Il Cammino dell’Anello – Cosa è stato e cosa sarà

70 chilometri di percorso, 5 giorni di cammino, 2950 metri di dislivello. La prima Compagnia, partita da Dozza è arrivata il 25 marzo al vulcanetto del Monte Busca.

Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita? Come fai ad andare avanti, quando nel tuo cuore cominci a capire…Che non si torna indietro? Ci sono cose che il tempo non può accomodare. Ferite talmente profonde, che lasciano un segno.

Frodo Baggins, interpretato da Elija Wood, alla fine de Il Ritorno del Re con una semplice frase riesce a far intuire allo spettatore il peso di tutto quello che è successo nei 6 mesi precedenti, un viaggio interiore nel quale l’hobbit partito dalla Contea non è tornato più lo stesso. I viaggi cambiano, fanno maturare e nel momento del rientro alla vita quotidiana ti donano il più delle volte un senso di nostalgia misto a tristezza. Il Cammino dell’Anello ha amplificato questa emozione e le parole giuste, per rielaborare una sorta di riassunto finale, sono proprio quelle che ci fornisce la pellicola di Peter Jackson: “come faccio a raccogliere le file di una vecchia vita quando inizio a capire che non posso tornare indietro?”. Sono partito con un bagaglio colmo di dubbi e incertezze, e durante i 76 km percorsi quel bagaglio si è svuotato da una parte e riempito da un’altra, il senso del viaggio lento è proprio questo, assaporare i silenzi dei boschi, spezzandoli solo con le chiacchiere della compagnia, sentire la fatica di una salita impervia e fare attenzione alle discese in cresta a strapiombo: insomma Il Cammino dell’Anello è un piccolo manuale di sopravvivenza e di saper vivere.

Sono partito con un bagaglio colmo di dubbi e incertezze, e durante i 76 km percorsi quel bagaglio si è svuotato da una parte e riempito da un’altra

Nei miei diari di viaggi, che ho realizzato tappa per tappa, ho più volte espresso il concetto del cammino, forse la più antica attività dell’uomo, probabilmente il primo passo sulla Terra è stato quello di uscire camminando dalla propria “confort-zone” per avventurarsi verso l’ignoto, ecco perché questo progetto oltre ad abbracciare la letteratura tolkieniana, correlandola al territorio dell’appennino romagnolo, riesce veramente a farti vivere l’emozione di affrontare l’incognito, andando oltre le tue possibilità. Prima di questo cammino, non avevo mai fronteggiato un’avventura di questo tipo, durata così tanti giorni; tuttavia, negli ultimi anni la montagna è divenuta la mia passione più grande, quindi fremevo solo all’idea di questo progetto. Io corro in montagna (lasciandoci ultimamente ginocchia a gogo), cammino in montagna, faccio trekking in montagna, ma lasciare il mio luogo di sempre e avere come amico per 5 giorni uno zaino pieno di vettovaglie, vestiti, oggetti utili per il bello o brutto tempo, è quello che ho sempre desiderato fare, ma che mai sono riuscito a vivere.

Prima di questo cammino, non avevo mai fronteggiato un’avventura di questo tipo

Ecco perché i giorni dopo Il Cammino dell’Anello mi ha invaso un senso strano di nostalgia, gli ultimi mesi sono stati durissimi sotto molti punti di vista, anche fisicamente mi sono dovuto rimettere in sesto da un infortunio al ginocchio e tutto ruotava attorno al dilemma “ho le forze per camminare per 5 giorni di continuo?”. Ho passato giornate positive e altre di sconforto, avevo preso in considerazione anche l’idea di mollare, ma poi mi sono ripetuto che le avventure sono fatte per essere vissute in todo, anche con le difficoltà, quindi mi sono deciso di riempire lo zaino e partire alla volta di Dozza per questa grande avventura.

Il senso del Cammino dell’Anello

Camminare significa mettere un piede davanti all’altro e spingersi verso un altrove, lasciando che il proprio corpo si muova e percorra un tragitto segnato da altri che hanno camminato prima di noi, fino a lasciare tracce nuove. Questo è probabilmente l’etimologia classica che si può trovare anche su Wikipedia del verbo “camminare”. Oggi il camminare non è più una pratica quotidiana necessaria, perché ricorriamo all’automobile o ai mezzi pubblici, la nostra vita sedentaria ci porta addirittura a pagare palestre per andare a camminare su un tappeto mobile di fronte ad uno schermo. Un tempo, invece, lungo la strada c’era sempre gente che camminava con i suoi bagagli, con i suoi “fagotti” e con pesi da portare, a volte schiaccianti e il senso de Il Cammino dell’Anello, come moltissimi altri cammini sparsi lungo l’Italia e il mondo, è proprio quello di riappropriarsi di questi bagagli, che nel caso specifico di questo cammino diventano un fardello a forma di anello.

Il senso de Il Cammino dell’Anello, come moltissimi altri cammini sparsi lungo l’Italia e il mondo, è proprio quello di riappropriarsi di questi bagagli, che nel caso specifico di questo cammino diventano un fardello a forma di anello.

La partenza dalla Tana del Drago, con dietro le dolci colline dell’appennino romagnolo (molto Contea) danno ancora più valore a quell’anello che ci viene donato prima di fare i primi passi verso la prima tappa. L’anello non è magico ovviamente, ma con i membri della compagnia sin dall’inizio c’è stato un dialogo continuo su cosa fare di questo oggetto, come se avesse effettivamente un grande potere. C’è chi l’ha voluto tenere come ricordo, c’è chi come me l’ha bruciato, quindi mi rendo conto che seppur si tratta di un piccolo anello senza “magia”, è proprio la nostra mente a donargli l’unicità e anche solo questo aspetto rende straordinaria l’esperienza di questo Cammino. Ci sono percorsi che devono essere fatti in solitaria, questo no, il grande punto a favore di questa avventura è la condivisione della fatica e delle tappe proprio con altri membri e amici. Il parallelismo con Tolkien, la sua vita tra guerra e amore, tra Terra di Mezzo e linguaggi, tra natura ed epicità è un focus principale che ho percepito moltissimo durante la camminata. Liberare il Cammino dell’Anello dagli elementi “fantastici”, come la mappa, l’anello, i racconti tolkieniani la sera e i vari rimandi durante il trekking, lo svuoterebbero in ogni parte rendendolo un “semplice” percorso con delle tracce da seguire. Io ho creduto in questo cammino, ho incanalato nell’anello dei pensieri specifici e indossarlo ogni mattina, prima di partire, era divenuta una sorta di rito e più passava il tempo (avvicinandoci al vulcanetto) e più le emozioni aumentavano. Sarà ridicolo? Forse sì, ma quell’anello è stata la scintilla maggiore di questo percorso.

Liberare il Cammino dell’Anello dagli elementi “fantastici” lo svuoterebbero in ogni parte

Controllare le tappe e discutere dei dislivelli, le difficoltà nei passaggi in cresta, i chilometraggi da distribuire con equilibrio sono state tutte cose che abbiamo analizzato durante questi 5 giorni con Ivan e Michele, ma un pensiero era sempre rivolto all’anello e al suo significato. Non dimenticherò mai quegl’ultimi 200 metri, la fiamma seppur piccolissima del vulcanetto la intravedevamo dal percorso ed io ripercorrevo tutte le fatiche dei giorni precedenti con un turbinio di emozioni veramente senza eguali. Il fardello stava per essere bruciato e con esso tutti i pensieri che gli avevo affibbiato, vi assicuro che quando arriverete alle pendici del piccolo vulcanetto vi salirà un groppo in gola singolare e nel momento che vi sfilerete quell’anello per gettarlo nel fuoco vi sentirete diversi.

 

Le considerazioni della Compagnia

Finita la mia missione ho voluto prendere il mio registratore e chiedere alla Compagnia un commento a caldo su quello che avevamo vissuto durante quelle giornate. Di seguito i pensieri dei miei compagni a fine tappa.

Ivan Cavini (coordinatore La Tana del Drago)

È stata un’esperienza molto forte, mi è capitato di fare molti trekking nella mia vita, ma mai per cinque giorni di fila, per cui sentire il peso delle salite precedenti è una sensazione molto diversa. La terza tappa è stata molto impegnativa, tra i vari sali e scendi, ma percorrere le creste è stato straordinario. Il percorso nella sua interezza, nonostante ci sono diversi km di asfalto nella quarta tappa, risulta veramente vario con la possibilità di ammirare tantissime tipologie di paesaggio e questo sarà veramente un punto a favore del Cammino. Gettare l’Anello nel vulcanetto è l’ennesima tappa di un percorso che abbiamo iniziato nel 2014 a Dozza. Il Cammino dell’Anello raccoglie e sviluppa le tematiche fantasy che stiamo sviluppando insieme all’amministrazione dozzese e all’Associazione Italiana Studi Tolkieniani: il drago di Dozza, la Biennale d’illustrazione FantastikA, il Centro Studi “La Tana del Drago” e ora questo bellissimo progetto immerso nei paesaggi romagnoli e carico di suggestioni sono attrattive artistico-culturali che riscoprono quello di buono che abbiamo tralasciato nella frenesia del mondo moderno.

Michele Costa (guida e archeologo)

Abbiamo finalmente testato tutte le cinque tappe del Cammino, dopo anni di progettazione su carta e test singoli. Partire con una prima Compagnia è stato emozionante e stimolante e devo dire che a parte qualche piccola modifica, già individuata su quale tappa, il percorso finale è ormai pronto per essere divulgato. Verranno fatte tuttavia delle missioni più difficili per chi vorrà fare i tratti più complessi, quindi aperto anche a quei camminatori che amano ancor di più la fatica. Per il futuro si spera che sia molto roseo, crediamo moltissimo al messaggio di questo Cammino e alla possibilità di addentrarsi nel mondo della Terra di Mezzo attraverso un trekking di questo tipo. Ci sarà la guida, che ci auguriamo di far uscire in autunno, che sarà una sorta di libro-game dove il singolo trekker potrà cercare elementi tolkieniani sparsi lungo il tragitto e poi ovviamente i tour guidati con delle missioni speciali studiate solo per loro.

Alessandro Leonardi (Associazione Italiana Studi Tolkieniani)

E’ stato un bellissimo viaggio e anche dal punto di vista del trekking l’ho ritenuto veramente interessante, mai banale e con passaggi sempre diversi. Incredibilmente, non avrei mai pensato così tanto, ci sono molte connessioni con le opere di Tolkien e le nostre digressioni sulla Terra di Mezzo venivano spontanee senza nessuna forzatura, semplicemente ci lasciavamo ispirare dal percorso. La Compagnia inoltre è stata un altro punto a favore di quest’avventura, è per questo che consiglio a tutti di farlo una volta nella vita, ma accompagnati dal gruppo adatto: sarà un’esperienza ancor più straordinaria.

Chiara Salvadori (fotografa di viaggio)

E’ stato veramente interessante perché in qualche modo io ero un esperimento scientifico, dal momento che il mio passo era veramente quello da hobbit, quindi i membri della Compagnia solitamente controllavano me per capire se il Cammino andava bene o no, se era troppo complesso oppure troppo semplice. Alla fine dei cinque giorni sono super orgogliosa di quello che sono riuscita a fare e di aver concluso, anche grazie alla forza del gruppo, l’intero cammino.

Gianluca Angeli (trekker CAI Umbria)

Un bellissimo viaggio, trekking ben organizzato con una Compagnia veramente piacevole. Mi ha stupito piacevolmente sin dalla prima tappa il paesaggio e la natura che si percorre, si passa dai calanchi, alle creste, dai pascoli, ai boschi fino alle vigne quindi in cinque giorni è possibile vivere l’appennino romagnolo a 360°. Un altro punto a favore le accoglienze delle varie strutture a conduzione famigliare con le loro cene tipiche e calore che abbiamo ricevuto con i nostri passaggi: vivere queste esperienze in questo modo sono un plus in più rispetto alle comodità.

Andrea Cavini (Associazione Italiana Studi Tolkieniani)

Il viaggio è stato proprio come me l’aspettavo, non avevo mai affrontato cinque giorni di cammino zaino in spalla, ed è stato veramente bello. Mi ha fatto sentire vivo, di solito le nostre giornate sono tutte abbastanza sedentarie e aver spezzato la quotidianità, spostando il focus su un percorso di montagna come questo, mi ha donato la giusta carica per i giorni a venire. Per quanto riguarda l’anello non avevo legato nessun pensiero particolare da lasciarmi alle spalle, cosa che tendo sempre a fare già nella mia vita quella di dimenticare immediatamente le cose brutte, ma la mia idea principale era proprio quella di fare tutto il cammino: il mio obiettivo non era la destinazione, ma l’intero viaggio e così è stato.

Fabrizio Grisoni (trekker CAI Imola)

Parte del Cammino dell’Anello è anche parte del Cammino di Sant’Antonio che avevo già fatto in solitaria, ma farlo con una Compagnia come la nostra, mi ha donato una serenità senza eguali. Lasciarmi alle spalle una parte della mia vita e vivere il gruppo come quello trovato in questo primo test è stato straordinario, solo un camminatore può capire queste emozioni. Per di più io non ero un tolkieniano come altri membri, ma i racconti e i discorsi che ruotavano attorno a questo autore, da parte dei vari esperti, mi hanno avvicinato a questo mondo facendomi sentire parte integrante di questa Terra di Mezzo e non corpo estraneo. Lo consiglio vivamente a tutti, ma di farlo con un bel gruppo che possa raccontare anche qualche storia su Tolkien.

Informazioni sul Cammino
Pagina Facebook: Il Cammino dell’Anello
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