Ant-Man and The Wasp: Quantumania, la recensione: le formiche sollevano 100 volte il loro peso

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C’è tutta quanta una corrente cinematografica che si sta interrogando sul nuovo significato dell’eroe, di famiglia, di collettività. Concetti fondamentali per chi vive in tempi come questi, figli di crisi appena superate nel migliore dei casi, ancora in essere nei casi più gestibili e potenzialmente minacciose nel futuro nei casi peggiori. Insomma in tempi difficili come questi, nei quali l’umanità risulta sempre più disgregata, sospettosa, rancorosa, individualista. Non che prima di oggi non lo fosse, ma è innegabile che ora lo si avverta di più, anche nel nostro privato. Va bene, c’è tutto questo cinema e poi ci sono i Marvel Studios, che invece decidono di andare in totale controtendenza, ripartendo per la Fase 5 cercando la tradizione, l’unità, la comunità, the people e proseguendo con il racconto generazionale. Inconsapevolezza? Ottimismo? Paura? Ai posteri l’ardua sentenza.

Nella recensione di Ant-Man and The Wasp: Quantumania, nelle sale italiane il 15 febbraio 2023, vi parliamo di una pellicola con un enorme peso sulle spalle, motivo per cui è molto significativo che abbiano deciso di affidarla al supereroe più umano tra quelli della vecchia guardia rimasti e anche a quello il cui costume è rimandante alla formica, che, si sà, è in grado di sollevare oggetti anche 100 volte superiori al suo peso. Una trovata ottima perché coerente con l’essere outsider dello Scott Lang di Paul Rudd e Peyton Reed (ancora alla regia) e con la riproposizione del duello Davide v. Golia, dato che la cosa più attesa del film era conoscere finalmente il Kang di Jonathan Majors dopo il breve passaggio su Loki.

Va bene, c’è tutto questo cinema e poi ci sono i Marvel Studios, che invece decidono di andare in totale controtendenza, ripartendo per la Fase 5 cercando la tradizione, l’unità, la comunità, the people e proseguendo con il racconto generazionale.

La coerenza, la riconoscibilità in termini di valori morali, ma anche di beniamini, ci sono ovviamente anche Evangeline Lilly, Michelle Pfeiffer e Michael Douglas, è stata vista da Kevin Feige e soci come la base per ripartire dopo una quarta parte che ha più che altro testimoniato il primo, vero, momento di sfilacciamento di una linea editoriale senza precedenti (comprensibile dopo il cataclisma Avengers: Endgame).

Una pellicola che sà di una corsa ai ripari, ma che è anche consapevole di non potersi sottrare alla strada che ha scelto per il futuro, rischiando di vacillare di fronte al fatto di dover fare tante cose insieme. Al punto che tutto quello che è l’aspetto riferibile alla costruzione di questo tanto atteso Regno Quantico rischia di essere più che altro uno specchietto per le allodole, una distrazione dalle difficoltà del Marvel Cinematic Universe a portare avanti la sua idea di diventare Multi – Universe.

 

Segreti di famiglia

Di fatto l’intera trilogia di Ant-man è stata un racconto sulla famiglia.

L’unico scopo di Hope (Lilly) è sempre stato quello di ricucire i legami con il padre Hank (Douglas) e la mamma Janet (Pfeiffer), mentre quello che sta più a cuore a Scott (Rudd) è ritagliarsi uno spazio che dopo la prigione è stato compromesso e, soprattutto, essere un buon padre per Cassie (qui interpretata da Kathryn Newton, che dovrebbe portare avanti i personaggio d’ora in poi). Non deve meravigliare quindi che proprio da un “problema famigliare” parta anche questo film.

La Wasp originale ha passato ben 30 anni nel Regno Quantico prima di entrare in contatto con il mondo umano tramite Lang e poi essere recuperata nel film precedente a questo. 30 anni, 30 anni sono veramente tanti e può starci che accadano tante cose e che si decida anche di lasciarsele alle spalle, ma tra tutte le sfighe possibili e immaginabili incontrare addirittura Kang il Conquistatore (Majors) occupa sicuramente un posto di eccellenza. Ci si potrebbe aspettare quanto meno che un colpo di telefono lo avrebbe fatto da lì in avanti.

Non deve meravigliare quindi che proprio da un “problema famigliare” parta anche questo film.

Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Pensate che questo colpo di telefono arriva proprio per le intemperanze adolescenziali dalla piccola del gruppo, giustamente affascinata dalla parte Dyne e in più desiderosa di portare avanti l’eredità di un padre che considera il suo eroe assoluto. Nulla di cui incolparla dunque, ci mancherebbe.

Fatto sta che proprio nel momento di massima serenità tutta la combriccola si ritroverà risucchiata in un Regno in guerra, al di là dello spazio e del tempo, sotto scacco di un tiranno onnipotente e anche piuttosto risentito. Fortuna che loro parlano con le formiche.

La strada per il rinnovamento

Per tutta la Fase 4 è sembrato che la Marvel facesse fatica a capire quale fosse la direzione da intraprendere, occupata a tenere insieme i pezzi di quello che rimaneva della fase precedente, provare a trovare una strada di continuità per il futuro ed introdurre tutti gli elementi che dovrebbero servire a portare avanti il progetto. Molto è stato fatto, sia in termini di ciccia che di sperimentazioni (le serie, le eredità varie ed eventuali), ma molto si è anche perso in termini di coerenza strutturale e, forse, di presa sul pubblico,

Il prossimo grande appuntamento sarà la chiusura dei Guardiani della Galassia, quindi è con Ant-Man and The Wasp: Quantumania che bisognava cominciare a rimettere la barra dritta e imboccare questa nuova rotta, cosa che nei fatti avviene anche in un certo senso, ma quello che hanno ottenuto è più un film che convince molto poco sulla bontà delle scelte fatte. E visto che i film Marvel sono come libri aperti, non si riesce minimamente a nascondere cosa funziona e cosa proprio no.

E visto che i film Marvel sono come libri aperti, non si riesce minimamente a nasconde cosa funziona e cosa proprio no.

Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Quello che funziona è ciò che è legato strettamente alla trilogia di Reed, infatti questo è un ottimo terzo capitolo, che però rientra sempre nella mediocrità dei due precedenti (da tutti i punti di vista, dando ancora una volta prova di come i professionisti nell’MCU siano, tranne qualche eccezione passata, di fatto manovalanza), per il resto si vede la grande difficoltà nell’affrontare le tematiche di questo benedetto multiverso, il quale, infatti, come il nuovo villain (la sua personificazione), è fondamentalmente raccontato ancora da fuori, da una dimensione unica.

Il tanto attesto Regno Quantico è dunque un altro riflesso della limitata capacità creativa del cinema commerciale (ecco forse perché Everything everywhere all at once è stato visto come un miracolo: nella creazione audiovisiva del suo multiverso è infatti praticamente perfetto), un mondo figlio di un collage citazionistico che pesca a piene mani dagli anni ’80 e da universi appartenenti, tra l’altro, alla Disney stessa. Tutto già visto, tutto figlio di una narrazione classica (desueta?), nulla in grado di sorprendere davvero o davvero caratterizzare in modo differente, interessante, questo nuovo mondo, questo nuovo cattivo, questa nuova Fase.

L’MCU è bloccato, come Kang, il che rende Ant-Man and The Wasp: Quantumania esattamente il termometro dello stato di salute degli Studios adesso, a breve però i conti si dovranno fare per forza.

Ant-Man and The Wasp: Quantumania arriva nelle sale italiane il 15 febbraio 2023.

60
Ant-Man and the Wasp: Quantumania
Recensione di Jacopo Fioretti Raponi

Ant-Man and The Wasp: Quantumania, l'ultimo capitolo della trilogia di Peyton Reed sullo Scott Lang di Paul Rudd, è esattamente ciò che vi aspettate: una pellicola impaurita per i mille compiti a cui è chiamata, ma che prova a fare il massimo puntando sulle classiche tematiche MCU e i sui punti di forza della sua narrazione endogena. Un racconto familiare che pesca dal cinema di avventura classico e che prova a parlare di multiverso assolutamente non parlandone e rimandando ogni discorso a proposito del futuro, ingabbiandolo insieme al suo cattivo in uno scontro Davide v. Golia.

ME GUSTA
  • Si mantiene sulle linea della sufficienza del classico film MCU.
  • Una chiusura coerente della trilogia su Ant-Man.
  • Adatto ai nostalgici o agli appassionati dei classici temi del cinema blockbuster.
  • Non è una pellicola che si vende per quello che non è, o, se lo fa, non ci riesce.
FAIL
  • Si mantiene sulle linea della sufficienza del classico film MCU.
  • Siamo ancora bloccati, siamo ancora impauriti.
  • Non c'è alcun elemento di novità, neanche visivo, riferibile al Regno Quantico.
  • Kang forse è un passo indietro rispetto a Thanos per caratterizzazione, ma aspettiamo.
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