Gli animali selvatici tendono a diventare più attivi di notte dove c’è un maggiore afflusso di esseri umani. Questa è la conclusione di uno studio recente condotto dal Muse a Trento che ha intrapreso un progetto comune con il polo di zoologia dell’Università di Firenze. Gli scienziati hanno studiato le immagini di 60 fototrappole collocate tra il 2015 e il 2021 in un’area del Trentino che comprende il Parco Naturale Adamello Brenta, dove l’orso bruno è stato reintrodotto più di 20 anni fa.

Questo studio ha esaminato il comportamento di ben otto specie selvatiche presenti in un’area delle Alpi, tra cui cervi, camosci, caprioli, tassi, volpi, lepri, faine e orsi. La ricerca ha utilizzato 522.564 immagini ottenute dalle fototrappole in un periodo di 6 anni, con una media di 74.652 immagini all’anno. Il 69,75% delle immagini rilevava la presenza di esseri umani o veicoli, mentre solo il 21,08% mostrava la presenza di altri mammiferi. La specie più spesso rilevata era la volpe rossa, che è stata osservata 71 volte più dell’orso.

Sono dunque molte le preoccupazioni dei ricercatori riguardo all‘impatto dell’uomo sul territorio. Il ricercatore sostiene che il cambiamento del comportamento degli animali porta inevitabilmente a una perdita di benessere. Anche se le popolazioni osservate non sembrano mostrare problemi di riproduzione o sopravvivenza, altri studi hanno già dimostrato che gli animali che vivono in zone disturbate dall’uomo tendono ad aumentare i loro livelli di stress.