Nag factor: un termine che riguarda i bambini

Nag factor

Il “fattore di nag” è un termine usato per descrivere una forma di pressione psicologica che una persona esercita su un’altra per farla cambiare idea o comportamento. E’ un modo di manipolare qualcuno che può essere sottile o esplicito, ma è sempre una forma di persuasione indiretta. In molti casi, la persona che viene colpita dal Nag factor non si accorge nemmeno di essere manipolata.

Il nagging può essere molto pericoloso in una relazione. Le persone che lo usano spesso non hanno intenzione di essere crudeli o malvagi. Piuttosto, sono persone che vogliono fare le cose secondo le loro aspettative. Questo può essere dannoso per una relazione, in quanto può portare all’insicurezza e alla dipendenza.

Ci sono diversi modi per affrontare il nagging. Uno dei modi più efficaci è quello di parlare apertamente con la persona che lo fa. Chiedere apertamente cosa sta cercando di ottenere e cosa la preoccupa. Rispondere in modo calmo e tranquillo e cercare di raggiungere un accordo. A volte può essere utile anche parlare con un terapista.

Il nagging può anche essere un segnale di qualcosa di più profondo all’interno di una relazione. A volte può essere un modo per esprimere insicurezze o nascondere un problema più grande. Se si sospetta che ci sia un problema più ampio, è importante parlare con un professionista.

Nei bambini il Nag Factor può essere un fattore incrinante del rapporto genitori-figli. Le pubblicità e il marketing sono molto efficaci sui bambini e li può spingere a insistere molto per ottenere un bene di consumo, per uscire da questa forma di manipolazione si possono attuare tre strategia: dissenso ambiguo, procastinazione e rifiuto debole:

1) dissenso ambiguo:  lasciare spazio al compromesso per cui il genitore può acconsentire all’acquisto del prodotto purché avvenga, per esempio, usando il risparmio della paghetta o in un’occasione speciale come quella del compleanno.

2) procastinazione: rinviare l’acquisto sperando che il bambino dimentichi

3) rifiuto debole: cercare tramite un compromesso di fare qualcosa per “guadagnarsi” il prodotto richiesto.

 

 

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