Ricercatori della Binghamton University, hanno esaminato il New Rural Pension Scheme (NRPS) cinese e la Chinese Health and Retirement Longitudinal Survey (CHARLS) per determinare come i piani di pensionamento influenzino le prestazioni cognitive dei partecipanti. Il CHARLS, un’indagine rappresentativa a livello nazionale di persone di età pari o superiore ai 45 anni nella popolazione cinese, testa direttamente la cognizione con particolare attenzione alla memoria episodica e alle componenti dello stato mentale. Con l’aumento dell’aspettativa di vita e il calo della fertilità nei Paesi in via di sviluppo, la popolazione anziana è diventata la fonte demografica più significativa in Asia e in America Latina, generando un’urgente necessità di nuovi sistemi pensionistici sostenibili. Tuttavia, la ricerca suggerisce che questi piani pensionistici possono avere conseguenze collaterali. Nello studio, il gruppo di ricerca dimostra che l’accesso ai piani pensionistici può avere un ruolo significativo nello spiegare il declino cognitivo in età avanzata. “A causa di questo grande boom demografico, la Cina ha introdotto un programma pensionistico (chiamato NRPS) nelle zone rurali del Paese. Il programma è stato introdotto a causa del rapido invecchiamento della popolazione cinese e nel tentativo di alleviare la povertà in età avanzata”, ha detto Plamen Nikolov, uno degli autori. “Nelle zone rurali del Paese, l’assistenza tradizionale agli anziani, basata sulla famiglia era in gran parte crollata, senza che vi fossero adeguati meccanismi a sostituirla”.
I dati
I ricercatori hanno ricevuto dal governo cinese, dati amministrativi sull’attuazione del programma pensionistico. Hanno ottenuto l’accesso a un’ulteriore fonte di dati di indagine, che dettagliava il comportamento e le caratteristiche socioeconomiche dei partecipanti al nuovo programma pensionistico. Nikolov e il suo gruppo di ricerca hanno scoperto che il nuovo programma ha avuto effetti negativi significativi sulle funzioni cognitive degli anziani. L’indicatore più significativo del declino cognitivo era il “delayed recall” (letteralmente: memoria/ricordo ritardato), una misura ampiamente implicata nella ricerca neurobiologica come importante predittore di demenza. Il programma pensionistico ha avuto effetti più negativi tra le donne e Nikolov ha affermato che i risultati supportano l’ipotesi che smettere prima di lavorare, porti alla diminuzione dell’attività mentale comportando altresì un peggioramento delle capacità cognitive. Se da un lato Nikolov, e i suoi coautori, hanno riscontrato che le prestazioni pensionistiche e il pensionamento portano a un miglioramento della salute, dall’altro il programma ha indotto un’influenza netta e molto più negativa su altre dimensioni: le attività sociali, le attività associate alla forma mentale e l’impegno sociale. ” Abbiamo scoperto che un maggiore isolamento sociale è fortemente legato a un più rapido declino cognitivo tra gli anziani. È interessante notare che il programma ha migliorato alcuni comportamenti di salute. I partecipanti al programma hanno riportato una riduzione dell’incidenza del consumo regolare di alcol rispetto all’anno precedente. Nel complesso, però, gli effetti negativi del pensionamento anticipato sull’impegno mentale e sociale superano in modo significativo l’effetto protettivo del programma su vari comportamenti di salute”, ha detto Nikolov. “In alternativa, le cose che contano e determinano una migliore salute potrebbero essere diverse da quelle che contano per una migliore cognizione negli anziani”.
La politica fa la sua parte
“Siamo rimasti sorpresi nel constatare che il pensionamento anticipato ha effettivamente comportato una riduzione delle prestazioni cognitive. In uno studio diverso, abbiamo riscontrato che l’introduzione di questa forma di politica sociale ha portato a benefici positivi per la salute attraverso il miglioramento del sonno e la riduzione del consumo di alcol e del fumo”, ha detto. “Il fatto che, allo stesso tempo, abbia portato a una riduzione delle prestazioni cognitive di per sé è una scoperta cruda su una questione insospettabile e sconcertante, ma con implicazioni estremamente importanti per la qualità della vita in età avanzata”, afferma Nikolov.
“Speriamo che i nostri risultati influenzino il modo in cui i pensionati vedono le loro attività di pensionamento da una prospettiva più olistica e prestino particolare attenzione all’impegno sociale, al volontariato attivo e alla partecipazione ad attività che favoriscono la loro acutezza mentale”, ha detto Nikolov. “Ma speriamo anche di influenzare i politici. Mostriamo prove solide che il pensionamento ha importanti benefici. Ma ha anche costi considerevoli. I disturbi cognitivi degli anziani, anche se non gravemente invalidanti, comportano una perdita di qualità della vita e possono avere conseguenze negative sul benessere. I responsabili politici possono introdurre politiche volte a tamponare la riduzione dell’impegno sociale e delle attività mentali. In questo senso, i programmi di pensionamento possono generare ricadute positive sullo stato di salute dei pensionati senza l’effetto negativo associato sulla loro cognizione”.