La Società Oftalmologica Italiana (Soi) afferma che sono 18 milioni le persone miopi in Italia. Questo numero è in aumento, soprattutto tra i bambini, la cui salute degli occhi è peggiorata con lo sforzo a cui sono stati sottoposti con la Didattica a Distanza. Nei Paesi asiatici la prevalenza della miopia tra i ragazzi è già di circa il 90%, in Europa circa il 40%. Davanti al pc, spiega all’ANSA il presidente Soi Matteo Piovella, “l’occhio è costretto a una messa a fuoco da vicino a 30 cm e questo lo impigrisce. Inoltre, davanti al monitor ammicchiamo 3 volte meno e questo aumenta l’occhio secco, che di conseguenza si arrossa più facilmente e la vista si affatica di più.
Tra le cause della miopia – spiega Piovella – vi è la predisposizione genetica, ma anche la vita al chiuso lontana dai raggi solari. E un fattore predisponente è anche l’eccessivo uso di pc e telefonini. Un buon numero di persone sviluppa una vista scadente già nelle prime fasi della vita. La scienza cerca sempre di essere all’avanguardia anche in questo campo, sono infatti allo studio nuove tecnologie che potrebbero rallentare questa condizione in cui si possono vedere oggetti vicini ma non si possono vedere chiaramente oggetti lontani, tra cui gocce oculari che bloccano parzialmente l’accomadazione dell’occhio. Per adesso, ci dobbiamo accontentare degli occhiali da vista che risolvono il problema. Ma cosa facevano prima di allora le persone che avevano problemi di vista già a 20 anni? In questo approfondimento andremo alle radici di questa invenzione per capire come facevano le persone con problemi di vista e scopriremo che, non solo gli occhiali da vista, ma anche gli occhiali da sole nacquero in Italia.
I primi occhiali nacquero nella Laguna di Venezia
I primi occhiali furono inventati in Italia intorno al 1290. Detto ciò, è importante ricordare che le radici di questa invenzione risalgono alle idee di un noto studioso e astronomo arabo chiamato Ibn al-Haytham (circa 965-1040 d.C.). Egli fu il primo a suggerire che un paio di lenti levigate potesse essere d’aiuto a chi avesse avuto disturbi alla vista. Le sue idee fornirono l’ispirazione per alcuni monaci italiani che successivamente svilupparono lenti semi-sferiche fatte di cristallo di rocca e quarzo, capaci di ingrandire le lettere quando posizionate su una pagina scritta.
Tuttavia, questi strumenti erano ancora lontani dall’essere gli occhiali per come li conosciamo oggi. Molte persone ottenevano una sorta di prototipo di occhiali attraverso venditori ambulanti che li vendevano con lenti standardizzate. Sin dalla fine del 1200, in alcuni capitolari delle arti veneziane, si parla di occhiali come di oggetti fabbricati già da tempo dai mastri vetrai di Murano. In questi documenti ufficiali gli occhiali, “roidi da ogli”, venivano chiaramente distinti dalle lenti d’ingrandimento “lapides ad legendum”.
Conoscenze limitate sugli esordi degli occhiali
Scopriamo così che l’isoletta di Murano fu il luogo in cui si sviluppò il primo centro di produzione degli occhiali. Era una sorta di quartier generale in cui le tecniche di lavorazione del vetro erano gelosamente custodite e le formule rimanevano segrete. Inoltre, agli artigiani era vietato lasciare l’isola. Nel tempo, e con le richieste che aumentavano, i maestri vetrai di Murano si ingegnarono e riuscirono a realizzare due lenti convesse, che poi incastonarono in due cerchi di legno collegati da un segmento e un rivetto (un chiodo a doppia testa forato nel centro). Tuttavia, questi primi occhiali non avevano ancora alcun meccanismo per tenerli attaccati alla testa del portatore.
Di conseguenza, chi li indossava doveva tenere le “doppie lenti” ferme con le mani davanti agli occhi. Purtroppo, il nome del mastro vetraio veneziano che ha inventato gli occhiali è ancora sconosciuto e potrebbe rimanere tale per sempre. Tuttavia, possiamo identificare una figura chiave nella diffusione di questa invenzione. Nella Cronaca del convento di Santa Caterina di Pisa è riportato che il frate domenicano Alessandro della Spina, deceduto nel 1313, “rifece e rese nota l’invenzione degli occhiali, che qualcun altro aveva realizzato per primo ma non volle diffondere“. Quindi, Alessandro della Spina può essere riconosciuto come colui che ha contribuito a divulgare e perfezionare l’arte della costruzione degli occhiali. È stato in grado di riprodurli e li ha introdotti per la prima volta in Toscana intorno al 1300.
Non ci sono occhiali nei dipinti
Il professore emerito di optometria, Magne Helland, nel contesto del 50° anniversario del programma di optometria dell’Università della Norvegia sudorientale (USN), ha scritto un articolo esaustivo che approfondisce il tema e illustra i risultati delle sue ricerche. I vecchi ritratti sono una fonte importante su cui ha lavorato per scoprire qualcosa in più. Effettivamente, se ci si fa caso, sono pochissimi i dipinti in cui ci sono persone che vengono ritratte con gli occhiali.
Non ci sono testimonianze di occhiali nei dipinti prima del 1600, tranne due. Un’importante testimonianza visiva risale al 1352, quando il pittore Tomaso da Modena dipinse un ritratto del cardinale Ugo di Provenza. Quest’opera (in foto), conservata nel seminario vescovile di Treviso, ci offre uno dei primi esempi documentati dell’utilizzo degli occhiali nella storia. È affascinante osservare come già allora fossero considerati strumenti portabili e che il cardinale Ugo di Provenza, con tutta probabilità, avesse bisogno di correggere la sua vista utilizzandoli.
La seconda è un’opera conservata alla Pinacoteca di Brera di Lorenzo Lotto, ricondotta agli anni 1510 – 1515: L’Assunzione della Vergine, dove l’autore mette in mano a San Tommaso un paio di occhiali.
L’esempio più antico che è riuscito a rintracciare il professore, in Scandinavia, risale al 1780. Il ritratto era di Abraham Pihl, un architetto, astronomo e orologiaio norvegese che si occupava anche di ottica. Secondo Helland, tutto indica che la Scandinavia non era all’avanguardia nella moda degli occhiali. “Probabilmente eravamo un po’ indietro rispetto all’Inghilterra e ai Paesi dell’Europa centrale, e poi la tecnologia si è probabilmente diffusa a nord con i costruttori di strumenti e gli artigiani che si sono trasferiti“, dice. Helland scrive che inizialmente molte persone probabilmente ottenevano gli occhiali attraverso venditori ambulanti che li vendevano con lenti standardizzate. Sicuramente un primo esempio di commercio di occhiali già pronti.
Status symbol
“Il re Cristiano IV di Danimarca e Norvegia coniò una moneta con gli occhiali sul rovescio nel 1647, indicando molto probabilmente che gli occhiali erano ormai ben noti tra la gente“, spiega Magne Helland, “almeno tra i membri più abbienti della popolazione“. Indossare gli occhiali era probabilmente un modo eccellente per mostrare il proprio status. Un po’ come gli occhiali di oggi, che sono disponibili in infiniti colori e forme e sono diventati un’espressione della propria identità.
“C’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero“, come scriveva Franco Battiato in “Bandiera Bianca”
Nel 1974, più di 400 lenti di vetro sono state trovate in un relitto al largo della costa di Bamble, nella contea di Vestfold og Telemark. La nave affondò probabilmente intorno al 1630 e proveniva da Londra. Successivamente, gli occhiali a rivetto si diffusero in Germania, e il più antico esemplare è stato trovato nell’Abbazia di Wienhausen, nel nord del Paese. L’evoluzione degli occhiali da vista non si è limitata solo alle lenti, ma anche alla struttura e all’ergonomia. Inizialmente, i primi esemplari di occhiali correggevano solo la presbiopia, ossia la difficoltà di vedere da vicino.
È stato solo intorno al 1550 che sono stati realizzati i primi occhiali con lenti per miopi. Nel 1784, Benjamin Franklin ha ideato le lenti bifocali, mentre nel XIX secolo l’astronomo inglese George Airy ha introdotto le lenti per correggere l’astigmatismo. Inoltre, con l’avvento del Rinascimento e l’aumento dell’alfabetizzazione, i primi occhiali con lenti unite da un rivetto sono stati sostituiti da montature con ponte fisso. Le prime versioni di occhiali con aste sono apparse a Londra nel 1728 e ne abbiamo notizia grazie a una brochure promozionale dell’ottico inglese Scarlett.
Una prospettiva diversa sulla vista da vicino
Gli occhiali hanno una storia relativamente breve se consideriamo l’intero corso dell’umanità, soprattutto nei paesi nordici. Ma cosa facevano le persone prima dell’invenzione degli occhiali se sviluppavano miopia già all’età di 20 anni? “Se torniamo indietro di alcuni secoli, le attività da vicino non erano così diffuse“, afferma Helland. In quel periodo non c’erano schermi e la maggior parte delle persone non aveva a che fare con caratteri piccoli o dettagli complicati. “Le condizioni odierni sono molto diverse, ma la nostra vista è ancora progettata per una visione rilassata a distanza”, spiega.
Non c’era la stessa necessità di indossare gli occhiali
“Per vedere da vicino, gli occhi devono girarsi verso l’interno e il cristallino dell’occhio deve cambiare forma. Ciò richiede l’uso dei muscoli“, spiega Helland. “In questo senso, la nostra vista non è ottimizzata per l’uso intensivo che ne facciamo oggi da vicino“. Da vicino, gli stessi muscoli sono tesi, il che significa che la nostra visione non è adatta alle nostre attuali esigenze.
Quindi sono le moderne esigenze di visione da vicino a causare l’aumento della miopia?
Gli scienziati non sono tutti d’accordo. Le ricerche condotte dai colleghi di Helland presso l’USN non confermano questa tesi. Tuttavia, una cosa è certa: lavorare con schermi molto vicini, per esempio, può essere faticoso e causare mal di testa senza l’aiuto degli occhiali. Non è un caso che fare una pausa, staccare lo sguardo e guardare l’orizzonte per 30 secondi sia consigliato oltre che piacevole. Trascorriamo molte ore al giorno su schermi piccoli, leggendo caratteri minuscoli, a meno che non preferiamo il mondo analogico e la lettura di un libro. Entrambe le attività sottopongono gli occhi a un carico eccessivo.
“La situazione non era così critica qualche secolo fa. Se si soffriva di astigmatismo o si era leggermente miopi, non avere gli occhiali non era un grande problema“. E cosa succedeva alle persone che, oltre a essere miopi, avevano anche una vista debole? Purtroppo, a causa della mancanza di fonti storiche, abbiamo poche informazioni concrete su come in passato le persone affrontassero questa situazione. “Le persone che, alcuni secoli fa, sviluppavano una malattia agli occhi e perdevano la vista, finivano probabilmente ai margini della società e diventavano meno utili“, afferma Helland.
Morire giovani e prevenire la cataratta
“Un altro dato interessante è che oggi viviamo molto più a lungo rispetto al passato. L’aspettativa di vita 200 anni fa era di circa 45-50 anni“. In altre parole, molte persone morivano prima di avere il tempo di sviluppare seri problemi agli occhi come la cataratta, il glaucoma o la diminuzione della vista. Fortunatamente, oggi abbiamo soluzioni efficaci per trattare queste condizioni. La cataratta può essere rimossa con un intervento relativamente semplice e il glaucoma può essere tenuto sotto controllo a lungo con speciali colliri. Negli ultimi decenni sono stati compiuti molti progressi, soprattutto dalla creazione dei programmi di optometria nel 1972.
Un cambiamento di comportamento può aver contribuito all’aumento della miopia
Secondo Rigmor Baraas, professoressa presso il National Centre for Optics, Vision and Eye Care, la miopia è diventata più comune nel mondo moderno. “Non ci sono prove che i nostri occhi abbiano subito un cambiamento evolutivo. È più probabile che sia il nostro comportamento a essere cambiato“, sostiene. “Stiamo vedendo un numero crescente di studi che suggeriscono che la miopia potrebbe essere causata dal passaggio da una vita trascorsa principalmente all’aperto a una vita trascorsa principalmente al chiuso. Gli esperti parlano di un’epidemia di miopia“.
Un aumento di miopia dal 10 a 90%
Secondo un articolo pubblicato su Nature nel 2015, intorno al 1955 tra il 10% e il 15% della popolazione cinese era miope. Nel 2015, la percentuale era del 90%. “Nell’Asia orientale e sudorientale, compresa la Cina, la percentuale di miopia tra i giovani adolescenti è spesso superiore al 60%. Alla fine della scuola superiore, più dell’80% è miope“, afferma Baraas. Il collegamento tra miopia e l’epidemia è legato alla riorganizzazione del sistema scolastico in Cina dopo la Rivoluzione Culturale. La pressione educativa aumentata ha portato gli studenti a passare più tempo a scuola. Hanno trascorso più tempo in classe e molto meno all’aperto. Diversi studi dimostrano che il tempo trascorso all’aperto è importante per ritardare lo sviluppo della condizione e Baraas afferma che la ricerca è ancora limitata per confermare completamente questa connessione e continuerà a lavorare su questo aspetto insieme ad altri ricercatori.
Non accessibile a tutti
Anche se gli occhiali sono diventati degli strumenti sempre migliori, Baraas non ritiene che siano ancora un bene comune, anche 400 anni dopo il naufragio di una nave carica di occhiali al largo della costa di Bamble. “Solo l’anno scorso una parte del costo degli occhiali è stata coperta dal sistema sanitario per i bambini norvegesi, indipendentemente dalla loro forza visiva. Inoltre, le famiglie devono ancora pagare le visite oculistiche. Quindi non credo che siamo ancora arrivati a un punto soddisfacente“, conclude Baraas. In Italia, invece, il servizio sanitario non copre le spese per gli occhiali anche se la dichiarazione dei redditi (come nel 730) permette di indicare le spese sanitarie per le quali si può ottenere una detrazione d’imposta del 19%.