“Spegnere le centrali nucleari aumenta le morti per inquinamento”, dice l’MIT

Se le centrali nucleari venissero dismesse, le fonti energetiche inquinanti necessarie per compensare la perdita di produzione di energia elettrica potrebbero causare oltre 5.000 morti premature dovute all’inquinamento. Lo hanno stimato i ricercatori del MIT.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature Energy. MIT News riferisce che i ricercatori hanno simulato uno scenario in cui ogni centrale nucleare degli USA viene chiusa, provando quindi ad individuare – usando criteri realistici – le altri fonti che potrebbero subentrare nell’immediato per colmare il gap. Energie rinnovabili, certo, ma anche carbone e gas naturale.

Secondo i ricercatori, l’inquinamento atmosferico aumenterebbe considerevolmente a causa del maggiore impatto delle fonti fossili. Di per sé potrebbe non essere sorprendente, ma il team ha anche cercato di stimare quanti morti non necessarie potrebbero venire causate dalla scelta di chiudere improvvisamente le centrali nucleari. I ricercatori sostengono che nell’immediato, l’aumento improvviso della CO2 e di altri agenti inquinanti potrebbe portare a circa 5.200 morti correlate all’inquinamento in un solo anno.

I ricercatori hanno quindi simulato l’andamento delle morti ipotizzando che da qui al 2030 saranno disponibili maggiori fonti di energia rinnovabile per sopperire alla mancanza di centrali nucleari. I risultanti sono solo in parte incoraggianti: l’inquinamento atmosferico diminuirebbe, ma non completamente. Prendendo in considerazione lo scenario più ottimista, i ricercatori hanno comunque ottenuto un importante aumento dell’inquinamento atmosferico in alcune specifiche aree degli Stati, cioè dove verrebbero mantenute comunque alcune centrali a carbone e gas naturale, necessarie per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale. I ricercatori stimano che anche in questo scenario, è lecito aspettarsi un minimo di 260 morti all’anno causate dall’inquinamento. Peraltro, i ricercatori sostengono che l’aumento dell’inquinamento “localizzato” avrebbe un impatto maggiore sulle comunità a prevalenza afroamericana.

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