Questa settimana, e a tempo indeterminato, molti talk show e varietà serali e notturni tra i più famosi in America, come The Late Show with Stephen Colbert, Jimmy Kimmel Live!, The Tonight Show Starring Jimmy Fallon, Late Night with Seth Meyers, Saturday Night Live e altri, non andranno in onda come previsto per mancanza di copioni: gli sceneggiatori aderenti al sindacato del Writers Guild of America sono difatti entrati in sciopero da oggi e il primo impatto, nell’immediato, sarà sui programmi televisivi che vivono di attualità: se lo sciopero si protrarrà a lungo si presenteranno ritardi anche su produzioni più a lungo termine, naturalmente.

Anche se abbiamo negoziato un accordo onesto (e tramite il vostro voto abbiamo avuto modo di affermare alcuni diritti) i responsi degli Studios alle nostre richieste sono stati completamente insufficienti, data la crisi esistenziale che sta attraversando la categoria degli scrittori.

afferma un comunicato della WGA rivolto in primis ai propri membri.

Non è il primo sciopero degli sceneggiatori americani degli ultimi anni, in generale, ma il primo effettivo della WGA dai tempi di quello del 2007 denominato “100-day walkout”. Le ragioni dello sciopero sono molteplici e variegate, andando a convogliare in una richiesta di condizioni più eque, aggiornate e in salvaguardia della professione, minacciata su vari fronti e non adeguatamente tutelata dai fruitori del lavoro degli sceneggiatori stessi, sia in tv che al cinema.
Le negoziazioni sono andate avanti per sei settimane con Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony, congiunte in rappresentanza dalla Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP).

Oltre alle “consuete” problematiche legate ad aumenti di salario minimo, orari di lavoro e diritti sulla proprietà intellettuale, le cose sono difatti complicate dalle preoccupazioni sull’utilizzo e l’ingerenza delle intelligenze artificiali – anche solo sull’utilizzo di testi redatti da professionisti per essere “dati in pasto per allenamento” alle stesse AI – ma anche sul modello che si sta andando a delineare, sempre più a chiamata freelance in un modello da “gig economy” in cui si lavora al ribasso, in precarietà e in concorrenza sfrenata, soprattutto se si lavora per prodotti che andranno sulle piattaforme streaming, che tutelano meno gli autori rispetto a quanto accadeva con la tv tradizionale.

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