Gli scienziati stanno cercando di capire come l’infezione da SARS-CoV-2 della madre influisca sullo sviluppo cerebrale del bambino durante la gravidanza, comprendendo nello studio l’analisi dei i rischi di disturbi del neurosviluppo come la schizofrenia e l’autismo. Il Lieber Institute for Brain Development ha annunciato che, in collaborazione con altre due istituzioni mediche, ha ricevuto una sovvenzione di 3 milioni di dollari dalla Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health & Human Development, per condurre uno studio di cinque anni sulla materia. Gli scienziati studieranno la relazione tra l’infezione materna da SARS-CoV-2 e lo sviluppo cerebrale del bambino, valutando se la relazione sia mediata da cambiamenti nella biologia della placenta e dall’attivazione del sistema immunitario della madre. Inoltre, verranno analizzati gli eventuali effetti della SARS-CoV-2 tra bambini di sesso femminile e maschile e nella prole di madri vaccinate e non vaccinate. Le donne incinte con infezioni sintomatiche da SARS-CoV-2 hanno maggiori probabilità di avere un parto pretermine, anomalie nella placenta e complicazioni prenatali e perinatali come la preeclampsia e la restrizione della crescita fetale. È stato riscontrato che tutte queste complicazioni aumentano il rischio di disturbi dello sviluppo neurologico nel corso della vita.

Il progetto coinvolgerà 500 coppie di madri e bambini della Virginia settentrionale, metà dei quali con infezione sintomatica da SARS-CoV-2 e metà asintomatica. Il team utilizzerà la tecnologia di microdissezione laser per raccogliere cellule specifiche dalla placenta per l’analisi delle proteine e per l’utilizzo da parte dei ricercatori del Lieber Institute for Brain Development per i test genomici e il sequenziamento dell’RNA. Il dottor Gianluca Ursini, ricercatore principale del progetto, ha dichiarato che si aspetta di trasformare al più presto le scoperte in interventi clinici per aiutare le donne esposte al SARS-CoV-2 e i loro bambini. Inoltre, il dottor Ursini ha detto che i risultati di questo studio potrebbero aiutare a capire il meccanismo attraverso il quale altre esposizioni infettive e non infettive durante la gravidanza rappresentano una minaccia per il cervello in via di sviluppo.