Un professore di bioingegneria dell’Università del Texas di Arlington è a capo di un progetto finanziato dallo Stato che cercherà di identificare ciò che i linfociti T rilevano nelle cellule cancerose per realizzare meglio un’immunoterapia personalizzata contro il cancro. George Alexandrakis ha ricevuto una sovvenzione di 250.000 dollari dal Cancer Prevention and Research Institute of Texas (CPRIT), intitolata “Ultrasensitive Nanosensor-Based Detection of Tumor Immunogenic Peptides to Enable Personalized Cancer Immunotherapy”. Le cellule T, che hanno origine nel timo, sono globuli bianchi che fanno parte del sistema immunitario di una persona. Aiutano a proteggere l’organismo da infezioni e particelle estranee, ma possono anche attaccare le cellule tumorali se le riconoscono come estranee. Una delle principali sfide attuali è che le cellule tumorali si “mascherano” da cellule sane che appartengono al luogo in cui si trovano. La ricerca finanziata dal CPRIT di Alexandrakis contribuirà agli sforzi in corso per smascherare le cellule tumorali e renderle visibili al sistema immunitario del paziente. “Il cancro è difficile da combattere perché cambia continuamente ed è diverso in tutte le persone”, ha detto Alexandrakis. “Questa ricerca utilizzerà dei sensori che abbiamo sviluppato per vedere da cosa sono attratte le cellule T quando decidono di invadere un tumore. I sensori servono per “fiutare” ed inviduare quale elemento in particolare attiva le cellule T, cosa le allama, le attiva e le rende pronte a combattere. Questo ci permetterà in futuro di progettare un trattamento personalizzato e tempestivo“.
Michael Cho, presidente del Dipartimento di Bioingegneria della UT Arlington, ha dichiarato che il progetto di Alexandrakis mostra una reale promessa per la medicina personalizzata. “Questo progetto può gettare le basi per l’immunoterapia che funzionerà in modo più specifico per un singolo paziente e rivoluzionerà il trattamento del cancro così come lo conosciamo”, ha detto Cho.