Per identificare una voce, il cervello si affida alla vista

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Il nuovo studio, pubblicato sul Journal of Neurophysiology, suggerisce che il riconoscimento della voce e del volto sono collegati in modo ancora più stretto di quanto si pensasse. Lo studio evidenzia la possibilità che le informazioni visive e uditive, rilevanti per l’identificazione di una persona, confluiscano in un centro cerebrale comune, consentendo un riconoscimento più robusto e completo grazie all’integrazione di modalità di sensazione separate.

“Dalla ricerca comportamentale sappiamo che le persone possono identificare una voce familiare più velocemente e più accuratamente quando riesco ad associarla al volto di chi parla, ma non abbiamo mai avuto una buona spiegazione del perché questo accade”, ha detto l’autore Taylor Abel, professore associato di chirurgia neurologica presso la University of Pittsburgh School of Medicine. “Nella corteccia visiva, in particolare nella parte che tipicamente elabora i volti, vediamo anche un’attività elettrica in risposta alle voci dei personaggi famosi, evidenziando quanto i due sistemi siano profondamente interconnessi”. Anche se l’interazione tra i sistemi di elaborazione cerebrale uditivi e visivi è stata ampiamente riconosciuta e studiata da diversi gruppi di neuroscienziati in tutto il mondo, questi sistemi erano tradizionalmente ritenuti strutturalmente e spazialmente distinti.

Fino a poco tempo fa, pochi studi hanno cercato di misurare direttamente l’attività del centro cerebrale – il cui ruolo principale è quello di consolidare ed elaborare le informazioni visive – per determinare se questo centro è impegnato anche quando i partecipanti sono esposti a stimoli vocali di persone conosciute. I ricercatori hanno avuto l’opportunità unica di studiare questa interazione in pazienti con epilessia che, nell’ambito delle loro cure mediche, sono stati temporaneamente monitorati con elettrodi che misurano l’attività cerebrale per determinare la fonte delle loro crisi.

Cinque pazienti adulti hanno acconsentito a partecipare allo studio, in cui Abel e il suo team hanno mostrato ai partecipanti fotografie di tre presidenti degli Stati Uniti – Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama – o hanno fatto ascoltare brevi registrazioni delle loro voci, chiedendo ai partecipanti di identificarli. Le registrazioni dell’attività elettrica della regione del cervello responsabile dell’elaborazione degli indizi visivi – chiamata giro fusiforme o FG – hanno mostrato che la stessa regione si attivava quando i partecipanti sentivano voci familiari, anche se la risposta era di minore entità e leggermente ritardata. “Questo risultato è importante perché dimostra che le aree uditive e visive interagiscono molto presto quando identifichiamo le persone, e che non lavorano in modo isolato”, ha detto Abel. “Oltre ad arricchire la nostra comprensione del funzionamento di base del cervello, il nostro studio spiega i meccanismi alla base dei disturbi in cui il riconoscimento della voce o dei volti è compromesso, come in alcune demenze o disturbi correlati”.

 

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