Supermassive Games chiude il primo ciclo della propria antologia di esperienze horror con lo spaventoso The Devil in Me (qui la nostra recensione), scegliendo di ispirarsi a una terribile storia vera per imbastire il suo ultimo racconto del terrore. 

Se le minacce nei precedenti giochi della Dark Pictures Anthology erano più piscologiche e sovrannaturali, in The Devil in Me il pericolo, stavolta, ha persino un volto ed un nome, quello di H.H. Holmes. Il celebre serial killer americano uccise le sue vittime, torturandole all’interno di un gigantesco hotel da lui costruito: un edificio pieno zeppo di spioncini, botole, camere di tortura e tanto altro ancora. Un imponente set dal lugubre fascino che si è rivelato oltremodo perfetto per la rappresentazione del nuovo orrore targato Supermassive. 

Addentriamoci dunque nella vera storia di H.H. Holmes e del suo “Castello della morte” e scopriamo perché il suo hotel resta l’unico vero protagonista dell’ultimo capitolo della serie Dark Pictures. 

H.H.Holmes: biografia, omicidi e costruzione del Castello

Nato nel New Hampshire, il 16 maggio 1861, Herman Webster Mudgett, noto ai più come H. H. Holmes, è stato uno dei più prolifici serial killer della storia americana.

Si racconta che abbia commesso più di 200 omicidi, ma quantificare il numero reale delle vittime resta ad oggi ancora impossibile.  

Lo scrittore John Borowski nel suo “ The Strange Case of Dr. H.h. Holmes” racconta che Herman sviluppò sin da bambino un morboso piacere nel torturare animali. Macabra attività che lo porterà poi nel tempo ad appassionarsi all’anatomia. Nel 1885, infatti, a circa 24 anni, abbandona la sua giovane moglie e il figlio per trasferirsi in Illinois per studiare medicina all’università.

Al tempo, gli studenti e i tirocinanti di medicina avevano necessità di esercitarsi sui cadaveri e spesso si trovavano a dover profanare le tombe per procurarseli, cosa che, come potete immaginare, non disturbava affatto Herman, anzi: la compravendita di scheletri e cadaveri resterà sempre una delle sue grandi passioni, oltre all’omicidio e alle frodi assicurative.

Fu proprio in questo periodo che Herman decise di trasferirsi a Chicago, per sfuggire ai vari creditori, e cambiare il suo nome in H.H. Holmes, ufficialmente Henry Howard Holmes anche se, al bisogno, quelle H potevano divenire magicamente Harry o Harol. Stabilitosi a Chicago, Holmes trovò lavoro in una farmacia vicino a Jackson Park. Alcuni libri riportano che H. H. Holmes avesse ucciso la proprietaria e il suo anziano marito, per impossessarsi del negozio. Tuttavia, un più recente libro dello storico di Chicago Adam Selzer, HH Holmes: The True History of the White City Devil (2017) conferma che questa è solo una leggenda.

È indubbio, tuttavia, che gli istinti perversi di Holmes erano già scaturiti da tempo. E l’Esposizione Universale fu un’occasione magnifica per dar loro sfogo. Fu un evento che attrasse oltre 27 milioni di visitatori, un numero incredibile se si considera la minor disponibilità di mezzi di trasporto del tempo. Nel 1892, l’anno della World’s Fair Columbian Exposition ,H. H. Holmes fece costruire nel quartiere di Englewood a Chicago, un hotel chiamato The World’s Fair Hotel, ribattezzato poi negli anni come il Castello della morte. Tra il ’92 e il ’94 del ‘800, Holmes fece di diversi turisti, visitatori, collaboratori e amici le vittime dei suoi tremendi crimini. L’enorme edificio, costruito su tre piani, era ampio, elegante e raffinato, ma capace di nascondere al suo interno un terribile segreto. Lungi dall’essere un tranquillo luogo di ristoro, il Castello di Holmes altro non era che una gigantesca trappola mortale con trappole, botole e pareti semoventi.

Nel cuore del ‘Murder Castle’ – Il castello della Morte di H. H. Holmes

Capace di occupare da solo un intero isolato, il The World’s Fair Hotel appariva esternamente come un piccolo gioiello dell’edilizia, dall’atmosfera avvolgente e raffinata, ma pieno di insidie al suo interno. 

Il primo piano ospitava un’elegante reception, un bar e una farmacia, ma il secondo e terzo piano erano composti da un vero e proprio labirinto fatto di stanze collegate tra loro attraverso passaggi segreti, spioncini, porte blindate, botole con scivoli e camere di tortura.

Tutte le stanze erano inoltre delle vere e proprie camere a gas, progettate per uccidere chiunque si trovasse all’interno.

Tutte le porte potevano infatti essere bloccate dall’esterno e i muri erano foderati con l’amianto: in tale modo, Holmes era libero anche di dare fuoco al gas presente nell’ambiente, evitando il propagarsi della combustione. Infine, nel seminterrato Holmes aveva anche posto dei tavoli per fare a pezzi e smembrare i corpi delle povere vittime e vasche piene di acido per distruggere le prove nel modo più pulito possibile.

All’interno di quest’imponente hotel degli orrori, Holmes trascorse più di 2 anni intrappolando, torturando e uccidendo i malcapitati ospiti dell’albergo, godendosi ogni singolo momento della permanenza delle sue vittime e accumulando denaro dalla vendita degli scheletri. Una volta arrestato, vennero confermati 29 omicidi, anche se ad oggi sappiamo che furono molti, molti di più. I cronisti dell’epoca riportano che quando venne chiesto a Holmes quale fosse il movente dietro le sue terribili azioni, il serial killer rispose sul banco degli imputati “Because I have a devil in me

The Devil in Me: ricreare il Castello

Ricco di fascino e di inquietanti suggestioni, il Castello della Morte di H.H. Holmes ha rappresentato per Supermassive l’occasione perfetta per inscenare un nuovo tipo di orrore, più intimo, più cruento e più sontuoso. Tanto quanto i protagonisti di The Devil in Me, anche il team di sviluppo all’inizio era completamente all’oscuro di come fosse realmente l’albergo Holmes. Per riuscire a ricreare fedelmente le atmosfere e la struttura dell’edificio, Supermassive ha attinto a tutta una serie di documenti storici, tra cui figura anche una piantina disegnata da uno dei cronisti dell’epoca che indicava anche la posizione delle camere segrete. Sfortunatamente, però, la mappa non era così verosimile, per questo il team è stato costretto ad affidarsi anche ad altro materiale, che include riproduzioni storiche di veri alberghi dell’epoca, alle quali si sono poi aggiunte tutte le descrizioni del Castello.  

Il risultato finale è stata una riproduzione ludica fedele ed accurata dell’edificio, con tutte le sue camere di tortura, i suoi marchingegni ed il suo lugubre fascino.

Ovviamente, il team ha cercato di modernizzare alcuni aspetti dell’hotel anche per esigenze puramente narrative, prendendosi alcune libertà sul fronte creativo: l’hotel infatti mantiene intatte tutto il fascino di un hotel d’epoca (la stessa hall ha uno stile retrò molto simile a quello del reale hotel con mobili in legno, carta da parati, lampadari di cristallo e tanto altro), ma con la presenza di alcuni elementi di stampo moderno. Basti pensare alle camere e alle postazioni di controllo di Du’Met nascoste tra le mura dell’albergo con computer e schermi giganti.

Il tocco molto interessante che propone Supermassive sotto questo profilo, infatti, è l’accostamento – azzeccassimo – di una storia che si ispira ad eventi di cronaca realmente accaduti con temi ed espedienti narrativi provenienti dalla saga cinematografica di Saw: le stesse trappole presenti nel gioco altro non sono che delle perfette rivisitazioni ludiche di quelle progettate dal celebre enigmista. Insomma, un mix tra storia e fantasia che ha contribuito a fornire un nuovo volto all’hotel di Holmes, un volto ancor più intrigante e ricco di suggestioni, capace da solo di reggere il peso di un’intera storia.

The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è ora disponibile per PC e console.