Il PTSD, acronimo di disturbo post-traumatico da stress, è un disturbo mentale che può insorgere dopo aver vissuto o assistito a un evento traumatico. Attualmente viene diagnosticato in base a sintomi quali flashback, difficoltà a dormire o a concentrarsi, pensieri negativi, problemi di memoria ed evitamento di situazioni scatenanti. Tuttavia, poiché altri disturbi possono presentare alcuni di questi stessi sintomi, può essere difficile diagnosticare il PTSD e valutare i cambiamenti in risposta al trattamento.

Recentemente, uno studio condotto da ricercatori del Walter Reed Army Institute of Research di Silver Spring, Maryland, ha scoperto che le persone che soffrono o sono ad alto rischio di PTSD mostrano particolari modelli in quattro biomarcatori misurabili con un semplice esame del sangue. I risultati suggeriscono che questi biomarcatori potrebbero essere utilizzati per prevedere la probabilità di sviluppare il PTSD, diagnosticare il disturbo o monitorare la risposta al trattamento.

Lo studio

I biomarcatori, che riflettono i processi biologici, possono fornire una misura oggettiva dei cambiamenti fisiologici associati a malattie come il PTSD. Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato quattro biomarcatori in campioni di sangue di membri dei corpi militari prelevati prima di 10 mesi di servizio, tre giorni dopo il loro ritorno e da tre a sei mesi dopo il loro ritorno. I biomarcatori sono stati precedentemente collegati a stress, depressione, ansia e disturbi mentali. Tra questi: il rapporto glicolitico, una misura del modo in cui l’organismo scompone gli zuccheri per produrre energia; l’arginina, un aminoacido che svolge un ruolo nel sistema immunitario e cardiovascolare; la serotonina, un messaggero chimico che aiuta a regolare l’umore, il sonno e altre funzioni; e il glutammato, un messaggero chimico che svolge un ruolo nell’apprendimento e nella memoria. I ricercatori hanno diviso i partecipanti allo studio in gruppi basati su misure di PTSD e resilienza mentale e hanno confrontato i quattro biomarcatori tra i diversi gruppi. I partecipanti sono stati classificati come affetti da PTSD, PTSD sottosoglia o nessun PTSD, a seconda della diagnosi clinica e dei sintomi del PTSD. I ricercatori hanno classificato poi la resilienza dei partecipanti in base a una combinazione di fattori, tra cui il PTSD, l’ansia, la qualità del sonno, i disturbi da uso di alcol, le esposizioni al combattimento, le lesioni cerebrali traumatiche e la salute fisica e mentale generale. Confrontando questi biomarcatori in persone con diversi stati di PTSD e livelli di resilienza, i risultati hanno mostrato che le persone con PTSD o PTSD sottosoglia avevano un rapporto glicolitico significativamente più alto e un’arginina più bassa rispetto a quelle con alta resilienza. Le persone con PTSD avevano anche una serotonina significativamente più bassa e un glutammato più alto rispetto a quelle con alta resilienza. Queste associazioni erano indipendenti da fattori quali sesso, età, indice di massa corporea, fumo e consumo di caffeina.

Secondo i ricercatori, i biomarcatori potrebbero aiutare a prevedere quali individui sono ad alto rischio di PTSD, a migliorare l’accuratezza della diagnosi di PTSD e a migliorare la comprensione generale delle cause e degli effetti del PTSD.