Arnold, la recensione: quando i limiti non esistono

Dopo l’uscita della serie TV Fubar, su Netflix è stata pubblicata anche Arnold, la docuserie che racconta la vita di Arnold  Schwarzenegger e del suo percorso dall’Austria  fino alla conquista di Hollywood e del Mondo. Non si tratta solo di un prodotto biopic,  ma  anche di una serie motivazionale.  In questa recensione di Arnold vogliamo sottolineare come il messaggio proposto dall’attore ed ex politico sia quello di andare oltre i propri limiti, e di proporsi sempre nuovi obiettivi.

schwarzenegger

Dall’Austria a Hollywood, verso l’infinito e oltre

Arnold, la recensione

Il racconto di Arnold inizia con il percorso di Schwarzenegger cominciato nella sua Austria, dove, da adolescente, venne a conoscere l’esistenza di Reg Park, interprete di film Peplum ed in  particolare del personaggio di Hercules. Il look muscoloso e muscolare di Reg Park portò Schwarzenegger a desiderare di apparire fisicamente in quella maniera. Il  giovane Schwarzenegger modellò il proprio fisico avvicinandosi al culturismo, e fu dopo le prime competizioni, sentendo l’adorazione del pubblico, che capì che era quello il suo obiettivo: conquistare le persone. L’ascesa di Schwarzenegger lo porterà dall’Austria, alla Germania, fino agli Stati Uniti, e ad un certo punto neanche i titoli di Mr. Universo e Mr. Olympia basteranno più per saziare la sua fame di gloria. Per il giovane culturista austriaco non esistevano limiti, e l’asticella doveva essere sempre più spostata in avanti.

Il messaggio della serie Arnold è proprio questo: non porsi dei limiti, cercando di andare sempre oltre.

La docuserie viene portata avanti con una regia che cerca di porre l’attenzione principale sulle parole dello stesso protagonista: è Arnold Schwarzenegger a raccontare la sua storia, e lo fa in maniera cronologica, ma non pedante. Non si tratta di una docuserie che tende a voler solo raccontare un percorso biografico, ma dentro ogni puntata ci sono dei messaggi precisi. Ad esempio, ad un certo punto del secondo episodio,  quando Schwarzenegger ha ormai conquistato Hollywood grazie a Conan il Barbaro ed al successivo Terminator, diventerà sempre più forte la rivalità con Sylvester Stallone. E come per la rivalità calcistica tra Leo Messi e Cristiano Ronaldo, o quella tennistica tra Roger Feder e Rafa Nadal, l’uno alimenterà l’altro, in un duello sullo schermo che ha segnato gli anni Ottanta. La serie Arnold soddisfa sia coloro che sono alla ricerca di una bella storia d’ispirazione e motivazionale, ed anche coloro che sono dei veri e propri cinefili e vogliono sentire e vedere parlare di cinema.

Conan-Schwarzenegger, Love, Death & Robots

Una docuserie motivazionale e per cinefili

Il percorso cinematografico che ha portato dagli anni Settanta, fatti di film duri e drammatici, ad i positivi ed ipertrofici anni Ottanta, fa capire bene il motivo dell’ascesa di Schwarzenegger. L’idea di non puntare più sul dramma, ma su figure vincenti e capaci di dimostrare che nulla è impossibile, divennero il modello cinematografico degli anni Ottanta, e Arnold Schwarzenegger trovò in quel decennio la sua totale consacrazione. Ma ogni vetta raggiunta dall’interprete è stata sempre un nuovo stimolo per cercare qualcosa in più. Ecco perché la docuserie è composta da tre episodi, ognuno dei quali si sofferma su una tappa del percorso di Schwarzenegger.

Da atleta, ad attore, ed infine politico. L’asticella è stata sempre più alzata, e il limite non è mai esistito per Arnold Schwarzenegger.

In tutto ciò, vogliamo sottolineare in questa recensione della docuserie Arnold come il sogno di vita di Schwarzenegger fosse fortemente connesso con quello americano. Più volte durante il documentario l’attore ha fatto notare come gli Stati Uniti ed i suoi principi fossero l’esatto tipo di luogo e ambiente che rispecchiare i suoi ideali e princìpi di vita. Si tratta di un messaggio che, se da un lato è stato abusato nei decenni per potenziare l’immaginario di un America del Nord che in realtà vive di contraddizioni e di tanti problemi conclamati, dall’altro lato si propone di essere come il luogo in cui ogni tipo di obiettivo è concretizzabile. E la storia di Arnold Schwarzenegger è l’esempio calzante per spingere su questo tipo di messaggio. Non a caso l’interprete è divenuto nel 2003 Governatore della California, lo Stato per eccellenza in cui i sogni possono diventare realtà. E se non fosse stato per la sua origine austriaca, Schwarzenegger sarebbe potuto arrivare direttamente alla Casa Bianca.

Concludiamo questa recensione di Arnold sottolineando come si tratti di un prodotto d’intrattenimento adatto per diversi gusti: per i cinefili e per coloro che sono alla ricerca di belle storie motivazionali. Di recente, abbiamo sottolineato come la  pubblicazione della docuserie su Alex Schwazer, fosse non solo un prodotto che ha cercato di chiarire un caso di cronaca piuttosto spinoso ed articolato, ma anche una serie ispirante e motivazionale. Allo stesso modo, ed in maniera più semplice e leggera, Arnold riesce a scorrere bene e ad avere un ritmo adatto per una docuserie che intrattiene e che lascia qualcosa dentro allo spettatore. E tutto nel segno di una delle più grandi star Hollywoodiane: Arnold Schwarzenegger.

James Cameron, Terminator

Arnold è disponibile su Netflix dal 7 giugno.

70
Arnold
Recensione di Davide Mirabello

Arnold è una docuserie che racconta la storia di Arnold Schwarzenegger, dividendosi tra racconto biopic e adatto ai cinefili, e serie motivazionale ed ispirante. Il percorso che porta Schwarzenegger dall'Austria ad Hollywood, fino alla presidenza della California, è una classica storia da sogno americano.

ME GUSTA
  • Gli appassionati di Schwarzenegger potranno trovare tanto di nuovo sul racconto di vita sul popolare attore austriaco.
  • La docuserie unisce bene racconto di vita e storia motivazionale.
FAIL
  • Il primo episodio ha un ritmo non molto incalzante, cosa che potrebbe frenare qualche spettatore.
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