Auto, packaging e case green: le sfide tra Italia ed UE

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La decisione di votare sul divieto di vendita di auto e furgoni nuovi a benzina e diesel dal 2035 è stata rimandata a una data futura e non è stata inclusa nell’agenda della riunione degli ambasciatori presso l’Unione Europea. La posizione contraria dell’Italia, insieme alla Bulgaria e alla Polonia, così come i dubbi della Germania hanno influito sulla decisione. Il Consiglio dei ministri dell’UE ha anche stralciato il punto dall’ordine del giorno, che doveva essere ratificato formalmente il 7 marzo. 

Il ministro italiano delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha confermato la sua opposizione alla proposta e ha affermato che è un “segnale” all’UE sui problemi ancora aperti, come ad esempio il packaging o le case ecologiche. Il governo Meloni si trova in una fase delicata in cui sta trattando con Bruxelles per apportare modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla governance dei fondi strutturali e alle regole sugli aiuti di Stato. 

La Commissione Europea ha proposto un regolamento per ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% pro-capite in ogni paese entro il 2040. La proposta prevede che entro il 2030, il 20% delle vendite di bevande take-away dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o con i contenitori dei clienti e questo obiettivo dovrebbe raggiungere l’80% entro il 2040. Inoltre, le confezioni monouso saranno vietate nei bar e nei ristoranti e i flaconcini negli hotel, mentre i nuovi imballaggi di plastica dovranno contenere una quota obbligatoria di materiale riciclato. 

Il Parlamento Europeo ha dato il primo via libera alla direttiva comunitaria che stabilisce due obiettivi per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare dei 27 paesi dell’Unione. La classe energetica E deve essere raggiunta entro il 2030 e la classe D entro il 2033. La direttiva è stata approvata dalla commissione Industria del Parlamento Europeo il 9 febbraio e sarà sottoposta all’esame della plenaria il prossimo mese di marzo, prima di essere valutata dal Parlamento, dalla Commissione e dal Consiglio dell’UE. 

 

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