I miglioramenti ambientali negli oceani sono rallentati e la cosa che fa riflettere di più è che questa regressione avvenga anche se gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile quando è stata siglata l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ( The 2030 Agenda  for Suistanable Development) nel 2015. Tale azione mira a facilitare i partenariati globali tra Paesi sviluppati e in via di crescita per lo sviluppo sostenibile. Finora, però, secondo un nuovo studio, pubblicato sulla rivista iScience, i Paesi ad alto reddito hanno superato quelli a basso reddito, causando ulteriori disuguaglianze a livello globale. Lo studio della Michigan State University ha valutato i progressi globali nella sostenibilità della vita sulla terra e negli oceani dal 2010 al 2020. I risultati mostrano che la vita sulla terra sì è migliorata, soprattutto nei Paesi con alta biodiversità, mentre la vita negli oceani è deteriorata, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Questo evidenzia che le sfide e le opportunità per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dalle Nazioni Unite non sono stati totalmente raggiunti e suggerisce di rafforzare i partenariati tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo.

Storia e sviluppi dell’Agenda of Sustainable Development

United Nations Secretariat building in New York, seen from East River. Its windows are illuminated with the words 'THANK YOU NY'

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, ha al centro 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), che rappresentano un appello urgente all’azione da parte di tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo, i quali si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030. I paesi che hanno adottato l’agenda riconoscono che la fine della povertà e di altre privazioni deve andare di pari passo con strategie che migliorino la salute e l’istruzione, riducano le disuguaglianze e stimolino la crescita economica, il tutto affrontando il cambiamento climatico e lavorando per preservare gli oceani e le foreste. Gli SDGs si basano su decenni di lavoro da parte dei Paesi e delle Nazioni Unite, compreso il Dipartimento degli Affari Economici e Sociali dell’ONU. Il decennio inizia nel giugno 1992 quando, in occasione dell’Earth Summit (Vertice della Terra) tenutosi a Rio de Janeiro, in Brasile, più di 178 Paesi hanno adottato l’Agenda 21, un piano d’azione globale per costruire una partnership per lo sviluppo sostenibile al fine di migliorare le vite umane e proteggere l’ambiente. Otto anni dopo, gli stessi Stati membri hanno adottato all’unanimità la Millennium Declaration nel corso del Millennium Summit, tenutosi nel settembre 2000 presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Il Vertice ha portato all’elaborazione di otto primi Obiettivi di Sviluppo del Millennio Millennium Development Goals (MDGs) (che andavano dal dimezzamento dei tassi di povertà estrema all’arresto della diffusione dell’HIV/AIDS e alla fornitura di un’istruzione primaria universale) per ridurre la povertà estrema entro il 2015.
La Dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile e il Piano di attuazione, adottati al World Summit on Suistainable  Developments (Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile) tenutosi in Sudafrica nel 2002, riaffermava gli impegni della comunità globale nei confronti dell’eliminazione della povertà e dell’ambiente e, a loro volta, si basavano sull’Agenda 21 e sulla Millennium Declaration, ponendo maggiore enfasi sui partenariati multilaterali.

Le partnership tra paesi che dovrebbero funzionare anche nella pratica

Group photo of world leaders meeting at the 'Earth Summit'.

I Partenariati multilaterali sono forme di cooperazione tra più paesi o organizzazioni che condividono obiettivi e valori comuni e lavorano insieme per affrontare le sfide a livello globale. Vengono definiti “multilaterali”  perchè possono coinvolgere diversi attori, come governi, istituzioni internazionali, società civile, settore privato, fondazioni, ecc.  L’obiettivo di queste partnership è quello di migliorare l’efficacia, la legittimità e la responsabilità del sistema e favorire l’azione collettiva per il bene comune. Alcuni esempi di partenariati multilaterali sono le Nazioni Unite, l’Unione Europea, la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio+20), tenutasi a Rio de Janeiro, in Brasile, nel giugno 2012, gli Stati membri hanno adottato il documento finale “The future we want” (Il futuro che vogliamo), in cui hanno deciso, tra l’altro, di avviare un processo per lo sviluppo di una serie di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) che si basino sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e di istituire il Forum politico di alto livello delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. I risultati di Rio +20 contenevano anche altre misure, tra cui i mandati per i futuri programmi di lavoro sui finanziamenti allo sviluppo, sui piccoli Stati insulari in via di sviluppo e altro ancora.
Nel gennaio 2015, l’Assemblea generale ha avviato il processo negoziale sull’agenda di sviluppo post-2015. Il processo è culminato nella successiva adozione della 2030 Agenda  for Suistanable Development, con 17 SDG al centro per un totale di 169 ‘target’ o traguardi.

I 17 obiettivi sono:

  1. Sconfiggere la povertà: porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo;
  2. Sconfiggere la fame nel mondo: porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;
  3. Salute e benessere: assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età;
  4. Istruzione di qualità: fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti;
  5. Parità di genere: raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze;
  6. Acqua pulita e servizi igienico sanitari garantiti per tutti: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie;
  7. Energia pulita accessibile: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;
  8. Lavoro dignitoso e crescita economica: incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti;
  9. Imprese, innovazione e infrastrutture: costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile;
  10. Ridurre le diseguaglianze: ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni;
  11. Città e comunità sostenibili: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili;
  12. Consumo e produzioni responsabili: garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo;
  13. Lotta contro il cambiamento climatico: promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico;
  14. La vita sott’acqua: conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;
  15. La vita sulla Terra: proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre;
  16. Pace, giustizia e istituzioni solide: promozione di società pacifiche ed inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, fornire l’accesso universale alla giustizia, costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli.;
  17. Partnership per gli obiettivi: rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.

 

 

 

Progressi nell’attuazione dei 17 SDGs

Ogni anno, il Segretario Generale delle Nazioni Unite presenta un rapporto annuale sullo stato di avanzamento degli SDG, sviluppato in collaborazione con il Sistema delle Nazioni Unite e basato sul quadro di indicatori globali e sui dati prodotti dai sistemi statistici nazionali e sulle informazioni raccolte a livello regionale. L’ultimo rapporto (quello che si riferisce già al 2023) sui progressi verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è stato presentato in risposta ad una richiesta dell’Assemblea Generale, e fornisce un aggiornamento sui progressi compiuti dal 2015 rispetto al quadro globale degli indicatori degli SDG. Il rapporto rileva che molti degli SDG sono da moderatamente a gravemente fuori strada e propone cinque raccomandazioni principali salvare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e accelerarne l’attuazione da qui al 2030.
Secondo il Rapporto dello stato di avanzamento per l’anno 2022, “crisi a cascata e interconnesse stanno mettendo in grave pericolo l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e la stessa sopravvivenza dell’umanità. Il Rapporto evidenzia la gravità e l’ampiezza delle sfide che abbiamo di fronte. La confluenza delle crisi, dominate dal COVID-19, dai cambiamenti climatici e dai conflitti, sta creando effetti collaterali su alimentazione e nutrizione, salute, istruzione, ambiente, pace e sicurezza, con ripercussioni su tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs)”. Il Rapporto descrive l’inversione di tendenza di anni di progressi nell’eliminazione della povertà e della fame, nel miglioramento della salute e dell’istruzione, nella fornitura di servizi di base e molto altro. Indica inoltre le aree che necessitano di un’azione urgente per salvare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e ottenere progressi significativi per le persone e il pianeta entro il 2030. Inoltre, una volta ogni quattro anni, viene prodotto il Rapporto globale sullo sviluppo sostenibile per informare l’Assemblea generale circa i 17 SDGs o Obiettivi. Questo rapporto viene redatto da un gruppo indipendente di scienziati nominati dal Segretario generale.

 

Cosa ci dice il nuovo studio su oceano e terra

In “Global Decadal Assessment of Life below Water and on Land” gli autori si concentrano soprattutto sugli obiettivi dell’Agenda dell’Onu 14-15- che riguardano direttamente la conservazione della biodiversità e lo sviluppo sostenibile: l’SDG 14 (vita sott’acqua) e l’SDG 15 (vita sulla terra). Secondo i ricercatori, le Nazioni Unite abbiano pubblicato rapporti annuali sugli SDG, i rapporti non hanno rivelato in modo coerente i progressi compiuti nel tempo, a causa di metodi incoerenti, come la stima basata su indicatori diversi da un anno all’altro. Quindi, hanno deciso di esaminare gli stessi 10 indicatori per gli Obiettivi 14 e 15 tra il 2010 e il 2020 Nonostante questo, il paper interseca anche le questioni delle disuguaglianze sociali e povertà. I ricercatori, infatti, hanno scoperto che gli sforzi di conservazione e l’uso sostenibile delle risorse naturali hanno avuto risultati positivi sulla terraferma, soprattutto nei Paesi con hotspot di biodiversità, come Etiopia, Madagascar e Indonesia. Ma, sorprendentemente, i progressi nella sostenibilità degli oceani sono rallentati dopo il 2015, come ha dichiarato Yuqian Zhang, autore principale dello studio e ricercatore presso il Center for Systems Integration and Sustainability (CSIS) della MSU. Andando più nel particolare i ricercatori mostrano, con un’analisi più approfondita, che i Paesi a basso reddito sono rimasti indietro e il divario tra i Paesi ad alto reddito e quelli a basso reddito si è ampliato nel tempo. La prevenzione e la riduzione dell’inquinamento marino e la condivisione dei benefici economici derivanti dall’uso sostenibile delle risorse marine con i piccoli Stati insulari in via di sviluppo sono migliorate appena. Nel complesso, tra il 2010 e il 2020, la conservazione della biodiversità globale e lo sviluppo sostenibile hanno registrato progressi positivi sia sulla terra che sul mare. L’uso sostenibile delle risorse naturali e dei benefici che se ne traggono e l’arresto del degrado delle risorse e della perdita di biodiversità hanno raddoppiato la stima degli obiettivi di sviluppo sostenibile previste per quel decennio. Ma è il crescente divario tra i Paesi a destare preoccupazione e a richiedere attenzione. In particolare, i Paesi benestanti hanno registrato un enorme aumento dei punteggi relativi alla vita al di sotto dell’acqua (SDGs 14), tra cui Croazia, Gambia e Lituania, mentre Paesi come Pakistan, Fiji e Tonga hanno registrato una forte diminuzione dei punteggi per lo stesso obiettivo.

Lo studio sottolinea, quindi, la necessità di vigilare per comprendere i progressi a livello locale e nazionale e invita capire perché alcuni Paesi hanno successo mentre altri ancora vacillano nonostante tutti i buoni propositi delle Nazioni Unite. Secondo gli autori bisogna avere uno sguardo olistico e scoprire i fattori che determinano i successi della sostenibilità, prestando particolare attenzione ai Paesi a basso reddito che presentano ritardi nelle prestazioni che riguardano lo sviluppo sostenibile soprattutto nel periodo post-2020.