In un’intervista rilasciata al New York Times (nonostante gli avvocati lo avessero supplicato di chiudere la bocca), Sam Bankman-Fried aveva raccontato di essere rimasto al verde, dopo il rovinoso crollo di FTX, l’exchange di criptovalute da lui fondato e diretto.

“Credo di essere rimasto con una sola carta di credito con un plafond di 100mila dollari”, aveva detto. Peccato che fosse falso: le autorità hanno recentemente individuato e sequestrato asset per oltre 700 milioni di dollari, tutti appartenenti all’ex magnate delle criptovalute.

Un tesoretto che, in caso di condanna, SBF rischia di non rivedere mai più. La buona notizia è che in caso di una condanna, quei fondi verranno utilizzati per risarcire le (presunte) vittime della frode di cui è accusato.

Il grosso del patrimonio sequestrato dalle autorità è concentrato in 55 milioni di azioni di Robinhood, una piattaforma di trading dedicata agli investitori retail molto popolare negli USA (ma inedita in Italia) e diventata celebre in tutto il mondo dopo lo scoppio del caso GME / Wall Street Bets. Al valore attuale, valgono grossomodo mezzo miliardo di dollari. Si tratta comunque di una cifra significativamente più bassa rispetto al ‘buco’ lasciato dal crollo di FTX, che all’epoca della debacle era il secondo exchange di criptovalute più grande al mondo.

Le autorità hanno anche messo le mani su oltre 100 milioni di dollari ‘cash‘, che sono stati congelati. Insomma, che a Bankman-Fried fossero rimasti solo 100mila dollari ‘liquidi’ era una balla, da qualunque punto di vista si guardi alla faccenda.