Le tossine dell’oceano che rendono le otarie aggressive

Una serie di attacchi da parte delle Otarie orsina del Capo (Arctocephalus pusillus, nota anche come otaria orsina sudafricana e otaria orsina australiana) sta colpendo Città del Capo, in Sudafrica. l’insolita aggressività è dovuta al fatto che gli animali si sono nutriti di una fioritura algale ricca di acido domoico,  una neurotossina (un tipo particolare di tossina che agisce sulle cellule del sistema nervoso). Purtroppo, la storia diventa ancora più tragica perché, oltre a essere particolarmente predisposte ad attaccare coloro che vedono come una minaccia, le otarie muoiono quando ingeriscono le alghe. Questo perche l’acido domoico contenuto al loro interno, agisce come un veleno per questi mammiferi, i quali subiscono danni cerebrali a lungo termine che ostacolano la capacità di sopravvivere in natura. “L’acido domoico è prodotto dal fitoplancton del genere Pseudonitzschia, un tipo di diatomea”, ha dichiarato Pete Strutton, oceanografo biologico dell’Università della Tasmania. “Le diatomee sono un tipo di fitoplancton. Sono comuni in zone molto produttive dell’oceano, come le regioni costiere di upwelling. Città del Capo è vicina al grande sistema di upwelling del Benguela. La California e il Perù sono altri esempi importanti di sistemi di upwelling in cui il fitoplancton è dominato dalle diatomee”.

E non è solo Città del Capo ad aver subito attacchi di otarie probabilmente causati dall’acido domoico. Episodi simili si sono verificati in California e in Nuova Zelanda, anch’essi presumibilmente causati da una tossina presente in una fioritura algale. In questi casi, per quasi due anni dopo la fioritura, alcune foche sono diventate eccessivamente aggressive e agitate, scagliandosi contro l’ambiente circostante. Secondo l’ecologista e autore scientifico Jake Robinson, che ha lavorato presso l’Istituto di ricerca dell’Acquario della Baia di Monterey in California durante il periodo in cui le foche e i leoni marini sono stati avvelenati dall’acido domoico, l’unico modo per aiutarli è trasferirli in una “struttura di recupero” fino a quando il veleno non si esaurisce nell’organismo. Ricorda che in quel periodo vedeva gli animali “vagare nel parcheggio dell’istituto”. Tuttavia, a differenza degli attacchi di foche attualmente in corso a Città del Capo, Robinson non ricorda che le creature marine “fossero aggressive”, ma piuttosto che fossero “disorientate”.

Iperaggressività delle otarie

Uno degli attacchi è avvenuto il 3 gennaio, quando l’attrice LouLou Taylor è stata morsa sei volte da una foca sulla 4th Beach di Clifton a Città del Capo. Altri incidenti si sono verificati nello stesso periodo a Hout Bay e Yzerfontein, ha dichiarato il South African National Sea Rescue Institute.

“I meccanismi neurali che guidano i comportamenti aggressivi possono essere diversi tra le specie”, ha dichiarato Jake Robinson, ecologo e autore della ricerca. “Ma è del tutto possibile che l’avvelenamento da acido domoico possa provocare un aumento del comportamento aggressivo nelle foche quando la tossina interagisce con i loro circuiti neurali. È stato dimostrato che può provocare questo tipo di comportamento sui topi”. “Per esempio, l’acido domoico può interagire con l’amigdala e l’ipotalamo ventromediale, entrambi noti per il loro ruolo chiave nella regolazione dell’aggressività nei mammiferi, ha continuato il ricercatore. I morsi di questi animali sono molti pericolosi, per una serie di ragioni: trauma primario si traduce in ferite da taglio, contusioni e traumi ai tessuti profondi, mentre l’effetto secondario è molto probabilmente un’infezione batterica. Le foche hanno una carica batterica molto elevata nella bocca e questo può portare a un’infezione molto grave.

 

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