Che Resident Evil 4 abbia rappresentato un tassello importante per la storia e l’evoluzione della saga di Capcom non vi è alcun dubbio. L’originale titolo del 2005 costituì un vero punto di rottura con la tradizione passata della serie, presentandosi sin da subito come un titolo atipico, rivoluzionario e capace di reinterpretare in chiave più moderna e strettamente action l’orrore di Resident Evil.
Va detto che quando un’opera di tale spessore viene rimaneggiata c’è sempre il timore che qualcosa vada storto. Eppure, Capcom ci ha tenuto a ribadire negli scorsi mesi, anche un po’ per placare gli animi, come la sua operazione non vada intesa come revisione in senso stretto, ma come piuttosto un potenziamento del materiale di partenza, volto a rimodernarne l’assetto ludico, provando a far compiere all’iconico capitolo della saga un ulteriore passo in avanti.
Dopo esserci inoltrati nuovamente negli orrori del villaggio di El Pueblo, possiamo già dirvi che il remake confezionato da Capcom non solo mantiene le sue promesse, ma reinterpreta in maniera virtuosa l’esperienza, dosando esattamente in maniera eccellente le aggiunte e le revisioni sul piano strettamente narrativo e donando nuova linfa vitale ad un cult che resta tutt’oggi indimenticabile. Ma non perdiamo altro tempo e inoltriamoci finalmente in questa recensione di Resident Evil 4.
Bentornato Leon
Per chi non lo sapesse, la storia di Resident Evil 4 si svolge sei anni dopo gli eventi raccontati in Resident Evil 2. Divenuto ormai un agente sotto gli ordini del presidente degli Stati Uniti, Leon S. Kennedy viene inviato in un villaggio spagnolo con l’obiettivo di ritrovare e salvare Ashley Graham, la figlia del presidente rapita da un misterioso gruppo. Una missione in apparenza molto semplice che finirà però con il trascinare Leon, nuovamente, in un turbinio di orrori senza fine.
Se gran parte degli eventi raccontati in Resident Evil 4 seguono la sceneggiatura originale del gioco, l’esigenza di svecchiare e rendere più coinvolgente l’esperienza narrativa ha spinto il team a reinterpretare in maniera oculata alcuni momenti chiave della storia.
Una reinterpretazione che si traduce in una riscrittura virtuosa che approfondisce la lore di alcuni personaggi nonché alcune dinamiche relazionali, ridefinendo i tratti dei protagonisti con una caratterizzazione più curata e consistente.
Una reinterpretazione che si traduce in una riscrittura virtuosa che approfondisce la lore di alcuni personaggi nonché alcune dinamiche relazionali, ridefinendo i tratti dei protagonisti con una caratterizzazione più curata e consistente. Del resto, l’obiettivo di Capcom è sempre stato quello di rimpolpare il canovaccio narrativo del gioco, seguendo quanto fatto con Resident Evil 2 e avendo cura di restituire ai giocatori un racconto sì fedele, ma più moderno e coinvolgente.
Non a caso, la casa di Osaka ha fatto tesoro dei feedback e delle critiche ricevute dopo la pubblicazione di Resident Evil 3 Remake, che nel 2020 generò molto malcontento tra pubblico e critica per via delle troppe deviazioni e omissioni rispetto a quanto offerto da Resident Evil 3 Nemesis. Per il rifacimento di Resident Evil 4, Capcom ha optato invece per una strada diversa e, pur con i numerosi rinnovamenti apportati tra cui l’aggiunta di nuove linee di dialogo, nuove cut-scene e scene revisionate, l’essenza del classico del 2005 non è stata assolutamente intaccata. Anzi. il gioco recupera persino alcuni elementi un po’ grotteschi del capitolo originale, scegliendo di adottare una linea conservatrice anche dal punto di vista meramente stilistico.
Una reinterpretazione di pregio, dunque, che viene ulteriormente impreziosita dalla presenza di una regia virtuosa che recupera momenti di grande dinamismo con cut-scene che strizzano l’occhio alla cinematografia di genere, traendo forza da una messa in scena d’effetto e da una fotografia polverosa e vigorosamente gore.
Un remake con i fiocchi
Esattamente come i predecessori, Resident Evil 4 ci offre un’avventura familiare e al contempo stesso nuova, anche sul piano ludico, valorizzando i ritmi e le caratteristiche del titolo originale. Da questo punto di vista, il gioco resta un survival in terza persona con un approccio ancor più improntato all’azione grazie alla presenza di tutta una serie di interventi ed aggiunte che permettono al giocatore di avere a disposizione un’ampia selezione di possibilità strategiche.
Oltre ad avere a disposizione un arsenale ancora più vasto, Leon potrà contare su tutta una serie di nuove abilità da sfruttare in combattimento.
Oltre ad avere a disposizione un arsenale ancora più vasto, Leon potrà contare su tutta una serie di nuove abilità da sfruttare in combattimento. Innanzitutto, la novità più corposa è rappresentata dalla possibilità di effettuare un vero e proprio parry: Leon, adesso, è infatti in grado di parare ed effettuare dei potenti contrattacchi per contrastare i nemici in maniera ancor più efficace. Una meccanica che non solo si inserisce perfettamente nelle dinamiche di gameplay, ampliando le possibilità offensive di Leon, ma che rende i combattimenti ancor più frenetici e spettacolari.
Volendo, potremo anche decidere di puntare su un approccio più stealth: Leon in questo nuovo rifacimento potrà chinarsi e muoversi silenziosamente così da ridurre al minimo i rumori prodotti dai suoi passi, per poi eseguire delle uccisioni silenziose con l’uso del coltello. Quest’ultimo ha una sua durabilità e si consuma sempre di più ad ogni utilizzo. La cosa davvero interessante è che il coltello si presenta come uno strumento estremamente versatile e molto più utile rispetto a quanto visto in passato poiché potremo sfruttarlo non solo in combattimento, non solo per effettuare le uccisioni silenziose, ma anche per colpire direttamente i nemici durante gli scontri o per finirli quando sono a terra o storditi. I Ganados, tra l’altro, sono diventati molto più aggressivi rispetto al passato e in genere tendono a sorprendere il protagonista da varie direzioni e abituarsi ad utilizzare il coltello potrebbe essere in alcuni casi fondamentale.
Inoltre, non possiamo che reputare eccellente anche tutto il lavoro svolto sul level design che punta a valorizzare l’elemento esplorativo con la presenza mappe più rifinite e più estese. In generale, sono state riviste alcune architetture sul piano strutturale, aggiunte nuove aree e sono aumentate le possibilità di interazione con lo scenario, che si presenta ora ricco di tesori da scovare e bivi come quelle viste in Resident Evil Village.
Passando alle armi, sia per quanto concerne il feeling che le prestazioni, ogni tipologia di bocca da fuoco, ad iniziare dalla pistola fino ad arrivare alla carabina, ci sono parse prive di sbavature, ognuna con le sue precise caratteristiche, piacevoli da maneggiare e in grado di infliggere danni consistenti ai nemici, complice anche l’efficacia del gore system. Inoltre, strumenti come le granate stordenti e le granate esplosive restano strumenti fondamentali da adoperare quando si è accerchiati o contro specifici nemici, proprio come nell’originale.
Del resto, come dicevamo, questo remake punta a mantenere intatta l’essenza del gioco originale anche da un punto di vista prettamente ludico. Per questo il team ha scelto di dosare in maniera intelligente i tagli e le aggiunte, operando una vera e propria reinterpretazione. Lo stesso discorso vale anche per gli enigmi, molti dei quali mantengono intatta la propria struttura anche se si presentano completamente rinnovati, e le boss fight. Per questo rifacimento, Capcom ha scelto di eliminare (quasi del tutto) un elemento peculiare del gioco del 2005: i Quick Time Event.
Ciò ha portato a delle modifiche più o meno sostanziali per tutti quegli scontri che in passato offrivano più momenti in QTE. Senza entrare troppo nello specifico, vi basti sapere che la reinterpretazione di alcune delle boss fight più iconiche – estremamente riuscita – dona maggiore dinamismo e freschezza allo scontro tanto da riuscire a renderle persino più memorabili. Complici senza dubbio anche le accurate scelte di redisign di alcuni villain (la reinterpretazione di Ramon Salazar resta incredibile) che contribuiscono a fornire ancor più spessore alle fasi di scontro.
E parlando proprio di reinterpretazione dei personaggi, non possiamo che lodare anche la ricostruzione di Ashley che ora si presenta rinnovata sotto ogni punto di vista, più convincente e più credibile nelle reazioni.
E parlando proprio di reinterpretazione dei personaggi, non possiamo che lodare anche la ricostruzione di Ashley che ora si presenta rinnovata sotto ogni punto di vista, più convincente e più credibile nelle reazioni. Ora, Ashley possiede un’intelligenza artificiale ricostruita da zero e risponde agli ordini di Leon, cosa che rende il suo salvataggio meno tedioso rispetto al passato.
Ora, il giocatore potrà dunque tenerla vicino oppure ordinarle di restargli lontano, a seconda delle circostanze, ma non sarà possibile ordinarle di fermarsi in uno specifico punto come accadeva nel gioco originale, lasciandola magari in un posto sicuro. L’unica nota dolente riguardano le fasi in cui prendiamo possesso di Ashley che, nonostante siano state notevolmente ampliate e riviste nei contenuti in questo remake, restano anche in questo le meno riuscite della campagna sia in termini di ritmo che di coerenza sul piano stilistico.
Infine, vanno segnalate anche alcune aggiunte che riguardano il negozio, che resta pressoché invariato, tranne che per l’introduzione di potenziamenti a più livelli delle armi vicini a quelli visti in Village e per la presenza degli incarichi del mercante. Quest’ultimi altro non sono che delle missioni secondarie che presentano una serie di attività da portare a termine che risultano però spesso un po’ troppo ripetitive ed inserite con il solo ed unico scopo di aumentare leggermente la longevità del gioco che resta comunque soddisfacente, attestandosi tra le 15 e le 20 ore. Anche stavolta, inoltre, sarà possibile acquistare armi o potenziamenti più costosi e vendere oggetti preziosi a cui talvolta potremo abbinare smeraldi per accrescerne il valore di vendita.
L’inventario a disposizione di Leon è, nuovamente, associato a una valigia, il cui spazio come sempre sarà limitato. In ogni momento dell’avventura potremo accedervi per riorganizzare lo spazio al suo interno, in maniera analoga a quanto visto nel settimo e ottavo capitolo della serie. Quello che risulta interessante, però, è l’inedita possibilità di personalizzare la valigia, cambiandone l’aspetto e adornandola con diversi ciondoli che permettono ottenere dei bonus aggiuntivi.
Le meraviglie del RE Engine e le tinte più dark
Niente da aggiungere, infine, anche sul comparto tecnico che resta sempre eccelso. Il RE Engine, come sempre, regala grandi soddisfazioni e anche in questo capitolo il livello di dettaglio è davvero elevatissimo. Soprattutto per quanto riguarda gli interni, come quelli del Castello di Ramon Salazar in particolare, o i personaggi principali, dettagli sono ricercatissimi (basti guardare i capelli di Leon e i particolari del volto). Senza contare la notevole qualità delle animazioni e dell’illuminazione.
Un risultato di notevole impatto che beneficia del supporto di una direzione artistica estremamente ispirata. Il villaggio di El Pueblo è un mosaico di putrescente degrado, pennellate sanguigne e umori putridi. Un luogo dove si respira l’orrore e la follia di chi vi dimora. L’attenzione riposta nella costruzione delle atmosfere è davvero degna di nota: per questo remake, infatti, Capcom ha optato per una reinterpretazione più in linea con lo stile degli ultimi esponenti del brand, adottando delle tinte più oscure per rendere il tutto ancor più realistico ed inquietante.
Per quanto riguarda le modalità grafiche, invece, su Xbox Series S abbiamo a disposizione la modalità risoluzione che gira a 1440p e circa 40 fps e la modalità prestazioni che punta ai 1080p e 60 fps. Noi abbiamo giocato selezionando quest’ultima modalità e abbiamo riscontrato diversi cali di frame, soprattutto durante le fasi più concitate con diversi nemici a schermo. Segnaliamo inoltre anche la presenza di qualche bug di troppo che speriamo possa essere risolto il prima possibile con l’arrivo di una patch correttiva. Per concludere, infine, ottimo anche il lavoro svolto sul doppiaggio, sempre convincente e capace di donare le giuste connotazioni emotive ai personaggi.
Resident Evil 4 è un remake davvero sorprendente. Dopo i recenti passi falsi compiuti con Resident Evil 3, Capcom torna finalmente a fare centro proponendo un rifacimento che non solo rispetta il materiale originale, ma migliora l’esperienza generale grazie ad alcune soluzioni poco invasive e capaci di rendere la storia di Leon e Ashley ancora più adrenalinica e coinvolgente. La reinterpretazione dell’intreccio dà vita ad un racconto capace di conciliare l’effetto nostalgia con un nuovo spessore narrativo, mentre il gameplay risulta notevolmente migliorato grazie all’introduzione di alcune novità che rendono gli scontri ancor più dinamici e improntati all’azione più pura. Il remake di Resident Evil 4, dunque, è esattamente ciò che doveva essere: un titolo capace di offrire una nuova e vibrante linfa vitale ad una delle esperienze horror migliori di sempre. Bentornati a El Pueblo.
- Eccellente reinterpretazione di un classico senza tempo
- Ottimo il lavoro svolto sulla caratterizzazione dei personaggi
- Gameplay notevolmente migliorato, grazie alle tante aggiunte
- Artisticamente splendido
- Le fasi di Ashely restano ancora le meno riuscite della campagna
- Qualche bug di troppo
- Gli incarichi del mercante risultano alla lunga ripetitivi