratori all’avanguardia ostacola la crescita delle aziende biotecnologiche
Secondo personalità appartenenti al mondo scientifico-accademico made in United Kingdom, sentiti dall’importante agenzia stampa statunitense Reuters, il Regno Unito rischia di rimanere indietro nel settore delle scienze della vita a causa di carenza di laboratori all’avanguardia che, conseguentemente, sta limitando la crescita delle aziende biotecnologiche. Tutto questo mentre altri paesi come gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno investendo ingenti risorse per promuovere l’innovazione. La mancanza di laboratori idonei sta causando frustrazione e ostacoli significativi per le aziende che cercano di creare e svilupparsi nel settore delle scienze della vita. L’affitto degli spazi per laboratori ha raggiunto livelli record, e l’accesso a laboratori adeguati può fare la differenza tra il successo e il fallimento di un’azienda. La Gran Bretagna deve affrontare questa sfida per consentire alle imprese biotecnologiche di raggiungere il loro pieno potenziale e competere a livello internazionale.
La crisi immobiliare dei laboratori
Ros Deegan, fondatrice di Qkine, ha provato inizialmente l’emozione di raccogliere 100 milioni di dollari per espandere la sua azienda biotecnologica tra le maestose guglie di Oxford. Tuttavia, è stata presto delusa dal fatto di non trovare un laboratorio più ampio e si è trovata costretta a lavorare regolarmente da casa. Nel centro “rivale” accademico di Cambridge, Catherine Elton, una biochimica, ha affrontato costantemente problemi immobiliari simili. Ha imparato ad adattare vecchi uffici trasformandoli in laboratori per continuare ad espandere la sua attività nel settore delle proteine bioattive. Secondo i consulenti immobiliari di Bidwells, la domanda di spazi per laboratori a Cambridge è di 110.000 metri quadrati, ma sono disponibili solo 650 metri quadrati. A Oxford, la domanda si attesta a 79.000 metri quadrati, con appena 25.000 metri quadrati disponibili.
Direttori di aziende biotecnologiche esprimono frustrazione per la mancanza di spazi adeguati
“È un limite enorme quando si cerca di creare un’azienda e non si riesce a trovare un laboratorio”, ha detto Elton, fondatrice di Qkine a Reuters. Con sede a Murdoch House a Cambridge, Qkine combina i processi di produzione delle proteine sviluppati all’Università di Cambridge con le tecniche di ingegneria proteica per sviluppare prodotti unici che affrontano le sfide biologiche fondamentali e di scalabilità per i settori in rapida crescita delle cellule staminali, degli organoidi, della medicina rigenerativa e dell’agricoltura cellulare.
Elton ha riferito che l’ultima ristrutturazione dell’ufficio ha richiesto oltre il 20% del tempo dedicato dalla sua azienda nel corso dell’anno precedente all’apertura. Rosamond Deegan, invece, si ritiene fortunata che OMass Therapeutics, l’azienda di ricerca farmaceutica che dirige, abbia dovuto aspettare solo un anno dalla raccolta dei fondi per trasferirsi in una sede più grande: “Non riuscivo a lavorare perché non c’era un posto dove sedersi. Si finiva in cucina“, ha detto.
Morte per mille tagli
Le scienze della vita erano destinate a diventare uno dei settori più importanti della Gran Bretagna. Generando 94 miliardi di sterline (118 miliardi di dollari) nel 2021, e impiegando più di 280.000 persone, permetteva al governo di vantarsi, esaltando il Paese come “superpotenza scientifica”. Secondo la società di consulenza McKinsey, però, la nazione si trova ancora indietro rispetto agli Stati Uniti nel settore delle biotecnologie. Nonostante le importanti scoperte scientifiche, la mancanza di infrastrutture adeguate nelle piccole città che ospitano le prestigiose università e le leggi di pianificazione rigorose, hanno limitato la capacità di espansione dell’industria. La situazione si riflette anche nella disponibilità di finanziamenti, con un’esplosione del capitale di rischio principalmente proveniente dagli Stati Uniti. Mentre gli sviluppatori si impegnano nel migliorare la capacità di infrastrutture nei prossimi anni, molti esperti mettono in guardia sul fatto che le aziende britanniche specializzate in settori come le terapie cellulari e geniche, la genomica e la biologia sintetica potrebbero non raggiungere il loro pieno potenziale se le sfide infrastrutturali non vengono affrontate in modo adeguato. Diarmuid O’Brien, responsabile di Cambridge Enterprise, che lavora per commercializzare la ricerca dell’università, ha affermato che l’ambiente attuale porta alla “morte per mille tagli“, in quanto molti spin-out (scorpori) sono stati venduti a società statunitensi o trasferiti oltreoceano.
La delocalizzazione delle imprese scientifiche
Humira, ad esempio, uno dei farmaci più venduti al mondo, di proprietà dell’azienda statunitense AbbVie , era basato su una tecnologia nata a Cambridge. Illumina, un’azienda statunitense con un valore di mercato di 33 miliardi di dollari, ha un approccio al sequenziamento del DNA, anch’esso scoperto a Cambridge, alla base della sua tecnologia. Il governo del primo ministro Rishi Sunak ha riconosciuto l’esistenza di un problema immobiliare e sta cercando di riformare le regole di pianificazione, chiedendo alle autorità locali di prendere in considerazione le esigenze di ricerca e sviluppo nella valutazione delle domande. “Solo il mese scorso abbiamo annunciato più di 100 milioni di sterline (circa 115,6 milioni di euro) per fornire spazi di laboratorio di livello mondiale per aiutare a liberare il pieno potenziale dei ricercatori britannici“, ha dichiarato un portavoce del governo, riferendosi ai finanziamenti destinati all’aggiornamento delle infrastrutture e delle attrezzature.
Affitti record
La corsa allo sviluppo e al mantenimento delle nuove tecnologie si sta svolgendo in tutto il mondo, con governi occidentali come la Francia che propongono energia a basso costo e sistemi di pianificazione rapida per attrarre industrie di nuova generazione come le gigafabbriche di batterie. La carenza di laboratori non solo fa salire gli affitti a livelli record – Bidwells dice che nel 2022 sono aumentati del 25% per gli spazi di laboratorio appositamente costruiti a Oxford – ma significa anche che l’accesso ai laboratori può diventare una questione determinante per il successo o meno di un’azienda. Per sfruttare appieno il proprio potenziale, l’industria biotecnologica britannica afferma che le piccole aziende devono poter accedere a spazi di laboratorio condivisi a canoni decenti e con contratti di locazione flessibili, prima di potersi trasferire in laboratori indipendenti con il potenziale per espandersi.
No al decentramento
I fondatori delle aziende affermano inoltre di voler essere il più vicino possibile al cuore dei centri accademici – piuttosto che in parchi scientifici più distanti – in modo da poter sfruttare l’effetto cluster derivante dalla condivisione di esperienze e contatti, sfruttare i collegamenti di trasporto esistenti e reclutare più facilmente i talenti. Michael Chen si è trasferito a Cambridge dagli Stati Uniti nel 2012 per conseguire un dottorato in chimica. In seguito, ha fondato Nuclera con due colleghi di dottorato per migliorare l’accessibilità delle proteine per la ricerca e la scoperta di farmaci. Ha affermato che Cambridge offre una sede più economica per la scoperta di farmaci rispetto alla città statunitense di Boston, il principale centro mondiale, grazie ad affitti e stipendi più bassi, ma la mancanza di capitale di crescita e di spazio ha reso difficile la scalata di queste imprese. Il fatto che molti scienziati passino il tempo a supervisionare la ristrutturazione di un vecchio edificio scoraggia i dirigenti che hanno già raccolto fondi e lanciato spin-out. “Si trasferiranno semplicemente a Boston per semplificarsi la vita“.
Non si tiene il passo
Gli sviluppatori di laboratori affermano che sono in cantiere altri spazi, ma non si può ignorare la sfida di costruire vasti laboratori moderni in città universitarie densamente costruite. Il Pioneer Group, che fornisce finanziamenti e spazi per laboratori in Gran Bretagna, ha affermato che è necessario agire subito per far fronte a una domanda “folle“. Alistair Cory, direttore del Begbroke Science Park di Oxford, ha accolto con favore la rinnovata attenzione del governo per il sostegno al settore delle scienze della vita, affermando che il vuoto di leadership degli ultimi anni ha portato a progressi glaciali. “Non stiamo tenendo il passo di coloro che stanno accelerando più velocemente intorno a noi, sia che si tratti del Nord America, o di parti dell’Europa, o di parti dell’Asia e in particolare della Cina“, ha affermato. La questione della Brexit non ha aiutato. L’Unione Europea sta investendo nella ricerca e nell’innovazione per mantenere la sua prosperità. Attraverso i suoi programmi quadro pluriennali per la ricerca e l’innovazione, l’UE fornisce finanziamenti volti a consolidare la posizione dell’Unione nel settore scientifico, rinsaldare l’innovazione industriale con investimenti in tecnologie chiave, accesso agevolato ai capitali e sostegno alle piccole imprese, fondi a cui il Regno Unito non può più accedere.
Tutto il mondo è paese…O quasi
Nonostante i tagli alla ricerca siano un tema caldo e ridondante in tutti i paesi, Gran Bretagna inclusa, le circostanze presenti nelle regioni di Oxford e Cambridge possono essere considerate molto particolari e non necessariamente rappresentative di altre situazioni. Mentre si possono riscontrare problemi simili altrove, è pur vero che in queste realtà prestigiose non si raggiunge lo stesso livello di crisi o gravità. Le aree scientifiche e di sviluppo di competenza di Oxford o Cambridge hanno già sperimentato un notevole sviluppo, rendendo molto più complicata e difficile una crescita ulteriore. Rimane comunque importante focalizzarsi sullo sviluppo scientifico e industriale nelle aree periferiche e riconoscere che questo potrebbe non essere un problema così grave ed irrisolvibile, anche se stupisce che colpisca certe realtà.