Le Olimpiadi di Tokyo del 2020 sono state uniche, non solo perché si sono svolte durante la pandemia COVID-19, ma anche perché sono state il primo evento atletico a misurare e trasmettere la frequenza cardiaca dei concorrenti in tempo reale. L’analisi di questi dati biometrici, condotta da Yunfeng Lu (Università di Nanchino) e Songfa Zhong (Università Nazionale di Singapore, New York University Abu Dhabi) su Psychological Science, fornisce un supporto empirico a ciò che gli appassionati di sport sospettano da tempo: quando gli atleti sentono la pressione, le loro prestazioni ne risentono.
“Abbiamo scoperto che un’elevata frequenza cardiaca è associata a scarse prestazioni”, hanno dichiarato Lu e Zhong in un’intervista. “Questo suggerisce che anche i migliori atleti professionisti sono influenzati negativamente dallo stress psicologico, anche se in genere sono ben allenati a gestire la pressione”.
Per questo studio Lu e Zhong si sono concentrati sulle competizioni individuali di tiro con l’arco per le quali erano disponibili dati sulla frequenza cardiaca. Durante queste gare, sono state trasmesse le frequenze cardiache di 122 arcieri uomini e donne che hanno effettuato 2.247 tiri. La Federazione mondiale di tiro con l’arco, in collaborazione con Panasonic, ha misurato la frequenza cardiaca degli atleti utilizzando telecamere ad alta frequenza di fotogrammi, progettate per rilevare la riflettanza della pelle e in grado di determinare la frequenza cardiaca di una persona con una precisione pari al 96% a quella di un pulsossimetro o di un elettrocardiogramma. Durante ogni gara, i singoli arcieri hanno tirato un numero prestabilito di frecce contro un bersaglio, con un tempo limite di 20 secondi per ogni tiro. Gli arcieri potevano guadagnare un massimo di 10 punti per un tiro perfetto, con punti che diminuivano quanto più una freccia si allontanava dal centro del bersaglio.
I risultati
Lu e Zhong hanno scoperto che gli atleti, la cui frequenza cardiaca era più alta prima di effettuare un tiro ottenevano costantemente un punteggio più basso in quei tiri. Mentre l’età e il sesso degli arcieri non sono risultati influenzare in modo significativo la relazione tra stress e prestazioni, lo hanno fatto una serie di fattori legati alla natura della competizione. L’aumento della frequenza cardiaca ha ridotto maggiormente le prestazioni degli arcieri e, in particolare, di tutti gli arcieri che hanno tirato per secondi in una gara o che avevano un punteggio inferiore a quello dell’avversario. Gli autori hanno inoltre riscontrato una relazione più forte tra lo stress e le prestazioni più vicine alla fine della gara, probabilmente a causa dell’aumento della pressione man mano che gli atleti progredivano nella competizione.
“Gli atleti d’élite di solito ricevono una formazione per gestire lo stress psicologico, ma i nostri risultati suggeriscono che continuano a essere soggetti all’influenza dello stress psicologico”, hanno scritto Lu e Zhong.Oltre a dimostrare il legame tra stress e prestazioni in un contesto reale, questa ricerca dimostra che la frequenza cardiaca catturata da telecamere ad alta frequenza può essere una fonte affidabile di dati biometrici, secondo Lu e Zhong, in particolare in situazioni come la pandemia COVID-19 in cui i ricercatori e i partecipanti potrebbero non potersi incontrare di persona. “Questo metodo potrebbe diventare sempre più importante in diversi contesti, dallo sport agli affari, dalla salute mentale alla medicina”, scrivono i ricercatori. “A questo proposito, il nostro studio può essere visto come una prova di concetto, dimostrando che la frequenza cardiaca, in tempo reale, ha catturato lo stress psicologico”.