Le barriere coralline sono tra gli ecosistemi più ricchi e fragili del pianeta. Ma sono anche minacciate da diversi fattori, come il riscaldamento globale, l’inquinamento e le malattie. Chi può aiutarle a resistere? Forse proprio i pesci che si nutrono di coralli, i cosiddetti corallivori, che fino a poco tempo fa erano considerati predatori dei coralli e dannosi per le scogliere. A dimostrarlo è uno studio condotto dai biologi marini della Rice University, pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science. I ricercatori hanno analizzato le feci di due tipi di pesci che vivono nelle barriere: i grazer, che si nutrono di alghe e detriti, e i corallivori, che si nutrono di coralli, appunto. Hanno scoperto che le feci dei grazer contengono alti livelli di batteri patogeni per i coralli, mentre le feci dei corallivori contengono alti livelli di batteri benefici. Questi batteri potrebbero agire come un “probiotico del corallo”, cioè una sostanza che favorisce la crescita e la salute dei microrganismi simbionti, organismi che vivono obbligatoriamente un rapporto con altri organismi viventi e non per forza traggono reciproco vantaggio della vita in comune. Inoltre, per confermare le loro supposizioni, i ricercatori hanno fatto degli esperimenti in laboratorio con frammenti di corallo vivo, esponendoli alle feci dei due tipi di pesci. Il nuovo studio si basa su dati e prove raccolti in due anni di ricerca sul campo e di esperimenti di laboratorio presso la Rice e la stazione di ricerca ecologica a lungo termine della barriera corallina nell’isola di Moorea, nella Polinesia francese (Pacifico meridionale).
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Cos’è un corallo?
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I coralli non sono pietre o minerali. Le barriere coralline sono strutture rocciose sottomarine formate dagli scheletri calcarei di animali celenterati marini che vivono ancorati sul fondo. Si definiscono celenterati per via di una loro struttura morfologica. I coralli, infatti, fanno parte di un gruppo (phylum) di animali acquatici a simmetria raggiata il cui corpo ha una sola apertura, circondata da tentacoli, che funge da bocca ma serve anche per espellere l’anidride carbonica e le sostanze di rifiuto. La cavità interna, detta celenteron (da cui celenterati), è una vera cavità gastrovascolare, che si prolunga in parte anche nei tentacoli. Questo gruppo prende il nome di cnidari, i quali costituiscono un phylum i cui tipici rappresentanti sono le meduse, i coralli, gli anemoni, le gorgonie. Per quanto riguarda i coralli, nel tempo secernono carbonato di calcio che permette loro di vivere aggregati in colonie piuttosto ampie che vivono in simbiosi con delle alghe unicellulari e che, con il passare degli anni, vanno a formare atolli e scogliere (le barriere coralline) che possono raggiungere circa 25 cm di altezza e crescono ad una profondità variabile tra i 50 e i 200 metri. Crescono esclusivamente in acque limpide e pulite, ed assumono forme e colori affascinanti che spaziano dal bianco al rosa fino al classico e più noto rosso scuro (tipico del Mar Mediterraneo). Le barriere coralline si localizzano soprattutto nei mari e negli oceani caldi, dove le condizioni di luce, temperatura e salinità sono ottimali per il loro sviluppo. Si stima che il 20% delle barriere coralline sia già stato perso o degradato in modo irreversibile, mentre il 50% è a rischio elevato o critico di perdita entro il 2050. Tra le barriere coralline più minacciate ci sono quelle del Mar dei Caraibi, del Sud-Est asiatico e dell’Oceano Indiano. Queste aree sono tra le più popolate e sviluppate del mondo, ma anche tra le più povere e vulnerabili ai cambiamenti climatici.
Lo studio
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La ricerca ha dimostrato che le feci dei corallivori contengono molti batteri che si trovano nei coralli sani in condizioni normali. Le feci dei grazers (brucatori) sono risultate contenere batteri patogeni e hanno dimostrato di danneggiare o uccidere frammenti di corallo vivo in esperimenti di laboratorio controllati. Invece, per capire perché i coralli potrebbero trarre beneficio dalle feci dei loro predatori, gli autori affermano che è importante considerare che i pesci mangiatori di coralli non divorano le loro prede. Sempre attenti a non essere mangiati, passano le loro giornate ripetendo un semplice processo in due fasi: afferrare un boccone e nuotare verso un nuovo luogo.
Poiché nuotano velocemente mentre “scappano”, disperdono naturalmente le loro feci – e gli organismi benefici in esse contenute. Quindi, le feci dei corallivori potrebbero rappresentare un’importante fonte di microbi benefici per i coralli. Lo studio ha esaminato i batteri presenti nelle feci dei corallivori e dei brucatori in laboratorio e ha confrontato i loro effetti sui coralli vivi. Per condurre lo studio, i ricercatori si sono immersi nelle barriere coralline e hanno raccolto le feci appena espulse dai pesci oggetto di studio. Poi hanno esaminato i batteri contenuti nei campioni e hanno fatto dei test per verificare l’effetto di ogni tipo di feci sui coralli. Per farlo, hanno usato dei vasi con acqua di mare incontaminata e frammenti di corallo. Ad alcuni vasi hanno aggiunto feci fresche di corallivori o di grazer, ad altri feci asettiche. Un gruppo di vasi non ha ricevuto alcuna aggiunta ed è servito come controllo.
Dopo l’esperimento, i coralli di tutti i vasi sono stati valutati come sani, lesionati o morti. Dai risultati degli esperimenti è emerso che, a seconda dei casi, le feci provocavano lesioni localizzate o la morte dell’intero frammento di corallo. Le feci più dannose sono state quelle dei grazers, che hanno causato danni in tutti i vasi (le lesioni erano 4 volte maggiori). Le feci dei corallivori, invece, hanno provocato solo lesioni lievi e raramente la morte del corallo. Le feci sterilizzate hanno avuto un impatto simile a quello delle feci fresche raccolte in immersione e non trattate, dimostrando che non erano i patogeni a fare la differenza. Infatti, i ricercatori hanno scoperto che nelle feci dei grazers c’erano più batteri nocivi, mentre nelle feci dei corallivori c’erano più batteri utili per i coralli: le feci di alcuni corallivori obbligati contenevano abbondanze di circa 2 volte superiori di batteri mutualisti del corallo (ad esempio, Endozoicomonadaceae) e percentuali inferiori del patogeno del corallo, Vibrio coralliilyticus, rispetto alle feci di alcuni grazers. Lo studio suggerisce quindi che i pesci corallivori non sono solo dei predatori dei coralli, ma anche dei potenziali alleati per la loro conservazione. Questa scoperta potrebbe cambiare il modo di gestire le barriere coralline e le loro risorse e biodiversità.