Il keynote del WWDC 2023, l’annuale conferenza annuale di Apple dedicata agli sviluppatori, è stata decisamente densa di novità notevoli, con un ritmo incalzante che ha non ha concesso nessun momento morto. Da una marea di novità per iOS 17, watchOS 10 e macOS, arrivando ai nuovi MacBook Air 15″ e, ovviamente, all’attesissimo Apple Vision Pro. È stata senza dubbio una conferenza di successo. Eppure, Engadget non ha potuto fare a meno di notare una grande assenza. Quella dell‘intelligenza artificiale.

Il magazine americano ha provato a contare tutte le volte in cui Tim Cook e gli altri dirigenti di Apple hanno pronunciato la parola “IA” durante la presentazione. Il calcolo è stato piuttosto facile: il risultato è zero.

Un clima decisamente diverso rispetto a quello che si è respirato al Google I/O di Maggio, quando Mountain View ha dedicato i 3/4 della sua lunga presentazione alle sue nuove intelligenze artificiali generative, riservando solamente una manciata di minuti alle sue novità hardware – peraltro piuttosto attese -, tra cui il primo Pixel Fold. Anche Microsoft, nei suoi eventi più recenti, ha scelto di puntare tutti i riflettori sulle intelligenze artificiali prodotte grazie ad una partnership strategica con OpenAI.

Un segnale delle attuali priorità dell’industria tech, che vedono nelle IA la “next big thing”, una risorsa in grado di riportare soldi e attenzioni sulla Silicon Valley, dopo il colossale tonfo in borsa avvenuto a cavallo tra il 2022 e il 2023. Ma è anche l’ennesima testimonianza di come funzionino le cose a Cupertino. Apple non insegue gli altri. È Apple a dettare l’agenda e lasciare che siano gli altri a rimanere con il cerino in mano.

Eppure, nonostante non se ne sia parlato, ovviamente l’intelligenza artificiale era al centro di moltissime delle tecnologie e dei nuovi servizi mostrati sul palco del WWDC 2023. Semplicemente Apple non si è sentita in dovere di menzionarlo. Ha lasciato che a parlare fossero i prodotti stessi, e non la tecnologia nascosta che li alimenta.

Optic ID è in grado di scansionare l’iride e identificare con precisione l’utente grazie al machine learning, ovviamente. Il nuovo Journal, che suggerisce all’utente quando scrivere una nuova pagina sul diario, ovviamente è alimentato da un’IA, così come la funzione di ‘autofill’ dell’app per i PDF, per non parlare del sistema in grado di identificare e oscurare le immagini pornografiche, né tantomeno della nuova funzione che consente di clonare la propria voce, in modo da poterla usare nel caso si perda la possibilità di parlare a causa di una patologia. Ognuno di questi prodotti è un ottimo esempio di come le IA possano semplificare la nostra vita, rendendo possibile ciò che fino a pochissimi anni fa non lo era.

Insomma, parafrasando quanto scrive Andrew Tarantola su Engadget: Apple è più interessata a mostrare cosa i suoi prodotti siano in grado di fare per gli utenti, e non ciò che possono significare per l’industria che ci sta dietro. Apple non è interessata a misurarsi con nessuno: se Google e Microsoft strepitano per strappare il traguardo delle intelligenze artificiali, Apple continua a correre in un campionato tutto suo. Così facendo, per il momento sta continuando a vincere.