Una volta terminato Hogwarts Legacy cosa ci aspetta? Cosa si nasconde al di là del Castello? L’end-game è enorme, ma quanto effettivamente divertente e appagante per un titolo come questo?
Vi abbiamo raccontato la nostra esperienza su Hogwarts Legacy forti di una prima run che ci ha condotto a completare il 66% delle missioni in circa 22 ore, minuto più minuto meno. Da lì a poter dire di aver visto tutto del titolo ce ne passa, più che altro perché la mappa, grande circa 7 chilometri quadrati, ha tanto da nascondere e tanto da offrirci. Per questo, senza voler necessariamente parlare di platino per un gioco che richiede di essere ricominciato tre volte per poter indossare la casacca di tutte e quattro le case, adesso è il momento di analizzare com’è stata la nostra esperienza una volta debellata la minaccia che ha colpito Hogwarts.
Raggiungere il livello 40
Hogwarts Legacy ha un altissimo numero di fetch quest che andranno a rimpinguare le vostre ore di gioco e anche il vostro monte di punti esperienza, che aumenterà il livello generale del vostro personaggio. Vi servirà il livello 34 per partecipare alla Coppa delle Case e vi servirà il livello 40 per arrivare al più ostico dei trofei a disposizione, ma per il quale tutto il resto del gioco è altamente propedeutico. Passiamo, ora, però ad analizzare nel complesso un end-game che soffre più di tanti altri titoli che dalla critica e dal pubblico sono stati definiti tediosi nelle loro ore finali.
L’intera mappa offre un numero eccessivamente ridondanti di porte da aprire con la maglia Alohomora. Al suo utilizzo, a patto che abbiate sbloccato i tre livelli che servono per aprire le serrature più ostiche, partirà un minigioco che è risultato interessante per le prime venti volte. Essendoci una quantità di porte che supera le centinaia, capirete da voi che diventerà davvero stressante dover ogni volta scendere a compromessi con gli ingranaggi che vanno mossi per aprire una porta. Tra l’altro per poter arrivare ad aprire anche quelle più ostiche, servirà recapitare al custode di Hogwarts, il signor Moore, un numero alto di statuette dei Demiguise (per il trofeo apposito dovrete trovarle tutte).
Non è una ricerca troppo tediosa, perché la mappa vi indica dove potrebbero celarsi, ma il loro poter essere recuperate solo di notte vi costringerà spesso a dover usare il comando “Aspetta” all’interno della mappa per passare dal giorno alle tenebre, così da poter recuperare la Luna. Dopo aver temporeggiato abbastanza con Alohomora, insomma, un’altra feature che spinge a diluire il tempo all’interno del gioco, in maniera del tutto ingiustificata per un titolo che dovrebbe essere dinamico e immediato in tutte le sue procedure, come lo stesso battle system dimostra.
Nessun boss opzionale da scovare
Restando ancorati all’aspetto del combattimento è impossibile non sottolineare come l’assenza di sfide accattivanti e boss opzionali si faccia sentire. A parte le sfide più ostiche con gli avversari che chiuderanno le tre principali side quest, arrivare al livello 40 e aumentare le vostre statistiche nonché i vostri talenti non vi porterà a vivere nessun tipo di sfida, nemmeno nelle due Arene che sono state inserite nel gioco. Oltre al fatto che il numero è davvero troppo basso per poter avere una componente di difficoltà, siamo ben lontani dal fascino che un God of War Ragnarok ha riservato per noi proponendoci le ostiche battaglie contro i due boss finali, totalmente opzionali e totalmente predisposti per mettere a dura prova le nostre abilità.
Abilità che in qualche modo potrebbero essere messe alla prova dalle Sfide di Merlino, ma invano. Sono tantissime, ma anche molto ripetitive e prive di qualsivoglia indizio. Più volte ci sono risultate incomprensibili nella loro risoluzione, altre volte ci hanno messo a dura prova e ancor di più la soluzione era tra le più stupide in assoluto, trovandola solo lanciando una ripetuta serie di magie a caso finché non abbiamo indovinato ciò che cercavamo. L’eccessivo numero ne compromette l’interesse e il fascino, soprattutto perché per attivarle avremo bisogno sempre di consumare della Malva, che dovrà essere ricoltivata nella Stanza delle Necessità o acquistata a Hosgmeade, rendendo ancora più macchinosa la procedura.
Le pagine dei segreti di Hogwarts
Passiamo oltre, perché per ora abbiamo parlato di ciò che si nasconde al di fuori del Castello, tra la necessità di attivare tutte le fiamme del viaggio veloce e anche di visitare qualsivoglia villaggio della mappa, andando ad aprire qualsiasi scrigno del tesoro per completare la nostra collezione finale. All’interno di Hogwarts, invece, va di scena un’attività che per molti versi potrebbe sembrare ridondante ed eccessiva, ma che in realtà nasconde dei risolvi affascinanti. La raccolta delle pagine della Guida, infatti, ci permetterà di andare a scovare in maniera capillare qualsiasi anfratto delle ale del castello, scovando luoghi che a una prima run potremmo esserci persi.
È così che si possono scovare l’ingresso della Camera dei Segreti, il ritratto della Signora Grassa, l’armadio del Molliccio e tantissimi altri dettagli che sono stati disseminati all’interno del Castello di Hogwarts. Il lavoro minuzioso di ricostruzione riesce a esaltarsi proprio grazie a questo tipo di collezionabile, nella misura di 150 pagine totali solo tra le mura della Scuola, alle quali si vanno ad aggiungere le pagine che si trovano sulla mappa, però in questo caso indicate per agevolarne la ricerca.
In uno spazio molto più contenuto, ma allo stesso tempo pregno di elementi da tenere in considerazione, quale è Hogwarts il gioco lascia totale libertà di esplorazione e di ritrovamento: passaggi segreti, rane che vi sputeranno in altre ale del castello, ambienti dove scovare ulteriori segreti, porte da decifrare saranno all’ordine del giorno per poter accontentare questa, sulla carta, astrusa richiesta del gioco. Lanciare Revelio a ripetizione potrà diventare snervante, ma è un ottimo espediente per farvi scoprire cosa si cela al di là delle mura di Hogwarts.
Chiudiamo con un’altra attività che ci lasciato delle noti positive, ossia la raccolta degli animali e la loro successiva riproduzione. Posto che non ci sono moltissime razze da recuperare in giro per Hogwarts, l’attività potrà essere svolta in serenità mentre stiamo esplorando la mappa e soffermandoci su quelle che sono le icone degli animali stessi. Cercando di catturare sempre almeno un maschio e una femmina, poi potremo portarli nella Stanza delle Necessità e farli riprodurre: il tempo di attesa è di mezz’ora, durante il quale potremo portare a termine altre missioni secondarie, per poter poi ottenere il risultato. Non saremo chiamati al compito di farlo svariate volte, ma ben poche, così da ridurre il tutto a un non troppo prolisso intrattenimento.
Hai una pozione dell’invisibilità?
Rimangono così tutte le fetch quest di cui abbiamo parlato in apertura: si tratterà di consegnare pozioni, di scacciare goblin, di disinfestare acquitrini e di recuperare oggetti perduti in montagne che si trovano incredibilmente dall’altro lato del mondo rispetto al committente. Ancora una volta ci è sembrato che l’unico reale obiettivo di Hogwarts Legacy fosse quello di aumentare la durata del gioco senza un reale valore da offrire al giocatore. Al netto, quindi, delle poche occasioni che l’end-game ha fornito per continuare ad apprezzare i contenuti macroscopici, ci sentiamo di bocciare interamente l’esperienza successiva alla boss battle, troppo inficiata da ridondanza e missioni inutili, in grado di farci apprezzare non solo la caccia ai piccioni di Spider-Man, ma anche le bandiere di Assassin’s Creed nei panni di Altair.
È da qui che un eventuale Hogwarts Legacy 2 dovrà ripartire, imparando che gli end-game oggi rappresentano una parte importante da tenere in considerazione per il giocatore e costringerlo a missioni prolisse e prive di mordente non è la soluzione migliore per tenerlo incollarlo allo schermo per più ore. Anzi, forse è il modo migliore per portarlo alla noia. Alla peggio, meglio accettare di aver sviluppato un videogioco la cui durata è minore alle aspettative, ma almeno avere l’onestà intellettuale di non doverlo riempire di contenuti ridondanti e per niente stimolanti. In soldoni: meglio 40 ore piene, che 80 diluite.