I grandi strateghi militari, i maestri di scacchi, sono spesso considerati l’emblema del pensiero lungimirante. Ma possono altri, con una modesta quantità di pratica, imparare a pensare in prospettiva? Per rispondere a questa domanda, un team di scienziati cognitivi ha creato un modello computazionale che rivela la nostra capacità di pianificare gli eventi futuri. Il lavoro migliora la nostra comprensione dei fattori che influenzano il processo decisionale e mostra come possiamo migliorare le nostre capacità di pianificazione attraverso la pratica. La ricerca, condotta dagli scienziati del Center for Neural Science della New York University a cura di Wei Ji Ma, professore di neuroscienze e psicologia alla NY Univesity, e pubblicata sulla rivista Nature, si concentra sul ruolo della “profondità di pianificazione” – il numero di passi che un individuo compie nel processo decisionale. “Mentre l’intelligenza artificiale ha compiuto progressi impressionanti nella risoluzione di complessi problemi di pianificazione, molto meno si conosce della natura e della profondità della pianificazione nelle persone”, spiega Wei Ji Ma “Il nostro lavoro si aggiunge a questo corpus di conoscenze dimostrando che anche una quantità relativamente modesta di pratica può migliorare tutto”.

 

I giochi da tavola e il modello computazionale

Da tempo è stato stabilito che un segno distintivo dell’intelligenza umana è la capacità di pianificare più passi nel futuro. Tuttavia, i metodi per misurare l’attitudine alla profondità di pianificazione (ad esempio, gli esperimenti con i giochi da tavolo) presentano notevoli carenze, in parte perché non rappresentano una stima affidabile. Gli autori dell’articolo di Nature hanno fatto giocare le persone a un gioco relativamente semplice – una versione più sofisticata del tris – che richiedeva comunque ai giocatori di pianificare in profondità (cioè, “più passi avanti”). Poi, per capire esattamente cosa succede nella mente delle persone mentre pensano alla loro prossima mossa in questo gioco, gli autori hanno progettato un modello informatico basato sui principi dell’AI. Il modello permette di descrivere e successivamente prevedere le mosse che le persone fanno quando si trovano di fronte a nuove situazioni di gioco. “In questo modello computazionale, i giocatori costruiscono un ‘albero decisionale‘ nella loro testa, nello stesso modo in cui si potrebbero pianificare più scenari possibili per un itinerario di viaggio complesso”, spiega Ma. In questo caso, i loro calcoli hanno dimostrato che il comportamento umano può essere catturato utilizzando un modello cognitivo computazionale basato su un algoritmo di ricerca, che traccia una sequenza di mosse promettenti per entrambi i giocatori.

Per convalidare il loro modello, i ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti comportamentali coinvolgendo partecipanti. In questi esperimenti, è stato valutato il modo in cui i giocatori pianificavano le loro mosse in diversi scenari di gioco, e sono state testate la memoria, la capacità di apprendimento e la capacità di ricostruire le esperienze di gioco. Inoltre, i ricercatori hanno condotto un esperimento di test di Turing in cui gli osservatori, che avevano già giocato al gioco, dovevano determinare se le sequenze di mosse erano state generate dal modello o da giocatori umani. Gli osservatori sono stati in grado di distinguere correttamente le mosse solo circa la metà delle volte, suggerendo che il modello prende decisioni in modo simile a un essere umano. I risultati complessivi indicano che una migliore pianificazione è guidata dalla capacità di riconoscere i modelli in modo più accurato e più rapido. Questi risultati sottolineano l’importanza della pratica e dell’esperienza nel migliorare le capacità di pianificazione. Ad esempio, tali metodi potrebbero essere utilizzati per studiare lo sviluppo delle capacità di pianificazione nei bambini o per valutare se le capacità di pianificazione possono essere mantenute anche in età avanzata. Secondo il professor Ma, “È noto che le capacità cognitive possono migliorare con la pratica anche in età adulta. Questi risultati dimostrano che anche una quantità relativamente modesta di pratica può migliorare la profondità della pianificazione. È fondamentale collegare la pianificazione in laboratorio alla pianificazione nella vita reale“.