Piccoli blackout di memoria sono più che naturali con l’avanzare degli anni, se non troppo assidui non devono essere preoccupanti. Ecco però come distinguere i segnali più allarmanti da quelli normali. Tra i più allarmanti ci possono essere quelli della demenza. Come capire, allora, quando è il caso di approfondire.
Non tutti i buchi di memoria hanno a che fare con l’invecchiamento. In molti casi sono legati allo stress, alla distrazione o all’umore nero che rende difficile la concentrazione. Inoltre, il cervello ritiene più facilmente le informazioni di carattere sociale come il gossip e dimentica, ad esempio, più spesso un numero di telefono.
Il blackout di memoria è preoccupante quando è persistente, se peggiora nel tempo e quando interferisce profondamente con le normali attività quotidiane. Il caso è rischioso se riponiamo continuamente gli oggetti nei posti sbagliati o se ci mancano spesso le parole utili a una frase. Ecco è il caso di fare degli accertamenti.
Il passaggio da un normale invecchiamento del cervello a una demenza è chiamato decadimento cognitivo lieve. Ciò comporta difficoltà per memoria, linguaggio o capacità di programmazione. Non sempre si trasforma in patologie più serie: in alcuni casi può fermarsi o migliorare. Nel 10-15% dei casi il decadimento cognitivo lieve è associato all’Alzheimer. La capacità di orientamento spaziale è una delle prime funzioni perse nell’Alzheimer.