La maggior parte delle persone apprezza dipinti con figure identificabili però una zona del nostro cervello è nata attrezzata per godere dell’arte astratta. Uno dei massimi esponenti di questo filone artistico è Jackson Pollock. Un’attuale nuova disciplina tenta di comprendere come il cervello elabori l’arte impressionista e astratta. Il nome è neuroestetica.
Il cervello quando vede un’opera di arte astratta prova frustrazione. Amiamo l’ordine e la chiarezza, ma alla fine l’astratto ci piace molto di più di quello che abbiamo pensato in un primo momento. Le forme astratte invitano alla riflessione, pensiero critico, allo sforzo cognitivo, all’analisi e all’immaginazione. Le più importanti sono le emozioni che suscitano in noi.
L’arte astratta libera la mente dalla realtà quotidiana, è un po’ come la filosofia di Jackson Pollock. Per lui dipingere era come illustrare i propri sentimenti e dare movimento ai ricordi. Inoltre, l’arte astratta è una chiave necessaria per il subconscio, qualcosa che ci permette di aprire la porta alle emozioni e di distaccarci dalla realtà. In fondo, ci sono tante dimensioni del mondo che non possono essere rappresentate da cifre concrete. Un esempio è Pablo Picasso che con la sua intramontabile opera Guernica ha trovato il modo per esprimere nella sua arte astratta l’orrore della guerra.