Rapito, parla Fabrizio Gifuni: “Cinema libero che racconta la complessità dell’animo umano”

La proiezione ufficiale di Rapito di Marco Bellocchio si è tenuta ieri sera al Festival di Cannes, nella selezione In Concorso, precedendo l’uscita nelle sale italiane prevista per domani 25 maggio, distribuito da 01 Distribution. Ecco quindi arrivare le prime clip ufficiali e le interviste al cast, composto da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala, Leonardo Maltese e con Filippo Timi e Fabrizio Gifuni. Completano il cast della pellicola Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Walter Lippa, Pietro Daniele Aldrovandi, Fabrizio Contri e Federica Fracassi.

 

Marianna è una madre che non riesce ad arrendersi all’idea che questo bambino non sia più suo: una donna spezzata, che ha passato tutte le fasi della rabbia e che probabilmente ha anche dei propositi di vendetta, mai realizzati perché si rendeva conto che riavere questo bambino era una cosa impossibile. Immagino che probabilmente ha vissuto la sua vita… a metà.

racconta Barbara Ronchi.

È un film – come tutti i racconti di Marco da sempre e in particolare negli ultimi vent’anni – un cinema totalmente libero, che sceglie di raccontare la complessità dell’animo umano e dei personaggi. Una volta individuato la storia Marco si concentra sui personaggi senza suggerire allo spettatore una lettura. Quindi la sensazione di spaesamento e di slittamento continuo dal punto di vista emotivo fa parte proprio di questa esperienza.

aggiunge Fabrizio Gifuni.

Sinossi del film:
Nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irrompono in casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica. I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica. Ma il Papa non accetta di restituire il bambino. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude conquistano Roma.

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