Solo il 40% delle aziende fornisce dati sulle loro emissioni indirette, conosciute come Scope 3, anche se in media queste emissioni generate dai fornitori rappresentano ben 11,4 volte le emissioni dirette (Scope 1) dell’azienda, e quindi hanno un notevole impatto sull’ambiente, sul clima e sulla biodiversità. Secondo il Carbon Disclosure Project (CDP), questo è il punto cieco più grande nella relazione ambientale delle aziende. Inoltre, anche quando le compagnie iniziano a prendere in considerazione il monitoraggio delle loro emissioni indirette, passano diversi anni prima che si vedano dei risultati concreti. CDP afferma che l’azione necessaria lungo la catena di approvvigionamento non viene intrapresa

Se le strategie ambientali delle aziende fossero efficaci, dovrebbero riflettersi soprattutto lungo la supply chain, ma spesso passano anni prima che vengano definiti obiettivi adeguati e che vengano adottate le azioni necessarie. Anche se i dati sulla relazione ambientale delle aziende non sono incoraggianti, la no-profit che supporta da 20 anni le aziende nel rendere pubbliche le loro performance climatiche ha sottolineato che vi è un miglioramento in alcuni ambiti. Ad esempio, nel caso delle aziende il cui business potrebbe avere un impatto sulla deforestazione, il 69% sta lavorando con i propri fornitori per ridurre il rischio, una percentuale significativamente più alta rispetto alle aziende che si impegnano con i fornitori sul tema del clima (39%) e dell’acqua (23%). 

La riduzione delle emissioni è una questione tecnica che richiede un cambiamento interno alle aziende, soprattutto a livello organizzativo. La lentezza con cui si sta procedendo nella riduzione delle emissioni di gas serra e delle emissioni Scope 3 dipende principalmente dalla mancanza di questi cambiamenti. Secondo il Carbon Disclosure Project (CDP), sarebbe possibile ridurre le emissioni grazie all’intervento delle aziende su coloro che si occupano di acquisti e di tematiche che vertono sul clima.