L’ambiente delle grandi città, con la solitudine, lo stress quotidiano, la mancanza di sonno e lo smog, può influire sui disturbi affettivi. Le donne, in particolare le adolescenti, sono più vulnerabili. Nelle città, con milioni di persone che vivono nei loro sobborghi sempre attivi, il rumore della “era dell’imprevedibilità” è sempre presente, accentuato da eventi come la pandemia e la guerra. 

In Lombardia, regione colpita duramente dalla pandemia, i numeri di Milano riflettono questa tendenza, come evidenziato da Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di neuro psicofarmacologia e direttore emerito di Psichiatria al Fatebenefratelli, una struttura a Milano. In particolare, a Milano, ci sono circa 600.000 donne di età superiore ai 15 anni, su una popolazione totale di 4,2 milioni di donne in Lombardia e 26 milioni in Italia. 

Secondo lo psichiatra Claudio Mencacci, l’effetto della metropoli consiste principalmente nella “dissociazione sociale” e nell’isolamento accentuati dalla pandemia. Inoltre, nelle aree urbane, l’inquinamento atmosferico può avere un impatto significativo sui disturbi affettivi, con ogni microgrammo di particolato che aumenta il rischio di depressione del 13%. Nonostante le città siano affollate, le relazioni sociali si sfilacciano e le persone possono sentirsi molto sole. In particolare, le donne e gli adolescenti sono sottoposti a maggior stress quotidiano, che può avere conseguenze pesanti sui disturbi affettivi. Gli specialisti hanno affrontato temi come la depressione perinatale e post-gravidanza, l’ansia di genere, l’ADHD nelle ragazze e i riflessi lavorativi e socioeconomici causati dalla depressione.