Esopianeta è il nome di qualsiasi pianeta al di fuori del nostro sistema solare e, grazie ai rapidi progressi tecnologici, gli scienziati continuano a individuarne sempre di più. Un team di astronomi, guidati da Anna Shapiro dell’Istituto Max Planck per la Ricerca sul Sistema Solare in Germania, ha ristretto le possibilità grazie alla ricchezza di nuovi dati.  I ricercatori sono giunti alla conclusione che i pianeti che orbitano attorno a una stella con un basso contenuto di metalli hanno una migliore protezione dalla luce ultravioletta, il che li rende i più adatti per la presenza di uno strato di ozono, un componente necessario per un ambiente in grado di sostenere la vita. Le atmosfere ricche di ossigeno portano a strati di ozono più spessi e a una maggiore protezione dal duro bombardamento di radiazioni che una stella genera. Ogni sistema stellare è influenzato dai metalli che si trovano all’interno della stella centrale, per via del modo in cui gli elementi influenzano il tipo e la quantità di radiazioni, che per qualsiasi forma di vita aliena là fuori, sarebbe una componente chiave per la colonizzazione o la loro sopravvivenza.  Anna Shapiro ha utilizzato queste informazioni per creare un modello matematico che ha dimostrato che la presenza di un sistema stellare altamente metallico è inversa ai componenti fondamentali per la vita aliena. Una maggiore quantità di metallo significa che si è di fronte ad una stella più giovane con meno radiazioni dannose, il che è un elemento favorevole allo sviluppo della vita, ma significa che i pianeti vicini hanno strati di protezione più sottili. Le radiazioni aiutano a formare le sostanze chimiche di base responsabili della vita, quindi se la produzione è minore, è logico che i pianeti abbiano una minore capacità di sviluppare i mattoni della vita.

Sapere dove andare a cercare

Questa ricerca, che può identificare i sistemi stellari in cui dovremmo cercare la vita aliena, aiuterà a concentrare le missioni spaziali, come quella recente su Alpha Centauri, alla ricerca di un pianeta abitabile. Non è un sistema perfetto, ma visto quanto non capiamo dell’universo, non siamo nemmeno d’accordo sull’esistenza della materia oscura, qualsiasi parvenza di piano è meglio di niente. Parte del motivo per cui ci si concentra sui sistemi stellari più promettenti per la vita aliena -e si ignorano gli altri- è l’enorme distanza richiesta dai viaggi nello spazio. Una sonda che inviamo oggi verso un pianeta che sembra adatto in base al lavoro di Shapiro potrebbe non arrivarci prima di migliaia di anni, e ogni risposta che riceviamo potrebbe richiedere altre migliaia di anni. Anche se non invieremo sonde in questi sistemi stellari alla ricerca di vita aliena, la combinazione di formule matematiche con strumenti avanzati come il telescopio James Webb ci offre la migliore possibilità che l’umanità abbia mai avuto per capire se siamo davvero soli nella vastità dello spazio. Data la recente scoperta di un potenziale pianeta gigante al di là della Fascia di Kuiper, potremmo non sapere tutto del nostro sistema solare. Ma questo non impedirà agli esseri umani di guardare alle stelle e di sognare galassie molto, molto lontane.