I calabroni (Vespa crabro) sono le vespe più grandi e sono importanti regolatori delle popolazioni di insetti nelle loro zone di origine. I calabroni hanno anche un grande successo come specie invasiva, con effetti economici, ecologici e sociali spesso devastanti. Capire perché queste vespe hanno un tale successo come invasori è fondamentale per gestire le future introduzioni e ridurre al minimo l’impatto sulla biodiversità autoctona. Secondo gli autori di questo studio, per la gestione è fondamentale disporre di una risorsa genomica completa per questi insetti perchè l’evoluzione del genoma consente agli organismi di adattarsi all’ambiente e di trarre il meglio da ciò che li circonda, sviluppando nuovi comportamenti e morfologie che aiutano gli scienziati a comprendere fornendo la capacità di riuscire a stabilire nuove popolazioni in regioni non autoctone con comportamenti anche invasivi. Per questo, nella ricerca sono stati sequenziati i genomi dei calabroni Vespa crabro e Vespa velutina, confrontandoli con quelli di altri imenotteri, tra cui il calabrone gigante settentrionale (Vespa mandarinia). Il coautore della ricerca, il dottor Alessandro Cini, ha spiegato che: “I calabroni vengono portati in diverse parti del mondo accidentalmente dall’uomo. Un piccolo numero di regine fecondate trasportate, magari nascoste in un carico, è ciò che basta per scatenare l’invasione.” Questo effettivamente succede con diverse specie invasive alloctone, ma i calabroni hanno una peculiarità: “I genomi suggeriscono che i calabroni hanno molti geni coinvolti nel rilevamento e nella risposta a segnali chimici, che potrebbero renderli particolarmente bravi ad adattarsi a cacciare diversi tipi di prede in regioni non autoctone”, dichiara Cini. I geni ai quali si riferisce Cini sono stati rilevati nei genomi dei tre calabroni studiati, i quali mostrano evidenze della pressione selettiva che ha portato a un maggior numero di geni associati alla riproduzione che faciliterebbero la transizione verso aree geografiche di diffusione invasive. Inoltre, secondo i risultati, i calabroni hanno subito una forte pressione selettiva, che si traduce in un numero di geni associati al legame molecolare e ai sistemi olfattivi.
L’autore principale della ricerca, il professor Seirian Sumner (UCL Centre for Biodiversity & Environment), afferma che l’evoluzione ha dotato questi insetti di un incredibile strumentario genetico con cui sfruttare l’ambiente e cacciare le prede. Grazie a questi nuovi genomi, gli scienziati sperano di poter contribuire a migliorare la gestione delle popolazioni di calabroni.