Il New York Times ha rivelato che i dipendenti di TikTok utilizzano uno strumento di messaggistica interno molto simile a Slack, che viene chiamato Lark. A quanto pare questo strumento consentiva ai dipendenti cinesi di ByteDance di accedere a numerosi dati degli utenti americani. L’azienda non ha fatto granché per smentire le indiscrezioni rilanciate dal quotidiano. Anzi, la risposta data ai giornalisti sembra, come minimo, una mezza conferma.
TikTok è da diversi anni sotto accusa. Molti politici temono che il social sia uno strumento pericoloso per la sicurezza nazionale e che il governo cinese lo stia usando – o lo possa usare – per sorvegliare i cittadini americani (inclusi politici, militari e giornalisti) e per promuovere contenuti di propaganda o in grado di destabilizzare gli Stati Uniti. L’idea che i dipendenti della sede cinese di ByteDance (molti dei quali sono ex impiegati o attuali dipendenti di media controllati dal partito comunista) potessero accedere con una tale facilità ai dati americani non fa che aumentare le preoccupazioni della Casa Bianca, che ad inizio anno a minacciato l’azienda di potere e volere vietare l’app su tutto il territorio nazionale. Più di recente il Montana ha approvato una legge che vieta l’app a partire dal 2024 — ByteDance cercherà di farla abrogare.
Come nota il sito The Verge, la risposta ufficiale di TikTok non nega le indiscrezioni rilanciate dal NY Times ma, piuttosto, sembra dire qualcosa del tipo “stiamo migliorando”. Che ovviamente non è una smentita.
Alex Haurek, portavoce di TikTok, ha definito i documenti visti dal New York Times “datati”. Aggiungendo che non rappresentano in modo accurato “il modo in cui vengono gestiti i dati degli utenti americani, né i progressi che sono stati fatti grazie al Progetto Texas”.