La ruminazione, un processo cognitivo disfunzionale che si concentra sui sentimenti negativi interni e sulle loro conseguenze negative, è stata oggetto di numerosi studi genetici che hanno esplorato il ruolo dei potenziali geni coinvolti durante l’infanzia e l’adolescenza. La Dott.ssa Scaini e i suoi colleghi hanno condotto una review pubblicata sul Journal of Affective Disorders per sintetizzare i risultati di questi studi.
La ruminazione è un circolo vizioso di pensieri ripetitivi e passivi che sono legati ai sintomi della depressione. Sebbene inizialmente la ruminazione possa sembrare un modo per controllare le emozioni negative, nel tempo può aggravare la negatività e portare a una percezione distorta di sé e dell’ambiente circostante. L’uso costante della ruminazione può automatizzare il processo, portando a una sensazione di mancanza di controllo sui propri pensieri e ad un abbassamento del tono dell’umore.
La ruminazione è stata ampiamente studiata come un elemento chiave nella fenomenologia della depressione, soprattutto in adolescenza, dove è stata riconosciuta come un fattore di vulnerabilità cognitiva per l’esordio e il mantenimento della malattia. Tuttavia, nonostante questi risultati, i determinanti eziologici della ruminazione non sono ancora completamente compresi.
Alcuni studi hanno evidenziato l’importanza dei fattori ambientali, come eventi di vita stressanti, fenomeni di bullismo tra pari, criticismo e iperprotettività genitoriale e esperienze di maltrattamento nell’infanzia, nell’eziologia della ruminazione. Tuttavia, ancora non si sa quanto l’aspetto genetico possa influire sulla predisposizione alla ruminazione. Anche se l’aspetto ambientale sembra svolgere un ruolo importante nell’eziologia della ruminazione, è necessario approfondire ulteriormente gli studi per comprendere il ruolo dei fattori genetici e come questi possano interagire con l’ambiente. Queste informazioni potrebbero essere utilizzate per sviluppare nuove terapie per prevenire e trattare la depressione.