Fino al 2022, una donna poteva andare in pensione a 58 anni con 35 anni di contributi, nel 2023 si sale a 60 anni. L’accesso è consentito a categorie come caregiver, invalide sopra il 74% o licenziate. La manovra economica di Governo ha ridimensionato Opzione Donna introducendo una restrizione legata ai figli.
Entro dicembre 2022 le lavoratrici autonome e dipendenti hanno potuto accedervi solo se caregiver, invalide non sopra al 74%, licenziate, dipendenti da aziende in crisi. Cambiati anche i requisiti anagrafici. L’età è 60 anni, 35 anni di contributi perfezionati entro dicembre 2022 con uno sconto di un anno per ogni figlio entro massimo due anni. I requisiti saranno diversi per le licenziate o dipendenti di aziende in crisi: 58 anni e 35 anni di contributi, sempre perfezionati entro dicembre 2022.
Per renderla generalizzata la prima correzione potrebbe riguardare le condizioni di appartenenza a determinati ambiti. La seconda correzione sarebbe relativa invece all’eliminazione del vincolo dei figli. Ciò sta nell’uniformare l’età per tutte a 60 anni.
Va fatto un passo indietro su Opzione donna, con il ritorno al requisito dei 58 anni senza i vincoli introdotti in manovra. Ci sono poi da riconoscere forti incentivi alle madri lavoratrici, con uno sconto di almeno un anno di contributi per figlio.
Cisl