Le banche dei semi sono sparse per i continenti nel mondo e si trovano decine di metri sottoterra per resistere a calamità naturali. L’importanza è preservare a lungo il patrimonio genetico fatto di milioni di anni di selezione naturale a livello mondiale. Preservare la biodiversità non è solo preoccupazione per scienziati e ambientalisti. Deve essere un aiuto per l’umanità e progetti futuri. 

 

L’orzo tradizionalmente coltivato in Africa è molto diverso dal nostro: non necessariamente migliore ma dotato di caratteristiche che lo rendono più resistente alla crisi climatica, proprio perché più ‘rude’. Per esempio, ha bisogno di meno irrigazione, fertilizzanti, resiste meglio alla siccità e alle malattie. In pratica, abbiamo letto cosa c’è scritto nel dna. L’agrobiodiversità delle coltivazioni africane è una risorsa non sfruttata: contengono caratteristiche che potrebbero essere molto utili anche in Europa. E non c’è necessità di ricorrere a tecniche di bioingegneria, argomento che so essere caldo: il trasferimento di geni si realizza da sempre tramite incrocio.

Matteo Dell’Acqua, professore di Genetica agraria alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa 

 

 

I ricercatori universitari grazie a tecniche computazionali e machine learning hanno potuto incrociare dati genomici e climatici. Un modo per poter prevedere il futuro entro il 2100. Il progetto Africa Connect della Scuola Sant’Anna prevede frequenti scambi con il continente e un’attenzione particolare sull’agricoltura di sussistenza

Per conservare la biodiversità servono non solo laboratori innovativi o profondi tunnel nell’Artico, ma sono utili anche i pollici verdi di comuni cittadini. Piccole gocce formano un mare. Il progetto si chiama Increase durerà sei anni ed è finanziato dalla Commissione europea con sette milioni di euro. Il progetto è approvato dalla Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per alimentazione e agricoltura). Da poco l’applicazione ha da poco raggiunto i mille utenti registrati.