The Callisto Protocol, la recensione: non chiamatelo Dead Space

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The Callisto Protocol resta uno dei titoli più attesi di questo corposo 2022 videoludico. Ed il motivo non è tanto da ricercarsi nel confronto diretto con Dead Space, cult horror del 2008 a cui il gioco è stato paragonato sin dal suo annuncio, quanto nella presenza al timone del progetto del suo storico creatore, Glen Schofield verso cui è impossibile non nutrire una certa fiducia, a fronte del suo brillante percorso iniziato nel ’91. 

Con l’obiettivo di dare vita ad una nuova esperienza horror di altissima qualità, Glen Schofield tenta dunque di riscrivere una nuova pagina del genere horror sci-fi con questa brutale avventura ambientata su Callisto, cercando di mantenere però sempre uno sguardo rivolto al passato. Non è un caso che The Callisto Protocol sia stato infatti più volte definito come l’erede di Dead Space: il gioco trabocca di riferimenti sia sul piano estetico che puramente ludico al titolo del 2008 e per certi versi anche il protagonista sembra ricordare Isaac Clarke.

Dopo aver vagato per i cupi corridoi della Black Iron per circa 15 ore, smembrando Biofagi e cercando una strada per sopravvivere, possiamo finalmente a darvi le nostre impressioni: The Callisto Protocol non è l’erede di Dead Space ma un prodotto che per certi versi non è neanche da considerarsi come un survival horror nel verso senso del termine: la componente orrorifica non viene sviluppata attraverso una brillante resa delle atmosfere, quanto piuttosto in alcune mere suggestioni visive con un impianto ludico finisce con l’abbracciare alla fine più la dimensione marcatamente action che survival. Ma di questo ne parliamo in maniera più approfondita nella nostra recensione di The Callisto Protocol. 

Sopravvivere a Black Iron

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Ambientato nel 2320 su Callisto, la luna morta di Giove, The Callisto Protocol racconta la storia di Jacob Lee, un pilota di navi da carico che, dopo essersi schiantato sul satellite, viene rinchiuso nella prigione di Black Iron, istituto di massima sicurezza ormai completamente in preda al caos. Interpretato dall’attore Josh Duhamel, già apparso in Jupiter’s Legacy, Jacob si ritroverà ben presto ad affrontare gli orrori che popolano la struttura, degli “ex umani” mutati conosciuti come Biofagi.

Nell’indagare su quale sia stata la causa scatenante di questa orribile mutazione, il protagonista scoprirà segreti e scomode verità, il tutto per mezzo di una narrazione che si mostra debole e appesantita da tutta una serie di problematiche. 

Complice la presenza di una sceneggiatura poco brillante e di una caratterizzazione dei personaggi poco approfondita, la storia di The Callisto Protocol si dipana quietamente senza sussulti né inaspettati colpi di scena.

Un vero peccato vista l’impronta cinematografica del titolo che, in questo caso, vanta anche la presenza di un ottimo cast. Il racconto, infatti, non riesce ad ingranare neanche quando tutti i nodi iniziano a venire al pettine (con la raccolta di tutte le registrazioni sparse per Callisto) e quel brusco cliffhanger finale non fa altro che enfatizzare quella sensazione di vuoto che accompagna il giocatore per tutto il corso dell’avventura. A questo proposito, non è chiaro se il finale verrà approfondito nel DLC già annunciato o in un secondo capitolo, ma quel che è certo è che alcune situazioni avrebbero necessitato di un ulteriore sviluppo, anche e soprattutto in termini di ritmo. 

Picchia, schiva e spara

The Callisto Protocol is first to reveal the gameplay will arrive on PS4 and One respectively

Se sul fronte narrativo il gioco mostra tutta una serie di debolezze, lo stesso discorso non vale per l’impianto ludico. Il sistema di combattimento del gioco si mostra solido e appagante e capace di mescolare abilmente scontri corpo a corpo allo shooting e all’uso del guanto gravitazionale. In The Callisto Protocol, infatti, avremo diversi strumenti e tipologie di armi per fronteggiare le creature che infestano la prigione di Black Iron a partire dalla pistola a schioppo sino ad arrivare al fucile al plasma e al guanto guanto GRP: un dispositivo che consente di ottenere un effetto del tutto simile al Modulo Cinetico di Dead Space permettendoci dunque di attrarre oggetti e lanciarli con violenza contro i mutanti e di scaraventare, in questo caso, i nemici contro le lame e le trappole sparse per gli scenari per realizzare tutta una serie di uccisioni creative. Un aggiunta che contribuisce a donare un tocco strategico agli scontri, rendendoli inoltre ancor più variegati e spettacolari. 

Le somiglianze tra il nuovo gioco di Schofield e Dead Space dal punto di vista ludico si rintracciano anche in tutta una serie di citazioni e riferimenti: ad esempio, in The Callisto Protocol torna anche l’iconico pestone che nel gioco del 2008 serviva per tranciare gli arti e assicurarsi che i nemici non decidessero di tentare un nuovo attacco a sorpresa, mentre qui si rivela necessario per ottenere i preziosi Buoni di Callisto e oggetti utili dai cadaveri dei nemici. Questi buoni potranno poi essere spesi presso il negozio-stampante per acquistare potenziamenti per le armi e per il guanto utili per ottenere nuove abilità in combattimento con mosse difensive e colpi potenziati per migliorare l’efficacia del danno inferto.

In ogni caso, per sopravvivere in The Callisto Protocol è fondamentale prima di tutto sapersi difendere: tenendo premuta la levetta analogica a sinistra o a destra a seconda della direzione del colpo inflitto è possibile effettuare una schivata e questo significa che per evitare una serie di colpi è necessario continuare ad alternare questi rapidi spostamenti laterali.

Prendere dimestichezza con questa meccanica è essenziale non solo perché vi permette di evitare il colpo nemico (che vi assicuriamo è in grado di far scendere di molto la vostra barra di energia anche al livello di difficoltà medio), ma anche perché vi offre l’opportunità di rispondere con rapidità all’attacco. 

Chiaramente, il bello viene quando bisogna prendere a mazzate i Biofagi, perché la sensazione di pesantezza restituita da ogni singolo colpo è a dir poco sorprendente, grazie all’ottimo supporto al feedback aptico e ai grilletti adattivi del DualSense.

A tal proposito, su PS5 è possibile ascoltare le comunicazioni direttamente dal microfono di DualSense. Una piccola chicca che abbiamo apprezzato non poco. 

Inoltre, colpire il nemico con una serie di colpi di manganello ben assestati aprirà inoltre la possibilità di eseguire un quickshot, mettendo in più delle volte fuori gioco il vostro avversario. Starà dunque a voi capire come muovervi e quale tecnica adoperare per avere la meglio in ogni situazione. 

Ad esempio, nelle fasi più avanzate dell’avventura, non di rado vi capiterà di imbattervi in numerosi gruppi di nemici. In questo caso, alternare l’uso del guanto GRP allo shooting, diventa fondamentale per evitare di venire accerchiati. Visto che la possibilità di schivare i colpi funziona soltanto laddove applicata a un singolo nemico, può capitare dunque di rimanere in balia degli attacchi nemici, con l’inevitabile conseguenza che risulta fondamentale ricorrere ad un qualche tipo di tattica per riuscire a completare il combattimento e proseguire.

Ad ogni modo, quando arriva il momento di sfoderare le armi da fuoco The Callisto Protocol sa regalare momenti di puro divertimento splatter, con sangue, budella e arti che esplodono a schermo e con i nemici che reagiscono in maniera estremamente convincente ad ogni colpo. Inoltre, anche il sistema di shooting restituisce un ottimo feeling a partire dalla pesantezza delle armi fino ad arrivare alla buona sonorizzazione di ciascuna. 

Un aspetto, invece, che non ci ha convinto pienamente riguarda le fasi stealth che si sono rivelate poco strutturate e a tratti sin troppo semplicistiche. Nelle fasi più avanzate dell’avventura ci troveremo, infatti, a dover fronteggiare ed uccidere silenziosamente dei nemici privi della vista. In questo caso, rispetto ai Biofagi, l’IA di questi nemici appare molto limitata: spesso, infatti, l’uccisione di queste creature avviene a poca distanza l’una dall’altra e tra i lamenti striduli che restano stranamente inascoltati.  

L’erede spirituale di Dead Space?

 

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Veniamo infine alle note dolenti, poiché se c’è un aspetto in cui The Callisto Protocol purtroppo fallisce è nel raggiungere il suo obiettivo primario, ossia ricreare quel orrore viscerale che ha reso davvero indimenticabile il primo Dead Space. Nel cult horror del 2008, se ricordate, ogni singolo elemento, a partire dall’ottima atmosfera sino ad arrivare agli espedienti scenografici e sonori, contribuivano a dare forma ad un’immaginario dai tratti estetici e sensoriali fortemente disturbanti, capace di incutere tensione e sgomento anche solo sul piano puramente visivo. In The Callisto Protocol, invece, manca tutta quella cura e quell’attenzione nel caratterizzare le atmosfere e nel generare quella tensione palpabile in grado di trasmettere al giocatore terrore e senso di inquietudine.

Un aspetto che pesa enormemente sul bilancio dell’esperienza, se consideriamo che stiamo pur sempre parlando di un survival horror e soprattutto se pensiamo alla promessa del team di generare spaventi grazie all’uso dell’horror engineering, la decantata nuova tecnica capace di mescolare sapientemente atmosfera, brutalità e senso di impotenza. Un equilibrio che purtroppo non viene riproposto all’interno della produzione che preferisce puntare su una cornice estetica derivativa e di grande fascino, ma priva di tutti quegli elementi di contorno capaci di trasportare il giocatore in un turbinio di sensazioni angoscianti  Detto questo, è sul fronte tecnico che The Callisto Protocol mostra tutte le sue potenzialità.

Visivamente l’opera di Glen Schofield è a dir poco impressionante.

I modelli dei personaggi appaiono incredibilmente dettagliati e realistici, anche se contraddistinti da animazioni facciali non sempre convincenti. Anche gli scenari si presentano ricchi di dettagli, a partire da tutti i particolari delle armi e della tuta di Jacob fino ad arrivare ai pezzi di budella e ai rivoli di sangue che ricoprono il terreno. Il tutto è ovviamente condito da un eccellente sistema di illuminazione con ombre ed effetti di luce che contribuiscono a creare una presentazione visiva degli inquietanti corridoi della Black Iron ancor più realistica e di spessore. 

Presente inoltre su PS5 anche la possibilità di scegliere tra le due classiche modalità grafiche, una che punta ai 4K e gira a 30 fps, e la seconda che invece utilizza una risoluzione dinamica in favore del raggiungimento dei 60fps. Noi abbiamo scelto questa seconda opzione e abbiamo riscontrato solo qualche lievissimo calo di frame rate nei momenti di scontro più concitati e con più nemici a schermo. 

Ottimo anche il doppiaggio in italiano che regala delle interpretazioni convincenti, anche se c’è da segnalare un grosso problema legato a questo aspetto: i volumi del missaggio audio sono completamente sballati, al punto che intere conversazioni non si sentono, con voci che si perdono nei suoni ambientali e intere frasi che vengono pronunciate in inglese. In attesa che il problema venga risolto, vi consigliamo di passare direttamente, come abbiamo fatto noi, al doppiaggio in inglese con sottotitoli in italiano per non perdervi alcun passaggio dei dialoghi e godervi così a pieno ogni momento della storia. Infine, se avete delle ottime cuffie potrete anche apprezzare la bontà del supporto all’audio 3D, a partire dal suono del sangue che sgorga e delle budella che si accumulano sotto le suole degli scarponi di Jacob.

78
The Callisto Protocol
Recensione di Roberta Pagnotta

The Callisto Protocol è un’opera che parte da tutta una serie di ottimi presupposti ma che finisce invece per crollare sul peso delle sue stesse ambizioni. Ben lontano dal riprodurre le atmosfere e la tensione di quel capolavoro del genere horror sci-fi che è Dead Space, l’opera prima di Striking Distance Studios si rivela un prodotto che non riesce a dare forma efficacemente alle atmosfere e a convincere fino in fondo, complice anche la presenza di un comparto narrativo privo di mordente. A fare da contraltare, però, a tutti questi elementi la presenza di un comparto tecnico a dir poco sbalorditivo e di un combat system assolutamente solido e appagante che mescola scontri corpo a corpo allo shooting o all’uso del guanto gravitazionale per regalarci un action a tinte horror estremamente piacevole da giocare, soprattutto con Dualsense alla mano.

ME GUSTA
  • Graficamente impressionante
  • Sistema di combattimento solido ed appagante
  • Il gioco sfrutta tutte le peculiarità del Dualsense
FAIL
  • Non regge il paragone con Dead Space per atmosfere e costruzione della tensione
  • Comparto narrativo poco coinvolgente
  • Grossi problemi legati al missaggio audio del doppiaggio in italiano
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