Tesla ha smentito di aver licenziato dipendenti della sua sede di Buffalo, New York, come forma di ritorsione per il tentativo di formare un sindacato. I dipendenti della sede newyorchese avevano inviato una lettera collettiva al CEO della compagnia, Elon Musk, dichiarando di voler organizzare una campagna di sindacalizzazione, pochi giorno dopo l’azienda ha licenziato molti dei firmatari.
I dipendenti sostengono che la casa automobilistica abbia licenziato i dipendenti come forma di intimidazione, in modo da scoraggiare ulteriori tentativi di sindacalizzazione all’interno degli altri stabilimenti e uffici di Tesla. Ma l’azienda smentisce, definendo le accuse “false e infondate” e suggerendo che i dipendenti siano stati licenziati a causa delle loro “scarse performance“.
E proprio il monitoraggio delle performance dei dipendenti è uno dei temi della contesa, che ha portato malcontento trai dipendenti e, quindi, all’iniziativa di sindacalizzazione. I lavoratori hanno dichiarato alla stampa locale che Tesla monitora in maniera maniacale le prestazioni dei dipendenti, calcolando al millisecondo il tempo trascorso tra una operazione e l’altra, al punto che molti lavoratori dichiarano di aver rinunciato a prendere pause per andare in bagno, per paura di venire licenziati.
L’azienda ha spiegato di condurre revisioni delle prestazioni ogni sei mesi e che i lavoratori vengono valutati con un punteggio che va da 1 a 5 ad ogni ciclo. Queste valutazioni sono comuni ad ogni sede di Tesla e l’ultimo ciclo copre il periodo che va da luglio 2022 a dicembre 2022. L’azienda sostiene che la decisione su quali dipendenti licenziare, sulla base dei dati aggiornati a dicembre, è stata presa il 3 febbraio, dunque una settimana prima della lettera.
Tesla ha anche aggiunto che molti dei dipendenti licenziati avevano già ricevuto un avviso per le loro scarse prestazioni. «Nonostante ciò, il loro impegno è rimasto invariato e non hanno soddisfatto le aspettative dell’azienda», si legge, quindi, in un comunicato.